mercoledì 30 dicembre 2020 - Riccardo Noury - Amnesty International

Loujain al-Hathloul, Condannata l’attivista saudita per i diritti delle donne

Ha raccontato il padre, presente all’udienza finale del processo, che Loujain al-Hathloul è scoppiata a piangere ascoltando il verdetto: dopo oltre due anni e mezzo trascorsi in carcere dal maggio 2018 tra torture, isolamento e violenza sessuale, un giudice l’ha definita terrorista e l’ha condannata come tale.

La condanna non è stata a 20 anni, come aveva chiesto la pubblica accusa ma a “soli” cinque anni e otto mesi.

Tenendo conto della sospensione di due anni e 10 mesi e del periodo già scontato in carcere, Loujain potrebbe essere rilasciata in un paio di mesi. Sempre che la pubblica accusa non ricorra in appello (ha annunciato che lo farà la stessa imputata, che pretende giustamente di essere dichiarata innocente).

Questa sentenza “mite” non deve ingannare: non è frutto di un’improvvisa clemenza ma del calcolo, avendo l’obiettivo di limitare i danni rispetto alle proteste internazionali.

Loujain paga questo duro prezzo per aver invocato e ottenuto riforme per la parità di genere come la fine del divieto di guida e l’abolizione del sistema del guardiano maschile.

Altro che “contatti con entità nemiche” e “diffusione di notizie riservate”, come ha sostenuto la pubblica accusa esibendo come “prove” alcuni tweet in favore della campagna #Women2Drive e le corrispondenze con Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel paese.




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