lunedì 23 agosto 2021 - Osservatorio Globalizzazione

Le sfide dell’innovazione ed il sistema Italia: intervista con Paola Pisano

Paola Pisano, nominata nel 2018 dalla Rivista Digital Mag “donna più influente nel digitale” e nel 2020 dal Word Economic Forum tra le 50 donne più innovative al mondo, è impegnata da tempo nel campo dell’innovazione. 

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Oltre che in ambito accademico è stata assessore al digitale del Comune di Torino e Ministro per l’Innovazione e la Digitalizzazione nel Governo Conte II. Esperta di temi strategici per il futuro del nostro paese e non solo, Le abbiamo chiesto di aiutarci a vedere più chiaro su alcune questioni legate alle nuove tecnologie e alla loro progressiva integrazione nelle nostre vite.

Professoressa, Il dibattito intorno alle nuove tecnologie è sempre più diffuso. La questione principale ruota attorno alla capacità di coniugare le potenzialità delle tecnologie emergenti come le IA con i valori della nostra società, quanto è importante oggi concentrarci su questi temi ed evitare derive pericolose?
Oggi la tecnologia come sappiamo bene ha riflessi sui rapporti geopolitici di collaborazione e
competizione tra Stati. Si somma quindi a fattori tipici quali quelli economici industriali e sociali
che caratterizzano la strategia di crescita di un paese.
La tecnologia ha caratteristiche peculiari alle quali bisogna prestare attenzione. Come il
coinvolgimento di attori privati, quasi monopolisti, con peso strategico, economico, geopolitico
elevato, di cui gli Stati hanno bisogno e con cui stanno imparando a confrontarsi. Per la novità del tema, potenza e pervasività ne consegue una naturale difficoltà nel raggiungere l’equilibrio tra l’efficienza che la tecnologia promette grazie al suo impiego e l’attenta analisi delle sue ricadute in termini di diritti e tutela dell’essere umano.
L’Europa ha dimostrato grande volontà di intervenire sulle nuove tecnologie con un approccio che pone al centro l’uomo e la donna. Il Consiglio d’Europa a marzo ha elaborato la strategia europea sulle nuove tecnologie: Digital Compass 2030 (Bussola Digitale 2030) che tiene conto del lato etico dell’innovazione.
Nel regolamento sull’ Intelligenza Artificiale, varato il 21 aprile, alcune pratiche vengono
vietate, come il social scoring -la valutazione dei cittadini e delle loro azioni secondo canoni
competitivi- e la sorveglianza di massa attraverso identificazione biotecnica. Nel documento
sono riportate inoltre alcune riserve sull’applicazione delle IA in ambito giudiziario e medico,
esprimendo preoccupazione su un utilizzo superficiale e poco attento delle nuove tecnologie
in campi così importanti.

Anche l’UNESCO e l’ONU hanno lavorato su un regolamento inerente all’Etica delle Intelligenze Artificiali, che sarà presentato , assieme ai 193 paesi firmatari, a novembre nella sua versione finale. Quello delle IA è un tema che avrà ricadute così forti sulla società da aver destato anche le attenzioni del Vaticano.
Nel periodo in cui ero Ministro per l’Innovazione e la Digitalizzazione ho firmato la carta “Call
for IA Ethics” assieme alla Santa Sede, la FAO, IBM e Microsoft: un impegno a sviluppare
tecnologie di Intelligenza Artificiale rispettose dei principi etici.
Ma il tema dell’utilizzo consapevole, democratico e a tutela dei diritti umani non è l’unica
questione critica sulle nuove tecnologie. Il suo loro sviluppo, la produzione e la loro applicazione,
le ricadute che ci saranno sulla società sono elementi essenziali sui quali si gioca una partita dove l’Europa non può rimanere sugli spalti a guardare.

Il nostro paese pur vantando esempi virtuosi , scarseggia ad introdurre una tendenza sistemica all’innovazione. Quali sono i nostri limiti e quali sono le possibilità per l’Italia di aumentare il suo potenziale tecnologico-innovativo?


L’ Italia ha un modello diffuso di innovazione. Non abbiamo università o centri di ricerca come il Massachusetts institute of technology (MIT) di Boston, Stanford o la Silicon Valley in cui è racchiuso il cuore del sistema innovazione. Le numerose eccellenze e competenze sono da
ricercarsi nelle piccole e medie imprese, nelle start up e all’interno del sistema universitario.
Questo modello ha molti punti di forza, ma la grande difficoltà risiede proprio nel connettere e
far collaborare queste realtà fra loro.
Siamo anche un Paese che nasce su un’industria analogica, manifatturiera, di trasformazione delle materie, il che porta a tutta una serie di implicazioni nell’utilizzo delle nuove tecnologie.
Applicare per esempio l’Intelligenza Artificiale al settore finanziario, ormai totalmente digitale, è
più semplice che non utilizzarla in una azienda che produce scarpe, borse o macchinari per la
produzione . A questo si accompagna il fatto che il nostro è un tessuto produttivo di piccole e
medie imprese, spesso a carattere familiare, che vive difficoltà di passaggio generazionale. Altro fattore che puó avere ricadute negative sull’uso di nuovi strumenti tecnologici.
L’innovazione, soprattutto quella tecnologica, infine è spesso vista come un tema più universitario che industriale. Questo crea problemi di mancanza di industrie in alcuni settori strategici.
Importante è riuscire a far emergere le nostre eccellenze, conoscere il sistema italiano, senza
forzarlo inutilmente a diventare qualcosa che non risponde alla sua natura.

Essere pionieri oggi verso i trend di domani significa lasciare in eredità alle future generazioni un paese migliore e potenzialmente prospero. Quanto è importante investire i soldi del Recovery Fund in Innovazione?
È dagli anni ‘70 che si parla di trasformazione ecologica, ambientale e di nuove
tecnologie come l’ IA. Bisogna assumere maggiori competenze e capacità pratiche. Il Recovery dà finalmente l’opportunitá al nostro paese di indirizzare fondi verso temi quali connettivitá, cloud, digitalizzazione, l’utilizzo dei dati, la capacità di elaborarli e soprattutto la sicurezza dello spazio cibernetico.
La sfida è quindi sul riuscire a far crescere in modo armonioso infrastrutture, competenze,
ma anche sensibilità dei cittadini su alcuni temi legati all’uso delle tecnologie.
Come ha più volte fatto presente il professor Rasetti ( presidente dell ISI foundation) nei prossimi due anni il tempo di raddoppio di tutti i dati prodotti da internet fino a quel momento, sarà di 12 ore. È facile immaginare la quantità di informazioni che ci saranno all’interno della rete ed ancora più facile immaginare la moltiplicazione delle devianze che si potranno generare in questo enorme flusso, come fake news e deep fake.

Parlando di Italia e Futuro, la Scuola, che dovrebbe essere la palestra dei cittadini di domani, è nettamente agli ultimi gradini fra i luoghi di innovazione in Italia. Quanto sarebbe importante introdurre nuovi elementi tecnologici nell’Istruzione, ma soprattutto una vera educazione su questi temi?
L’educazione e la scuola sono temi a me molto cari. Sono convinta che una società si migliori dalle basi, dando valori e competenze solide fin dai primi anni di formazione. Non esistono scorciatoie. Il mondo è cambiato e dobbiamo fornire alle nuove generazioni gli strumenti per capirlo, senza eliminare però ciò che di buono oggi viene insegnato. Oggi passiamo gran parte del nostro tempo davanti ad un computer. Se non impariamo il linguaggio delle macchine avremmo bisogno di “traduttori”, di intermediari, che potranno dirci
quello che vogliono. La tecnologia, deve essere utilizzata sia per insegnare, sia essere insegnata, insieme ad altre nuove discipline legate ad esempio all’ambiente. Penso inoltre sarebbe utile inizia a pensare a forme di personalizzazione dei percorsi in base alle necessità e inclinazioni degli studenti. Senza perdere però la formazione tipica del nostro sistema educativo. Gli ultimi risultati dei test invalsi sono sconcertanti.
Probabilmente aumenteranno le ore scolastiche, aumenterà il lavoro dei docenti, si dovranno
assumere più docenti e bisognerà investire nell’educazione e nella formazione del personale
scolastico. E di conseguenza anche sulla loro remunerazione. Fare l’insegnante nel primo e
secondo ciclo scolastico è un mestiere che richiede alte competenze e quindi anche ricompense e valorizzazioni adeguate.

 




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