Libia, l’esecuzione di Gheddafi e il rischio di islamizzazione

Dopo la cruenta esecuzione del Rais libico, pubblicata dai media in tutti i suoi drammatici passaggi, si parla di Libia liberata. Tuttavia l'attuale Presidente del Consiglio di Transizione, Jalil, non sembra la persona più adatta per avviare una nuova fase democratica.
E' consuetudine, dopo un Colpo di Stato o rivoluzione che sia, uccidere il leader uscente ed esporre il cadavere alla pubblica gogna, come se si trattasse di un trofeo di caccia o di pesca. Ricordiamo piazzal Loreto, quando con un macabro rituale fu esposta la salma di Benito Mussolini.
Nella storia recente invece è toccato a Saddam Hussein, adesso è il turno di Muammar Gheddafi. Alcuni affermano che sia necessaria l'esposizione mediatica, come un modo per esorcizzare definitivamente il tiranno e convincere gli scettici dell'effettivo trapasso.
Nel caso di Gheddafi è stato superato il limite della decenza, la sua morte è stata spettacolarizzata oltremisura: il Rais sanguinante riverso sul cofano della jeep, poi costretto a camminare come in una sorta di Via Crucis, ed infine giustiziato. Nonostante le immagini fossero davvero forti, quasi tutti i media le hanno divulgate senza troppi scrupoli. Non voglio sindacare l'esecuzione di Gheddafi, sempre meglio di un processo-farsa come fu per Saddam; tuttavia non comprendo la necessità esporre la fasi della morte come in un reality show.