martedì 8 gennaio 2013 - Riccardo Noury - Amnesty International

Le sterline di Londra per il boia in Iran

Il Regno Unito è un paese abolizionista: l’ultima condanna a morte è stata eseguita nel 1964 e la cancellazione definitiva della pena capitale risale al 1998.

Da allora, il Regno Unito è stato protagonista, insieme all’Italia e ad altri paesi, di molte iniziative contro la pena di morte, tra cui le campagne che hanno portato alle varie risoluzioni per la moratoria delle esecuzioni da parte delle Nazioni Unite.

Eppure, in quegli stessi anni, il governo di Londra ha destinato 3.600.000 sterline a quello iraniano, nell’ambito della cooperazione in materia di lotta al narcotraffico: denaro pubblico inviato soprattutto tramite l’Unodc, l’Ufficio dell’Onu che si occupa di droga e crimine, al secondo paese al mondo per numero di esecuzioni dopo la Cina, probabilmente il primo per quelle relative ai reati di droga.

In estrema sintesi, secondo l’organizzazione non governativa londinese Reprieve, il governo britannico ha finanziato la macchina delle esecuzioni in Iran.

La denuncia è arrivata in occasione del dibattito parlamentare sull’ammontare degli aiuti allo sviluppo. Il governo Cameron ha difeso la decisione di destinare lo 0,7 per cento del bilancio, affermando che anche nei suoi momenti difficili, il paese ha “il dovere morale” di aiutare le regioni più povere del mondo.

Per Reprieve, più che le regioni più povere del mondo, in questo caso si tratta di aiutare un governo repressivo che usa la pena di morte massicciamente, spesso al termine di processi sommari.

Facile replicare che la sintesi di Reprieve è troppo estrema. Il finanziamento di Londra, come quello proveniente da altre capitali europee, è destinato al miglioramento dell’efficienza della polizia antinarcotici, all’addestramento del personale di dogana e alla fornitura di materiali come mezzi di trasporto, scanner, visori notturni e sistemi di monitoraggio Gps. Il tutto, in un paese che ha seri problemi di droga e che è uno dei principali luoghi di transito ma anche di consumo di oppiacei. L’Iran ha il quarto tasso di mortalità per droga del mondo, 91 persone su un milione tra i 15 e i 64 anni.

A indicare il successo dell’efficienza, dei programmi e dei finanziamenti non è però solo il numero enorme dei quintali di droga sequestrata ogni anno, ma anche quello delle persone arrestate. Un numero che però rischia di coincidere con quello delle persone impiccate.

Un portavoce del Foreign Office ha precisato che “dal 2007 il Regno Unito non finanzia più i programmi dell’Unodc in Iran. Abbiamo sollevato la questione del rispetto dei diritti umani nell’ambito dei programmi antidroga, abbiamo salutato con favore la pubblicazione di linee guida sui diritti umani per i progetti di Unodc e ci opponiamo fermamente all’uso della pena di morte per ogni reato, compresi quelli di droga”.

Tuttavia, secondo Reprieve, tra il 2007 e il 2010 Regno Unito, Francia, Belgio e Irlanda hanno finanziato un progetto destinato a migliorare la qualità delle indagini dei servizi di sicurezza. Il governo di Londra vi ha contribuito con 750.000 sterline, più altre 117.000 in equipaggiamento di varia natura per il biennio 2010-11.

Proprio in quegli anni, il numero delle esecuzioni per reati di droga è profondamente aumentato, passando dal 28 all’82 per cento del totale: 96 nel 2008, 172 nel 2009, 360 nel 2010 e 488 nel 2011. Il dato del 2012 non è stato ancora calcolato (alle esecuzioni ufficiali e pubbliche devono aggiungersi quelle segrete) ma è probabile che seguirà la tendenza.

Nonostante questi numeri spaventosi, l’uso, la cessione e il traffico di droga non sono minimamente diminuiti.

C’è da chiedersi se non esistano strategie e programmi più efficaci da adottare e da finanziare, senza sentirsi chiamare corresponsabili di impiccagioni di massa, per contrastare il narcotraffico e il consumo di droga.




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