lunedì 15 aprile 2013 - Riccardo Noury - Amnesty International

Libia, oggi il processo contro il giornalista che ha pubblicato la lista dei giudici corrotti

La storia di Amara al-Khattabi, il 67enne direttore del quotidiano libico “Umma”, l’abbiamo raccontata qui, nel nostro blog, il 16 marzo.

Arrestato lo scorso dicembre dopo aver pubblicato una lista di 84 giudici sospettati di corruzione, rischia fino a 15 anni di carcere per “insulto ad autorità costituzionali o popolari”, un reato dei tempi e del vocabolario di Gheddafi.

Oggi si svolge una nuova udienza del processo. Al-Khattabi ci arriva in condizioni di salute drammatiche, a causa del diabete, della pressione alta e soprattutto diuno sciopero della fame intrapreso il 28 febbraio e che ormai sfiora i 50 giorni. Il 4 aprile è stato trasferito in ospedale, dove pare stia ricevendo cure mediche.

Sua moglie, Masara al-Ghussain, è a sua volta in sciopero della fame dal 9 aprile. Lo protrarrà fino a quando suo marito non sarà rilasciato, per lo meno su cauzione.

“Sai perché non l’hanno ancora rilasciato?” – racconta. “Perché dicono che costituisca una minaccia alla sicurezza. Mi chiedo come sia possibile trattare un giornalista, un direttore di un quotidiano, alla stregua di un omicida, di uno stupratore, di un narcotrafficante”.

 “E mi chiedo anche” - aggiunge amaramente – “se nella Libia di oggi fare taglia e incolla, prendere un elenco di persone e pubblicarlo su un giornale, sia diventata un’azione così pericolosa da farti finire in carcere”.

Le leggi e il clima politico dell’era Gheddafi aleggiano come fantasmi sulla “nuova” Libia, dove la libertà di stampa resta un sogno difficile da realizzare. L’articolo 195 del codice di procedura penale, quello usato oggi contro al-Khattabi, è stato applicato per decenni per reprimere ogni forma di dissenso e mandare in carcere migliaia di persone a causa delle loro opinioni politiche.

Sulla sponda nord del Mediterraneo, nelle capitali che con tanto entusiasmo hanno accompagnato la nascita della “nuova” Libia, affrettandosi a firmare accordi politici ed economici con le “nuove” autorità, interessa qualcosa della sorte di un anziano e ammalato giornalista in sciopero della fame?




Lasciare un commento