mercoledì 27 aprile 2016 - Pietro Cuccaro

Leonardo corre contro il cancro: obiettivo New York

La storia del giovane perugino che vuole diventare il primo italiano a disputare una Maratona con un cancro in atto.

Ci sono due modi diversi per affrontare un cancro: si può stare fermi ad aspettare il destino oppure si può correre. Leonardo Cenci, perugino di 43 anni, ha scelto la seconda opzione. E non solo metaforicamente.

Domenica 10 aprile era ai nastri di partenza della Maratona di Roma. Pettorale numero mille, Leonardo ha corso i primi 12 chilometri fianco a fianco con un compagno d’eccezione: il presidente del Coni Giovanni Malagò.

<<È stato il giorno più bello della mia vita – ha detto Leonardo – sentivo una carica fortissima, le endorfine erano a mille. Ora sono ancora più motivato per raggiungere il mio obiettivo>>.

L’obiettivo di Leonardo è la Maratona di New York, il 6 novembre prossimo, dove Leonardo potrebbe presentarsi come primo atleta italiano in gara con un tumore in atto. A riuscire nell’impresa, prima di lui, solo Fred Lebow, uno dei fondatori della Maratona di New York, che nel 1992 corse attraverso la Grande Mela con un tumore al cervello.

Quando arrivò la diagnosi, Leonardo si stava allenando proprio per New York: <<Sentivo che il mio fisico non rispondeva più come prima – racconta oggi - dopo gli esami arrivò la sentenza: adenocarcinoma al polmone al quarto stadio, con metastasi celebrali e ossee, uno dei tumori più aggressivi. Era il 9 agosto del 2012. I medici dissero che mi restavano dai 4 ai 6 mesi. Ma la mia vita stava appena cominciando>>.

Lui non partecipò, ma quell’anno la Maratona di New York fu annullata per un tifone. Era un segno. Qualcuno, dall’alto, gli diceva: non preoccuparti, pensa a curarti, la Maratona ti aspetta. Così è nata la sfida: da sempre un ragazzo atletico, Leonardo ha scelto di fare dello sport e della vita sana il suo principale strumento di cura.

Nel ‘92 Lebow, che aveva sessant’anni e aveva disputati già 68 volte la gara su quella distanza, tagliò il traguardo in poco più di 5 ore e mezza: <<Io punto a batterlo, fosse anche solo di qualche secondo>>.

Leonardo è così, vive di sfide. È questa la sua forza: <<Mi aggrappo alla vita per non dare ai miei genitori l’immenso dolore di veder morire il proprio figlio >>. È lui a dar coraggio a chi gli sta intorno. Nel periodo più buio, dopo due giorni di terapia intensiva, Leonardo riaprì gli occhi e trovò al capezzale il suo papà con gli occhi pieni di paura. Allora lo guardò, gli sorrise e disse: <<Avanti tutta!>>.

Questo slogan è poi diventato il nome dell’associazione nata per promuovere la pratica sportiva nei protocolli di terapia e raccogliere fondi per il reparto di oncologia dell’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia. Finora sono stati raccolti oltre 200mila euro, che hanno finanziato attrezzature e borse di studio per la ricerca.

In questi anni, Leonardo è diventato un simbolo. Gira le scuole per parlare della malattia ma soprattutto per dare un messaggio di speranza a chi vive un momento difficile: se ce la faccio io, potete farcela anche voi.

I suoi lineamenti, i suoi occhiali colorati, la sua linguaccia con il pollice alzato sono diventati un’icona, replicata su magliette, bandiere, striscioni allo stadio e graffiti sui muri di Perugia.

Da un malato di cancro ci si aspetta un viso cupo, invece Leonardo sorride sempre. Ed è felice.

Una felicità diversa da quella che si potrebbe immaginare in una persona che combatte una malattia: Leo non è solo felice di vivere nonostante il cancro, ma felice proprio grazie al cancro. Un concetto che, a sentirglielo raccontare, fa quasi impressione: <<Sì, io ringrazio Dio per avermi dato il cancro. Questa malattia mi ha cambiato in meglio. Sono riuscito a vedere la vita in una prospettiva diversa, ho imparato ad essere più profondo, a non dare nulla per scontato. Vivo le emozioni, ascolto le persone. Sento i granellini della clessidra che scendono in modo inesorabile e così apprezzo ogni singolo istante del tempo che mi resta da vivere. E credo che questo sia un dono>>.

La fede è fondamentale in questo percorso. Leonardo è legato alla figura di San Francesco: <<Da ragazzo ero negli scout, durante un’escursione fummo assaliti da un branco di cani pastori e ci rifugiammo in un casolare per la notte. Io pregai San Francesco e la mattina dopo i cani non c’erano più. Da allora sono devoto a lui. Ed è stato naturale per me affidarmi a lui dopo aver scoperto la malattia. È lui che mi dà la forza>>.

Questa sua resistenza alla malattia stupisce anche i medici, che non si spiegano come faccia a condurre una vita così frenetica nonostante un cancro aggressivo come il suo: <<Dentro di noi, nella nostra mente, abbiamo un farmaco straordinario – spiega Leo - più potente di qualsiasi altro in commercio. È la forza di volontà. Siamo noi a decidere come vivere>>.

Leonardo si sente rinato proprio grazie al cancro. Per questo festeggia due compleanni: il primo, quello canonico, il 2 novembre (<<sono nato il giorno dei morti, forse per questo ho tanta vitalità>>, sorride); il secondo è proprio il 9 agosto, il giorno della diagnosi. Quest’anno soffierà sulla quarta candelina della sua nuova vita.

Ma festeggia due volte pure il Capodanno. Nel 2005, per gioco, si era inventato con gli amici il “Capodanno Matto”, un modo goliardico per festeggiare l’ultimo dell’anno “fuori data”. Nel 2012 quell’evento assunse un significato particolare perché, dopo la diagnosi, Leonardo davvero pensava di non arrivarci all’anno nuovo. E quel “Capodanno Matto” aveva il sapore di un addio.

Invece è ancora qua. E continua a correre.

 

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