giovedì 27 aprile 2017 - Pressenza - International Press Agency

Libertà di stampa: il rapporto di Reporters sans Frontieres 2017

Pubblicato da Reporters Senza Frontiere il Rapporto mondiale sulla libertà di stampa, giunto alla sua 16° edizione. Nella classifica dei 180 paesi esaminati l’Italia è al 52° posto, guadagnando 25 posizioni dal 77° posto in classifica dello scorso anno. Norvegia, Svezia e Finlandia ai primi posti, ultima la Corea del nord. Tuttavia il rapporto rileva un crescente numero di paesi in cui la libertà di stampa è gravemente indebolita dall’erosione della democrazia, e non solo in paesi sotto regimi dittatoriali o autoritari: “Abbiamo raggiunto l’era della post-verità, della propaganda e della soppressione delle libertà – specialmente nelle democrazie”, afferma il rapporto.

I criteri utilizzati per la compilazione del rapporto sono il pluralismo e l’indipendenza dei media, l’autocensura, il quadro normativo di riferimento, la trasparenza e la qualità dell’infrastruttura a supporto della produzione di notizie e informazione. I dati vengono acquisiti grazie a un questionario tradotto in 20 lingue e inviato a giornalisti e specialisti del settore nei 180 paesi coinvolti dalla ricerca. Esiste anche un indicatore relativo all’intensità degli abusi e delle violenze esercitati contro operatori del settore nel periodo valutato. Un colore diverso è assegnato a ogni categoria: bianco (buono), giallo (abbastanza buono), arancio (problematico), rosso (non buono), nero (pessimo).

La situazione in Italia, secondo il rapporto, vede i giornalisti messi sotto pressione dai politici, oltre che da gruppi mafiosi e bande criminali locali, e sempre più portati all’autocensura, con una nuova legge che punisce con 6-9 anni di carcere chi diffama politici, giudici o pubblici funzionari. In Italia, inoltre, “il livello di violenza – includendo intimidazioni verbali e fisiche – è allarmante”.



1 réactions


  • GeriSteve (---.---.---.57) 27 aprile 2017 18:16

    leggo:
    "I criteri .." sono il pluralismo e l’indipendenza dei media"

    e qui, almeno per l’Italia, sta il punto delicato: fra i giornali stampati ci sono soltanto due che -forse- sono indipendenti (Manifesto e Fatto). Il caso de L’Unità è esemplare: ufficialmente è un giornale in perdita, ma gli imprenditori se lo contendono perchè la sua proprietà comporta facilitazioni nell’ottenere appalti pubblici.

    Un altro caso: cè una gran pluralità di giornali che però sono riconducibili ad un solo imprenditore: Berlusconi. E anche quando sono riconducibili ad imprenditori diversi esiste lo scambio di favori per cui nessuno scrive male dell’altro. Sappiamo bene che ci sono problemi come l’attendibilità dei bilanci, del debito pubblico ecc. di cui nessuno parla o scrive. I giornalisti che non si autocensurano si ritrovano a spasso, anzi: ormai quasi tutti i giornalisti sono a chiamata e a cottimo. Sono fatti ben noti, ma mi sembra che sia difficilissimo e opinabilissimo quantificarli, per cui non capisco dove sia l’affidabilità di una classifica.

    GeriSteve


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