mercoledì 22 marzo 2017 - Aldo Giannuli

M5s: attenti a non abusare della fiducia dell’elettorato

Che il M5s abbia ragioni molto solide alle sue spalle è provato proprio dal fatto che resiste nei sondaggi nonostante gaffes e capitomboli che ad altri partiti costerebbero l’osso del collo. C’è molta fiducia dell’elettorato disgustato dagli altri partiti, però, non è il caso di abusarne. Veniamo ai fatti più recenti, in primo luogo la storiaccia del Parlamento di Strasburgo.

Ne abbiamo detto a suo tempo e non ci ripetiamo, ma non possiamo fare a meno di notare che, a circa due mesi di distanza, non solo non è stata data nessuna spiegazione soddisfacente di quel super pasticcio, ma il suo responsabile resta al suo posto di capogruppo.

Ma la cosa più inquietante è che questo si collega alla questione sempre meno chiara di quale sia la linea del M5s sull’Euro. Un giorno è per l’uscita immediata e senza trattative, il giorno dopo è per restare, il giorno appresso ancora è per una uscita negoziata e per restare nella Ue (come se fosse politicamente possibile conciliare le due cose), poi di nuovo…

Qui manca circa un anno alle elezioni e ancora non sappiamo cosa pensa il M5s del punto centrale del programma politico per i prossimi anni: vi sembra decente?

L’impressione che si riceve è che il M5s stia iniziando a comportarsi come il classico partito ”prenditutto” che per non dispiacere nessun possibile elettore, strizza l’occhio a tutti e non dice niente. Così non va.

Cari amici, non vi sembra il caso di aprire una discussione seria nel movimento (possibilmente che vada oltre i soliti interventi di tifosi sul blog?) e concluderla con una regolare votazione? Sarebbe il caso, mi pare.

Poi Roma: dopo la chiusura, tutto sommato passabile (anche per noi), della questione stadio, la giunta Raggi ha goduto di una tregua mediatica e le acque si sono un po’ calmate. Ma non è un motivo per dimenticare la questione, destinata a tornare alla ribalta, in primo luogo perché dobbiamo ancora sentire che dice Marra, poi perché l’estate si avvicina e la questione dei rifiuti rischia di riesplodere, mentre sin qui non si è ancora visto nessun progetto di risanamento. Stiamo a vedere e incrociamo le dita.

Infine la questione Genova che lascia molto, molto perplessi e direi imbarazzati. Certo: Genova è la città di Beppe Grillo e lui avrà anche notizie che a noi mancano. Se scrive: “fidatevi di me” sembra che stia dicendo “ci sono cose che non posso dire, ma credetemi, ho le mie ragioni per agire così”. Intendiamoci: a volte possono darsi situazioni del genere e chi riveste un certo ruolo può porre una sorta di “questione di fiducia”.

Vorrei ricordare il costume organizzativo del Pci, molto severo in proposito: dal livello di segretario di federazione in su erano esclusi severamente alcoolizzati, consumatori di stupefacenti, omosessuali, giocatori d’azzardo, sospetti di corruzione eccetera che, proprio per la loro condizione personale avrebbero potuto essere ricattati dalla polizia o dai servizi segreti. Della vigilanza era incaricata la commissione federale di controllo (che faceva capo alla Commissione Centrale di Controllo) che volgeva le sue indagini e dopo esprimeva il suo giudizio vincolante sull’ammissibilità del candidato alla carica, senza fornire alcuna motivazione: semplicemente un secco Si o No. E a nessuno veniva in mente di chiedere spiegazioni, anche perché la decisione era comunicata riservatamente all’organo politico che teneva coperta la questione.

E la prassi (sempre applicata rigorosamente e senza farne un uso politico) era anche una garanzia per l’indagato che, ovviamente, non avrebbe avuto interesse a vedere resa di pubblico dominio una sua particolare condizione di quel tipo. Si agiva in modo discreto, si avvicinava riservatamente il compagno in questione convincendolo che uno scandalo avrebbe danneggiato sia il partito che lui e che, quindi, si ritirasse spontaneamente. Dunque, ci sono situazioni in cui possa fare in questo modo, ma tenendo la cosa debitamente riservata e con un contorno di regole molto precise.

Non puoi dare in pasto alla gente una decisione del genere lasciando immaginare chissà che c’è sotto, e magari sotto non c’è niente. Mi sembra un comportamento un po’ leggero.

Poi, se c’erano motivi tali da escludere la candidata, era al momento in cui si proponeva per la consultazione on line che andavano fatti valere. Questa norma per cui il “garante” ha diritto di ritirare il simbolo in ogni momento mi pare che sia una assurdità. Ma, mi direte, possono esserci comportamenti successivi alla votazione, tali per cui si rende necessario intervenire. Anche qui la cosa andrebbe fatta in modo riservato e tempestivo.

E poi c’è questo doppio ruolo di Beppe che è insieme garante a capo del movimento: non va bene. Ma il M5s non si era dato un collegio di probiviri? Che ci sta a fare?

Il guaio è che il M5s ha un quadro normativo che è un guazzabuglio contraddittorio ed inestricabile (e questo spiega anche l’altro incredibile pasticcio del sito di Grillo che però non è di Grillo). Questo è il prodotto di una serie di fattori: la natura iniziale del movimento, altamente spontaneo ed informale, con una idiosincrasia per statuti e regole, su cui si è innestato lo sfrenato sperimentalismo di Roberto Casaleggio. Lui era un personaggio geniale e vulcanico, capace di sfornare idee a getto continuo ed era affascinato dalla sperimentazione, aveva una fiducia sconfinata nelle sue capacità di trovare la soluzione in ogni caso.

Però, sfortunatamente, non aveva alcuna particolare propensione a considerare le cose dal punto di vista sistemico, per cui se due sue idee precedenti entravano in conflitto fra loro, lui risolveva il problema con una terza idea, magari senza rendersi conto che era poco compatibile con una quarta o una quinta e quando lo avesse scoperto, ne avrebbe tirata fuori un’altra e così via. Ma la politica ha bisogno, si, di sperimentazioni, ma va concepita come sistema.

Sinora al M5s è andata bene per due cose: c’era Roberto che una per tirare avanti se la inventava sempre ed era nelle condizione di un movimento di opposizione. E per di più poteva godere dell’indulgenza riservata ai principianti magari un po’ pasticcioni. Oggi le cose sono cambiate: Roberto non c’è, il M5s vuole proporsi come partito (non ho sbagliato: voglio proprio dire partito) di governo e l’approssimativo modello di organizzazione adottato funziona sempre meno. Per di più siamo entrati in una fase di intenso mutamento, quando le cose invecchiano presto.

Cari amici attenti: che ci sia un successo elettorale (anche sotto il fatidico 40%) è possibile e probabile, stando ai sondaggi, ma i sondaggi non sono una assicurazione dei Lloyd di Londra e si fa presta a restare delusi. Ma soprattutto, tenete bene a mente che i problemi più amari inizieranno il giorno dopo le elezioni, soprattutto se ci sarà stata una vittoria e con questo modello organizzativo e queste forme di azione politica non si regge più di qualche mese. Pensateci.



1 réactions


  • linuxfan (---.---.---.240) 22 marzo 2017 11:14

    Ci sono diverse cose in questo articolo che mi paiono stiracchiate, o per lo meno interpretate in modo diverso da come le interpreto io. Provo a spiegarmi.

    L’organizzazione e i regolamenti del M5S non sono un guazzabuglio, mi sembrano invece abbastanza ragionevoli. E’ la loro applicazione che talvolta lascia perplessi. Ma ricordo che, in generale, tutte le forze politiche tendono ad accentrare il potere in mano di pochi: altrimenti il partito si sfalderebbe. Non c’è grande differenza di risultato nel "non mettere certe regole", oppure metterle e poi disattenderle. Le premesse del M5S amplificano questo problema, ma comunque ci sono stati episodi di grande democrazia, nel M5S, completamente assenti negli altri partiti.

    La linea del M5S riguardo ad Euro ed Europa a me pare chiarissima e coerente da sempre: sì all’Europa, ma non in questo modo; e il popolo deve decidere se vuole stare nell’Euro o no - con un referendum. E’ possibile stare in Europa senza stare nell’Euro! Insomma, vogliamo finirla con questa storia che "non si può uscire dall’Euro", che "non si può uscire dall’Euro e stare in Europa", che "non si può fare un referendum" eccetera? Panzane pazzesche: tutto si può fare, pensandoci bene ed accettando le conseguenze.

    Infine la storia di Grillo come garante del Movimento. E’ esattamente quello che manca agli altri partiti: qualcuno che preservi la purezza, senza fare il capo assoluto. Una specie di magistratura che non legifera ma fa rispettare le regole; non per niente la struttura di una Repubblica, inclusa quella italiana, è fatta così. Personalmente, vorrei che Grillo facesse il capo il meno possibile e mi pare che non siamo molto distanti. La questione di Genova per me è andata perfettamente bene: per qualche motivo (che è stato spiegato) il Garante ha estromesso persone non ritenute adatte, senza imporre qualcun altro. Il contrario di quello che avviene nelle altre forze politiche, dove le candidature non sono respinte, ma sempre decise ai piani alti.

    Come ultimo pensiero, vorrei ricordare che i problemi interni al Movimento vengono segnalati e amplificati dai media, in primis, ma un po’ da tutti in generale; perfino dagli stessi sostenitori del M5S. E si forma una specie di sinergia per cui qualsiasi cosa fatta, "non va bene perchè... bla bla bla". Queste critiche, però, sempre dimenticano qual’è la realtà delle altre forze politiche. Per esempio, in un certo momento, si criticava il M5S a causa delle tante espulsioni (decine). Nello stesso periodo il PD contava centinaia di espulsioni, a tutti i livelli. Ma la cosa non ha avuto lo stesso risalto, perché il PD è il PD, mentre il M5S è il M5S. Potrei elencare decine di cose come queste. E ripeto: l’amplificazione di certi problemi avviene perfino all’interno del Movimento stesso; questo è positivo, ma va interpretato nel modo corretto, cioé senza dimenticare tutto il contesto.


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