sabato 9 febbraio 2013 - paolo

Le "equazioni" elettorali di Berlusconi e Maroni

Il linguaggio "matematico "della propaganda politica compulsiva di destra.

Da un po' di tempo si sente Silvio Berlusconi ripetere in televisione un ritornello che suona decisamente molto accattivante ma il cui significato è quanto meno improprio nella definizione letterale .

Si chiama "Equazione liberale del benessere" e si esprime così: "meno tasse sulle imprese + meno tasse sulle famiglie + meno tasse sul lavoro = più consumi + più posti di lavoro + soldi nelle casse dello Stato". Ciascuna voce presente in questa che si presenta in forma algebrica, a detta del Cavaliere, non presenta incognite e pertanto bisognerebbe definirla più propriamente uguaglianza e non equazione. Un'equazione per definizione deve presentare delle incognite che solo per determinati valori (dette appunto soluzioni dell'equazione) soddisfano l'uguaglianza tra due quantità . 

Sembra un cavillo da niente ma in realtà la stessa definizione impropria (da un punto di vista algebrico) adottata dal cavaliere ci suggerisce che ciò che lui ci assicura come una certezza e quindi come una "verità" in realtà presenta incognite tutte da dimostrare. Detta in altri termini, se non si vuole cadere nella filosofia alla Catalano del tipo "avere i soldi, la salute e la moglie bona è meglio che non averli", bisogna inevitabilmente verificare se intanto l'equazione ha soluzioni nel campo reale.

I rudimenti fondamentali della matematica ci ricordano che nel campo delle equazioni le soluzioni possono anche essere immaginarie o del tutto inesistenti (equazione impossibile). Per esempio ho qualche difficoltà nel ritenere che meno tasse sulle imprese necessariamente implichino più posti di lavoro dal momento che l'occupazione è legata alla produttività e quindi ai fattori congiunturali dei mercati, senza poi contare che le meno tasse potrebbero essere utilizzate per migliorare la marginalità dell'impresa e non necessariamente reinvestite in più occupazione.

Allo stesso modo una defiscalizzazione generale su famiglie e lavoro, se non si interviene sui fondamentali legati alla ristrutturazione della spesa e alla modernizzazione dello Stato, riducendo - se non eliminando nel contempo - gli sprechi, le ruberie e l'evasione fiscale, provoca un buco nei bilanci che non può essere colmato se non attraverso tassazioni diverse (per esempio l'iva sui consumi -aumentata dal governo Berlusconi) che produrrebbero effetti recessivi identici se non peggiori. Insomma è come avere una coperta corta che, a seconda di come la tiri, o scopri i piedi o scopri il petto.

L'unica soluzione semmai è cambiare la coperta, ovvero cambiare radicalmente la politica e coloro che l'hanno usata per portarci nelle condizioni in cui siamo. L'eliminazione dell'IMU, peraltro introdotta da Berlusconi seppur con modalità differenti di applicazione (così dice lui) sommata alla restituzione "cash" di quanto pagato nel 2012, è di per sé un fatto certamente positivo (se però i circa 8 miliardi di euro che è il costo dell'operazione trovano adeguata copertura). Ovviamente Silvio tutto dice tranne dove i soldi li va a prendere, o meglio cazzeggia sull'inezia dell'importo dal momento che costituiscono l'1% della spesa complessiva , di fantomatici accordi con la Svizzera ,di condono tombale e altre amenità che se anche avessero una valenza propria restano tuttavia delle incognite tutte da verificare, tanto per rimanere sul concetto di "equazione". Ma la strategia del Cavaliere è chiara e lampante e consiste nel dire ciò che la gente vuol sentirsi dire e che, malgrado le fregature già prese da questo pifferaio magico, ancora si beve in virtù della propria memoria corta.

Che altro poi dire dei "quattro milioni di posti di lavoro", che amplificano quel milione di posti di lavoro già promessi e ovviamente visti con il binocolo e che si basano sull'operazione algebrica che se quattro milioni di imprese - tante sono in Italia - assumono ciascuna a tempo indeterminato un disoccupato sgravato degli oneri previdenziali e fiscali, voilà, il gioco è fatto. Resta da capire perché imprese in perdita, spesso costrette a tirare la cinghia a causa di crediti non riscossi dalla pubblica amministrazione, dovrebbero accollarsi uno stipendio in più (foss'anche defiscalizzato). Evidentemente Silvio non ha la percezione della realtà .

Nel frattempo per stemperare la portata allucinogena delle sue promesse "matematiche", Silvio al convegno del PDL si lancia nell'imitazione di Bersani e scimmiotta "Il Pap'occhio", film di successo con protagonista Benigni, che strappava applausi apparendo e scomparendo alla vista dei fedeli. Una gag da comico da avanspettacolo che lascia sbigottiti.

Per non essere da meno di Silvio anche Roberto Maroni (detto Bobo), reggente in pectore delle sorti di una Lega sempre più distante da Bossi ma con gli stessi fondamentali populistici di sempre, ha congegnato la sua "equazione elettorale" che recita così: "Chi vota Monti = vota Bersani + Vendola" (declinabile anche all'inverso scambiando i termini).

Anche qui l'assunto è che non esistano incognite mentre, al contrario, Bersani si mostra tutt'altro che congruo alla politica di Monti, ad eccezione di un'intesa sulle riforme istituzionali "strutturali" irrinunciabili, e non sembra affatto in sintonia sulle politiche economiche e sul welfare con il professore, così come del tutto discordante appare la posizione di Vendola, al punto che Monti ha espresso a Bersani l'alternativa "o con me o con lui", alla quale ha ricevuto un chiaro rifiuto. Insomma una trappoletta verbale ammantata di valenza matematica che poggia su variabili complesse che, molto probabilmente, non offrono soluzioni reali ma al limite immaginarie, se non inesistenti.

Concludendo questo escursus pseudo matematico, quello che emerge nel linguaggio politico di determinati personaggi avvezzi alla sparata propagandistica è di affibbiare certezze a quello che viceversa è incerto e su questo assioma fondare i loro richiami elettorali per coloro che più che pesare criticamente parole e concetti si affidano all'istinto della pancia e alle lacune mnemoniche del loro cervello.

In fondo i rudimenti di logica matematica di Nicolas Burbaki (pseudonimo di un gruppo di grandi matematici) che introducono alla teoria degli insiemi nelle facoltà ad indirizzo scientifico, ci consegna come verità logico-deduttiva il fatto che su un assioma non vero si può costruire una tesi "vera". Per esempio se assumo come assioma che Roma è la capitale della Germania, anche la tesi che Parigi è capitale del Belgio trova una fondata verifica logica di veridicità.

Per 18 interminabili anni questo è stato il metodo comunicativo che ha fatto presa in larghi strati della popolazione e, malgrado le ripetute prove del nove che ne hanno dimostrato l'assoluta falsità, non è detto che non funzioni ancora. Ci contano Silvio e Bobo mentre trema l'Europa e tutti gli italiani che hanno un po' di sale in zucca e che non hanno scheletri negli armadi.



1 réactions


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.25) 9 febbraio 2013 14:07

    Vi ricordate i risultati degli ultimi referendum? E tutti i media erano silenziosi o a sfavore.

    Io sono speranzoso e penso che gli italiani seri e preparati faranno di tutto pur di votare giovani e donne preparati e senza favori da scambiare.


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