venerdì 27 marzo 2020 - Riccardo Noury - Amnesty International

Lo Yemen è entrato nel sesto anno di guerra

La notte tra il 25 e il 26 marzo 2015 venne lanciato il primo attacco della coalizione militare guidata da Arabia Sudita ed Emirati Arabi Uniti contro lo Yemen. Obiettivo dichiarato: sconfiggere le forze huthi, che avevano assunto il controllo della maggior parte del paese.

Obiettivo conseguito: la peggiore catastrofe umanitaria del mondo secondo le Nazioni Unite.

Da allora tutte le parti coinvolte nel confitto hanno commesso gravi e ripetute violazioni del diritto internazionale umanitario. In termini più semplici: crimini di guerra.

Le forze huthi, che ancora controllano buona parte dello Yemen, hanno bombardato indiscriminatamente centri abitati e lanciato missili, in modo altrettanto indiscriminato, verso l’Arabia Saudita.

La coalizione guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che appoggia il governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale, ha portato incessantemente a termine attacchi indiscriminati contro obiettivi e infrastrutture civili, grazie anche alle criminali forniture di armi da parte degli Usa e di molti stati europei, Italia compresa.

Oltre alle operazioni militari in senso stretto, le forze huthi hanno arrestato, fatto sparire o condannato a morte decine e decine di giornalisti, accademici e appartenenti alla fede baha’i.

Dall’altra parte, le forze degli Emirati Arabi Uniti e i loro alleati nello Yemen meridionale hanno gestito una serie di centri segreti di detenzione, nei quali centinaia di persone sono sparite e sono state torturate.

La popolazione civile è intrappolata nel conflitto e sopporta le conseguenze peggiori. Tra morti e feriti, le vittime di questi cinque anni sono state oltre 233.000. I morti tra la popolazione civile sono stati almeno 12.366, ben 3000 dei quali solo nel 2019.

La crescente crisi umanitaria ha causato una situazione di insicurezza alimentare per 17 milioni di yemeniti: 14 milioni di essi sono alla fame. La situazione è stata esacerbata da anni di cattivo governo, che hanno favorito la diffusione della povertà e dato luogo a immense sofferenze.

Inevitabilmente, data la natura prolungata del conflitto e l’uso di tattiche militari illegali da parte di tutti i soggetti coinvolti nel conflitto, l’assistenza alla popolazione civile è a un punto di rottura. La sopravvivenza di circa 22 milioni di yemeniti dipende dall’assistenza umanitaria.

Se arriverà il Covid-19, in un contesto già debilitato dal colera e con almeno metà degli ospedali distrutti, danneggiati o comunque non operativi, l’espressione “catastrofe umanitaria” non sarà più sufficiente.




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