giovedì 21 febbraio 2013 - Andrea Flores

Le elezioni servono ancora a qualcosa?

Il suffragio universale ha trasformato la legittimità dei governanti da divina a popolare e storicamente ha rappresentato un enorme passo avanti verso la democrazia. Ma oggi, alla luce della concentrazione di potere economico-mediatico che condiziona pesantemente la formazione dell'opinione pubblica, il voto può ancora cambiare le cose, specialmente quelle che contano veramente?

Una delle più importanti funzioni dei media mainstream è quella di dire alle masse di cosa parlare, quali parole usare e, soprattutto, di cosa NON parlare.

Com'è noto, per i cittadini delle moderne videocrazie, tutto ciò che non è in TV semplicemente non esiste, così come, viceversa, tutte le pseudo-notizie insulse e inutili, organiche all regime, vengono spacciate come “fatti”, e utilizzando quindi tale propaganda per la costruzione della metarealtà che il sistema chiama “realtà”.

I media mainstream, in sostanza, non ci dicono “cosa” ma ci dicono “a cosa” pensare e di cosa parlare: ci fabbricano l'agenda mentale del buon cittadino, fabbricano il contesto.

Con l'avvento di internet le cose sono lentamente ma radicalmente cambiate. Il web è sostanzialmente incensurabile (anche se i netizen possono comunque essere colpiti dalle autorità), e, per chi lo voglia, è diventato possibile informarsi e informare senza dover sottostare alla censura dello stato. Ciò sta creando grossi problemi alle élite che governano gli stati, poiché mentre gli altri media (Tv, quotidiani, film etc) sono stati resi più o meno inoffensivi dalle leggi del potere centrale, con internet il discorso è diverso e, in generale, si può dire che la circolazione dellle informazioni e del pensiero è diventata infinitamente più semplice e libera di qualunque altra epoca storica.

Ma torniamo al medium che informa (si fa per dire) la quasi totalità delle masse: la TV e la costruzione dell'agenda “usum populi” (il popolo della TV, ovviamente).

In tale psico-agenda al suddito, catodicamente ed inconsapevolmente eterodiretto, può anche essere concesso il “minuto d'odio” di orwelliana memoria (magari legendo un pezzo di Stella &Rizzo sul Corsera), ma dopo non si deve pensare alla rivoluzione bensì alle tette e culi di pagina 10 o al calcio di pagina 30. E continuare, docilmente, ad accettare l'inaccettabile.

A questo servono le nostre pravde di regime (Repubblica, Il Giornale, Corriere e compagnia): a dare l'illusione di pensare, a farti credere che se vorresti prendere a calci nella schiena Formigoni o Monti sei solo tu a pensarlo e sei un pericoloso deviante degno di un TSO (remember Mastrogiovanni)... quindi attenzione a non pensare cose sbagliate. Quelle giuste sono in TV.

Un esempio classico è la politica estera: se tu abitui la gente a chiamare “terroristi” i partigiani che difendono le loro terre dal colonialismo occidentale, ti sarà poi facile tradire la Costituzione (che recita: l'Italia “ripudia la guerra”) e spacciare le invasioni militari come “esportazioni di democrazia”. I media di regime non la chiamano più “guerra”, ergo il regime non sta tradendo la Costituzione. E le bombe hanno nomi diversi: se vengono lanciate dagli aerei sono delle “operazioni di pace”, se invece le bombe vengono trasportate a piedi e piazzate a mano da poveracci che cercano di difendere la loro terra da un'invasione, allora tali bombe si chiamano “terrorismo”.

Ma non è cambiata la guerra, gli hanno solo cambiato il nome (“fecero un deserto, lo chiamarono pace”, Tacito). E i “telespettatori” sempre più ignoranti e imbevuti di cazzate, che credono che cambiando nome cambi anche la cosa. E poi, con la coscienza “a posto”, accettano l'inaccettabile.

Così come il lavaggio del cervello mediatico fa accettare molte cose, per esempio, la vergogna del TAV, l'usura della Troika, i crimini della NATO, i privilegi della Casta di burocrati che ci soggioga, la violenza della polizia, la distruzione dell'ambiente, della sanità, delle pensioni, della scuola, del patto sociale, del nostro futuro, ecc..

Del resto, come diceva Goebbles “una menzogna ripetuta infinite volte diventa verità”, e il ministro della comunicazione tedesco non parlava a vanvera ma aveva studiato con attenzione i principi della nascente industria anglosassone delle pubbliche relazioni (Bernays, Lippmann e Lee in primis). Hitler, non dimentichiamolo, vinse le elezioni di uno dei paesi più “civili” del mondo e ancora all'epoca della soluzione finale godeva di un consenso che i nostri gerarchi oggi nemmeno si sognano. Non c'era la TV, usavano altri mainstream come la radio e i giornali, ma il risultato era analogo. I tedeschi ascoltavano il verbo nazista e poi, scevri da ogni dubbio, accettavano l'inaccettabile.

Qualcuno dirà: ma erano plebisciti. In realtà i totalitarismi godevano di un consenso enorme e comunque, se vogliamo essere onesti, dobbiamo riconoscere che, nelle elezioni maggioritarie del bipolarismo occidentale, noi avremmo un partito più di loro: loro un partito e noi due! Ma ci vogliamo riflettere un momento? Una situazione definita “monopartitismo competitivo” (Losurdo) che più che democratica è grottesca. Ma i telespettatori l'accettano e ripetono pappagallescamente che "due partiti (all'inglese, tanto per scimmiottare) sono la vera democrazia". Ma mi faccia il piacere, direbbe il grande Totò.

E qui tornano in gioco i mainstream di regime, controllati dalle élite di regime: far accettare alla maggior parte di gente possibile la farsa delle elezioni, in un paese dove la democrazia è scomparsa da quasi tutte le istituzioni, un paese avviato verso un declino in tutti i settori, vittima di una partitocrazia corrotta e priva della minima rappresentatività, una legge elettorale degna del Komintern staliniano, una concentrazione di poteri economico-mediatici come mai prima nella storia d'Italia, una classe dirigente volgare e insultante, veri camerieri delle banche, che si avrebbe voglia non di votare ma di impiccare ai lampioni, per non dire dell'incredibile quisling delle banche impostoci da massoneria e finanza internazionale!

Forse qualcuno potrebbe domandarsi se, in questa situazione, abbia un senso partecipare allo spettacolo supremo della “società dello spettacolo”, chiamato eufemisticamente “elezioni”.

Epperò: anatema! Questo, per il regime, per i suoi media, non va nemmeno pensato.

Il mantra mediatico è: ci sono le elezioni, venghino signori, partecipate alla farsa di regime, pardon, all'evento democratico per eccellenza: le ELEZIONI. Bisogna votare NON pensare, perchè se i sudditi non partecipano al regime manca la legittimazione, la foglia di fico per continuare ad arricchirsi e ad opprimere il popolo con leggi vergogna e tasse assurde.

Il parco buoi, l'elettorato, deve partecipare, deve legittimare la casta, votando alle elezioni.

Questo ci ripetono ossessivamente i media. Sempre, sempre e ancora sempre. Il coro del pensiero unico. E la chiamano “informazione”. Anche in Italia, dove uno degli uomini più ricchi del mondo controlla direttamente circa la metà della TV e una quota enorme di cartaceo e si candida alle elezioni per l'ennesima volta in 20 anni. Ma la TV dice ai telespettatori che va bene così e loro accettano, con docilità bovina, anche questa ennesima cazzata,, questo ennesimo insulto alla loro intelligenza (intelligenza?...)

E il bello, l'incredibile (scientificamente studiato e provato dall'industria delle pr e della pubblicità) è che il mantra mediatico funziona, le mase continuano, con docilità bovina a partecipare a inutili spettacoli chiamati elezioni (la democrazia dello spettatore) e poi tornano nell'inazione assoluta, continuando a delegare la cosa pubblica a una casta criminale, a una “democrazia” crimiogena, dove una qualunque magistratura pubblica è sinonimo di arricchimento personale e privilegio e dove i “posti in parlamento” sono dispensati dai potenti capipartito a coloro che meglio li hanno serviti (compresi camorristi, bugiardi e zoccole anzi: specialmente camorristi, bugiardi e zoccole, perchè è di questa gente che è composto in maggioranza il parlamento italiano).

Il popolo è senza lavoro, senza soldi, senza diritti, senza futuro, con servizi da terzo mondo, con l'obbligo di pagare tasse assurde per salvare banche criminali e un sistema marcio e corrotto, irriformabile. E, in cima alla piramide, questi politicanti caini e bastardi che ci pisciano in testa e ci dicono che piove. Roba che vien voglia di prenderli a mitragliate! E invece, tramite le loro pravde, ci ripetono il leit motiv: elezioni, elezioni, perché questo è il nostro dovere civico. E che diamine, lo dice la TV! E noi accettiamo. E noi obbediamo alla TV.

È il potere, quasi divino, dei media mainstream (tv e giornali) i quali operano un lavaggio del cervello capillare, sistematico e invisibile, tramite il quale costruiscono una metarealtà fittizia, senza la quale i sudditi, atomizzati e isolati, non accetterebbero supinamente la vita miserabile che sono costretti a fare, mentre i loro governanti godono di ricchezze e privilegi senza fine.

Ed è alla luce dell'esperienza storica - che ha dimostrato quanto sia facile, per il potere mediatico, portare le masse al guinzaglio - che i media sono, oggi come non mai, importanti per il sistema: sono il suo potere supreno, sono i nuovi totem, i nuovi vitelli d'oro ai quali ci inchiniamo.

Max Weber direbbe che sono “la preghiera laica dell'uomo moderno”, Marshall McLuhan direbbe che i nostri totem sono il messaggio stesso, Popper direbbe che sono dei “cattivi maestri”, Chomsky direbbe che sono i “moderni randelli del potere". Pasolini, in particolare, ha evidenziato l'enorme “violenza della TV”, ma oggi lui è sconosciuto o dimenticato, mentre l'orrenda TV troneggia in ogni casa, fa da baby sitter, è il membro più importante e rispettato della famiglia. Sic.

Potremmo dire che, così come ieri il papa vinceva sul re tramite il “potere delle chiavi”, così nella modernità liquida (Bauman) il quarto e il quinto potere si impongono sui tre poteri di illuministica memoria che ancora (formalmente) costituirebbero i nostri regimi cosiddetti “democratici”.

Ieri la minaccia dell'inferno, oggi basta il potere della TV.

In realtà i regimi postindustriali occidentali non hanno (più) quasi nulla di democratico: sono plutocrazie oligarchiche che occupano illegittimamente istituzioni ormai svuotate di significato, e che si reggono principalmente sulla “fabbricazione del consenso” (Chomsky). E questo perché la massa della gente, quella “massa critica” imbevuta di propaganda che sostiene il regime, è più interessata al calcio o alle cosce delle show girl, piuttosto che a quanto le accade intorno o, quantomeno, ai temi trattati in Parlamento (una caserma di nominati che lavora sotto il ricatto delle “fiducie” governative, che continuiamo a chiamare “parlamento” perchè la TV continua a chiamarlo così).

Questo non vuol dire che i nostri regimi non siano violenti: la violenza è dissimulata, non detta, nascosta, ma c'è, eccome se c'è. Con le maggiori produzioni di armi del pianeta, col maggior numero di bombe atomiche, coi lager chiamati CIE, con lo schiavismo legalizzato chiamato “flessibilità lavorativa”, con l'insicurezza sociale eretta a sistema, con l'impunità dell'Eurogendfor, coi prigionieri politici (i No Tav per esempio), coi rapimenti in stile cileno (caso Abu Omar per esempio), con le guerre di aggressione (Iraq e Afghanistan per esempio), con i dirigenti di polizia che dopo i massacri fanno carriera (vedi G8 Genova 2001), ed è una violenza tanto ipocritamente nascosta quanto naturale, nel Paese delle stragi di stato, della tristemente nota “Strategia della tensione”.

E questa violenza, dai mainstream viene chiamata "democrazia" e quindi accettata dalla massa catodicamente eterodiretta. Basta, come dicevamo poc'anzi, cambiare le parole, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. E dopo un po' di tempo si crea nella percezione delle masse una nuova realtà, tanto poco corrispondente alla realtà quanto più creduta vera.

E noi, mitridatizzati dalla loro orgia di menzogne quotidiane, più o meno consciamente smettiamo di pensare e accettiamo l'inaccettabile, l'assurdo, l'orrore e ci crogioliamo nell'assurda idea che il nostro paese sia “la quinta potenza mondiale” oppure “un paese democratico” oppure che “la crisi è superata” o ancora che “non si può uscire dall'euro” o che, supremacazzata, “il sistema bancario è solido”. Solo un massa capillarmente sottoposta a un martellante lavaggio del cervello può minimamente credere a una qualsiasi di queste cazzate. Ecco, a questo servono i media mainstream. Punto.

È in questo modo, con le parole dei mainstream, che i cattivi iraniani sono, per definizione “estremisti” mentre la satrapia saudita (organica agli interessi occidentali) è definita “moderata".

È per mezzo delle parole dei media che la gente accetta che (coi suoi soldi) le banche criminali vengano “salvate” perchè sono “too big to fail” (in prima pagina), mentre i piccoli imprenditori possono vedersi pignorata l'azienda e/o la casa da Equitalia che, come dice il nome stesso, è “equa”.

È questa l'essenza del lavaggio del cervello. E questo il motivo per cui le pravde di regime godono dei cosiddetti “aiuti all'editoria”. La gente deve credere a tutta una massa assurda di sciocchezze senza senso, in modo automatico, inconsapevole, pavloviano potremmo dire.

Quando lo usava l'URSS lo chiamavamo "lavaggio del cervello", se lo usiamo in occidente lo chiamiamo "comunicazione" oppure P.R., se lo usa un'azienda lo chiamiamo "pubblicità", se lo usa un regime organico all'occidente lo chiamiamo comunicazione, se lo usa un governo non subordinato agli interessi occidentali lo chiamiamo "propaganda", se lo si usa nelle relazioni internazionali si chiama "soft power".

Ma parliamo sempre della stessa cosa: il potere della persuasione, far fare alla gente quello che vogliamo senza per questo dover usare violenza o meglio senza usare la violenza tout court, bensì usando altre forme di violenza, estremamente più raffinate ed efficaci.

Ciò su cui tutti sono d'accordo è il fatto che il “soft power” (Joseph Nye) dei mainstream è la più potente e importante forza dei governi, specie di quelli più tecnologicamente avanzati: le sedicenti “democrazie”, che in nome di tale “superiorità” si autoinvestono della missione di far accettare alla popolazione domestica il pensiero mercantilistico unico neoliberale (T.I.N.A.) ed “esportare la (cosiddetta) democrazia” (a suon di bombe e stragi) alle popolazioni del resto del mondo che non avessero chiara l'ideologia dominante, quel neoliberismo di matrice anglosassone che Harold Pinter aveva magistralmente riassunto in poche parole: “baciami il culo o ti spacco la faccia”, la vera essenza della “democrazia” neoliberale attuale.

E noi, docilmente accettiamo tutto: Troika, Eurogendfor, IMU, TARES, Abu Ghraib, champagne di Formigoni, zoccole dello psiconano, e quant'altro. ”Ce lo chiede l'Europa” e ce lo dice la TV, come potresti tu, telespettatore, miserabile insulsa monade dell'universo, osare di pensarla diversamente dalla Troika o dalla TV? Credi forse tu, “utonto” dei media, di saperne più della Troika o delle banche o della TV? Come osi pensare autonomamente, ruggisce la voce dalla “caverna di Platone” dei media mainstream?

Se tv e quotidiani di regime (posseduti dagli uomini tra i più ricchi del mondo e scritti dai loro giornalisti-servi a libro paga) non mostrassero la nauseante propaganda filogovernativa abituale bensì le banche e le baldracche di regime pagate coi buchi della cinghia della massa dei poveri cristi, se mostrassero i tagli a sanità e istruzione per comprare inutili cacciabombardieri, se mostrassero i tagli alle pensioni per mantenere una corruzione sistemica, se mostrassero i burocrati di regime con stipendi principeschi mentre la gente si suicida per i debiti, ecco, se la tv e i giornali mostrassero ciò, forse allora sarebbe più difficile far accettare al popolo bue (bue ma non cieco) l'attuale macelleria sociale condita da tasse assurde, e spacciata come ricetta salvifica (“ce lo chiede l'Euro-pa”), specie mentre la casta di parassiti al potere offre il sangue del suo popolo a banchieri-usurai che dovrebbero sedere non nei palazzi del potere bensì in una nuova Norimberga.

Perché questo è il punto da cui partire: la NON realtà dei mainstream, la moderna “caverna di Platone” che condiziona milioni di persone che si (dis)informano col lavaggio del cervello di regime. Un sistema, quello dell'informazione mainstream, che istupidisce e isola al contempo, e che, nella sua gerarchica autoreferenzialità, educa la massa all'impotenza e alla rassegnazione: in TV non si fa la rivoluzione, si assiste a cosa fanno “altri”, quegli “uomini d'oro” (ancora Platone) che sono superiori a noi poveri plebei, quelli che si fanno chiamare “onorevoli” e che sono ricchi, potenti e intoccabili: la nostra classe dirigente, che a sua volta esegue i desiderata di Bilderberg, Trilaterale, tradendo gli interessi nazionali e mentendo al paese sapendo di mentire. Come Mario Monti, tanto per fare il nome del principale nemico della popolazione, della democrazia e del suo paese.

Ed è per questa gente, per questo sistema, che i media ci chiedono, come sempre, di votare, votare, votare. Votare per legittimare una democrazia svuotata e delle istituzioni che si prostituiscono alla finanza criminale internazionale. Questa gente non va votata, va processata e impiccata. Ma questo le vittime non devono nemmeno pensarlo. Le vittime, il popolo bue deve solo pagare le tasse, obbedire al governo e, possibilmente, non rompere i coglioni ai “tecnici”, che governano al meglio “per il nostro bene”. Come farebbe la gente ad obbedire a tale follia senza Tv e giornali di regime? A questo servono i mainstream e gli aiuti all'editoria.

Torniamo alla propaganda mainstream, che è sempre bugiarda e faziosa ( e come non potrebbe esserlo, essendo dominata da tirannie economico-finanziarie), ma che in periodi elettorali diventa una sesquipedale, fabbrica di bugie, da ammannire alle platee catodiche.

Abbiamo al potere una casta di parassiti, ladri, bugiardi e corrotti, una parlamento con una percentuale di pregiudicati più alta di quelle di quartieri come Scampia (con la differenza che mentre nei quartieri popolari si è condannati per piccoli furti la nostra classe dirigente viene condannata, quando accade, per crimini enormi e con pene ridicole.

Questa casta controlla - politicamente e economicamente - il sistema mediatico nazionale. Nomine Rai fatte col manuale Cencelli, controllo partitico capillare di tutti i giornalisti delle radio tv di stato, “leggi sulla stampa” medioevali che si vorrebbe applicare in modo surrettizio e punitivo anche al web, per poterlo meglio censurare, e che comunque limitano fortemente il giornalismo indipendente, tant'è vero che l'Italia, secondo Freedom House, è un Paese "parzialmente libero", già da alcuni anni.

Questa casta, non dimentichiamolo, tramite i cosiddetti “aiuti all'editoria”, tiene a libro paga tutti i quotidiani italiani (a parte “Il Fatto”) e li tiene anche in vita, poiché le pravde di regime morirebbero senza i soldi elargiti dal sistema, visto che sempre meno gente li legge.

La casta quindi, a fronte dei soldi e dei privilegi concessi ai signori dei media e ai loro servi più fedeli (direttori e elzeviristi di specchiata fedeltà alla dottrina), si attende qualcosa in cambio. Specie in tempo di elezioni, ed elezioni in tempo di crisi, in tempo di corruzione e scandali da basso impero, quando la gente perde il lavoro e sente di non poterne più di questi criminali legalizzati che si fanno chiamare, con sprezzo del ridicolo, “onorevoli”.

Ovviamente lo fa a modo suo, con giornalisti servi a libro paga dei padroni delle testate (impiegati quindi, non giornalisti), i quali non fanno altro che spacciare e amplificare tutta l'interminabile sequela di menzogne, dette in malafede e sapendo di mentire, che i capibastone politici propinano al popolo bue, per fargli credere che sono diversi, che vive in una splendida democrazia, che è libero e che, ergo, deve andare a compiere il suo “dovere civico”: quello di votare.

Tutti i media parlano solo di elezioni e, sia detto di passata, siccome sono espressione delle élite finanziarie, tengono bordone (ma loro dicono “endorsement”) al quisling dell'usura internazionale, quel finanziere piduista euroburocrate, espressione delle élite transnazionali, che salva le banche con la macelleria sociale; mentre l'unico movimento più o meno popolare e innovatore, il M5S di Grillo, sui mainstream gode di una minima copertura e un fuoco di critiche ad alzo zero, critiche spesso inconsistenti o strumentali, che fanno capire molto bene cosa si intenda per “giornalismo” in questo paese. Sic.

Peccato che, nonostante la propaganda mainstream, sempre meno gente, in Italia, si rechi alle urne. Peccato che alle elezioni, specie quelle generali, specie quelle fatte con la “Legge Porcata”, una legge assolutamente antidemocratica, il “partito” dell'astensione sia, in percentuale, il primo partito, segno che, nonostante il lavaggio del cervello “democratico”, in milioni hanno capito che, in regime di monopartitismo competitivo (Losurdo), votare è perfettamente inutile e partecipare alla farsa elettorale è, come minimo, una perdita di tempo, inoltre è un insulto all'intelligenza, visto che, da decenni, finite le bugie elettorali si torna al teatrino della politica.

"E allora perché perdere tempo a votare?" si domandano in molti, moltissimi

Ma è proprio per questo che il regime ha a libro paga i media. Ma è proprio per questo che i media di regime cantano in coro solo e soltanto di elezioni, voto, intenzioni di voto, candidati qui, candidati la, promesse di questo, programmi di quest'altro: tutte bugie, ovviamente, tutte dichiarazioni autoreferenziali studiate da uffici di pr e da strateghi della comunicazione strapagati, che nell'era della tv “vendono” candidati politici esattamente come un dentifricio o un'automobile.

Per questo tutte queste menzogne, queste promesse, questa autoreferenzialità, tutto ciò paga e paga molto, come ben sanno gli ingegneri sociali e i pubblicitari. In questo modo si crea il contesto ed in quel contesto e solo lì, si sviluppa la cosiddetta opinione pubblica, costruita ad arte dalla “fabbrica del consenso” mediatica.

E questo il segreto del lavaggio del cervello mainstream: puoi avere qualsiasi idea (tua), basta che la prendi all'interno del contesto che ti abbiamo predisposto (noi).

A questo servono i media mainstream: a fare in modo che le masse, catodicamente eterodirette, non possano neppure vedere le sbarre della loro gabbia, perché della gabbia semplicemente non si parla, perché secondo il regime siamo liberi, siamo nel migliore dei mondi possibili e, quindi, della gabbia non si parla perchè non esiste. Siamo liberi di comprarci qualunque cosa. Basta pagare. La chiamano “democrazia”.

In realtà, ai giorni nostri, le élite occidentali sono storicamente riuscite ad annullare quasi completamente il potenziale di vero cambiamento che potrebbe scaturire dal suffragio universale, quello introdotto, per primo, da Robespierre. Ecco perchè ci lasciano votare. Le nomenklature delle moderne tecnocrazie totalitarie non sono diventate di colpo giacobine, hanno bensì trasformato le nostre elezioni in spettacoli senza valore, dove tutto è già deciso altrove (Bilderberg, Aspen, Trilateral, Goldman Sachs, ecc.).

Oggi le elezioni sono sempre più antidemocratiche, ovvero maggioritarie, sempre più costose, sempre meno rappresentative, sempre più grottesche: possiamo “scegliere” tra un pugno di capi-partito che poi diventeranno i nostri capi. Dovremmo chiamarle col loro nome: plebisciti.

Ma le chiamano "elezioni".

Ci dicono che dobbiamo votare. Ci dicono che possiamo scegliere. Dobbiamo votare e dobbiamo scegliere. La sola idea di non votare non è nemmeno nominata, nemmeno calcolata nei sondaggi. Il non voto per i media di regime semplicemente non esiste. Scegliere, scegliere, scegliere, perché “siamo in democrazia”.

Scegliere chi votare, tra un vecchio puttaniere in odore di mafia, piuttosto che un simpatico buffone urlatore prestato alla politica, oppure un onesto magistrato che non si capisce che c'entri con la politica, oppure un vecchio burocrate che ha rinnegato (semmai ci ha creduto) il comunismo per allearsi con la finanza usuraia internazionale, oppure il quisling della speculazione bancaria globale: il governo fantoccio che i poteri forti hanno imposto all'Italia 15 mesi fa e che serve alla finanza mondiale per poter imporre l'euro-macelleria sociale neoliberale teorizzata dai Rockefeller, dai Rothschild, da Trilaterale, Bilderberg, Goldman Sachs e accoliti, per fare i ricchi sempre più ricchi e il resto “popolazione in eccesso” (quindi un costo, da eliminare dai bilanci).

Questo ci ripete la fabbrica del consenso mediatica: "ci sono le elezioni". L'ennesimo slogan da dare per scontato. Nascondendo il fatto che oltre un terzo, a volte circa la metà degli aventi diritto, non vota. Sorvolando sul fatto che per eleggere (si fa per dire) un parlamento di mille persone, si può scegliere tra circa 6 nomi. Che parlamento democratico! Corriamo a votare!

Mentre si nasconde il fatto che votando si fa una cosa ben più importante di scegliersi un capo a cui obbedire, che dopo averci preso in giro con le sue balle, ci prenderà anche il sangue con le sue tasse o la casa coi suoi agenti di Equitalia (“Equitalia”: mai nome fu più orwelliano di questo). E lo farà col nostro consenso, se andremo a votare, perché votando si fa una cosa sommamente importante, tanto importante quanto dissimulata dai media di regime: votando si dà legittimità a un sistema, votando si da riconoscimento formale al regime. Il massimo riconoscimento “legale”.

Come quando un gruppo terroristico, in un'azione, propone a uno stato di trattare: se lo stato tratta allora ha implicitamente riconosciuto come controparte politica i “terroristi”, altrimenti no. E talvolta gli ostaggi vengono sacrificati alla “ragion di stato” perché (sic) non si vuole riconoscere legittimità politica alla controparte. Noi invece la fiducia ai nostri carnefici gliela rinnoviamo, elezione dopo elezione, Loro puttane e privilegi, noi lacrime e sangue: e continuiamo a fare la fila per votarli... e poi torniamo davanti alla TV e il cerchio si chiude.

Le elezioni sono oggi, per le moderne oligarchie plutocratiche occidentali, uno dei pochissimi modi che hanno per poter accampare qualche diritto di esistere. Senza il rito elettorale (elezioni corrotte, pilotate, manipolate, truccate, ma pur sempre elezioni, da sventolare in faccia ai critici) nelle testoline dei sudditi potrebbero sorgere pericolosi interrogativi, come quello di domandarsi perché obbedire a leggi assurde, tasse usuraie, burocrazia-metastasi, governi guerrafondai.

I nostri “cari leader” sono sempre più odiati dalla gente, non vanno mai in giro senza scorta armata. Si concedono alla plebe solo in occasione del grande spettacolo: le elezioni, poi la campanella suona e la plebaglia può levarsi dalle balle e non disturbare il manovratore.

Per questo ci ripetono sino allo stordimento tutte le balle senza senso di leader grotteschi: dobbiamo pensare allo spettacolo imbastito per il popolino, dobbiamo pensare alle e-l-e-z-i-o-n-i.

Così, pensando alle elezioni non penseremo al fatto che potremmo anche NON votare, non renderci complici di un regime ignobile, scandaloso, irriformabile, solo da abbattere, che meriterebbe una rivoluzione, per ricostruire (quasi) da zero, altro che tale farsa elettorale.

Il boicottaggio elettorale mostrerebbe che il re è nudo, che la partitocrazia al servizio della finanza internazionale ha solo la forza ma nessuna legittimità.

Ecco, gli “aiuti all'editoria” servono proprio a distrarre le masse e a non fargli nemmeno passare per l'anticamera del cervello idee simili.

Da notare che nei regimi cosiddetti democratici occidentali postindustriali le elezioni non hanno bisogno di quorum ovvero di legittimità, e ciò non per caso: basta che anche solo una minoranza (organizzata) vada a votare il suo partito e la maggioranza (disorganizzata) deve accettarne il verdetto: a qualcuno ciò potrebbe ricordare la teoria delle elites di Pareto, invece no, oggi ciò si chiama “democrazia” o meglio “elezioni”.

In realtà la democrazia si fonderebbe sulla rappresentanza e sulla legittimità (Sartori, Dahl) e un regime votato da meno della metà della popolazione è matematicamente privo di ogni legittimità oltre che evidentemente non rappresentativo della popolazione. Meno che mai un partito che, in virtù di una “legge porcata” guadagni surrettiziamente la maggioranza in parlamento.

Per questo ci ripetono che ci sono le elezioni, perché vogliono che andiamo a legittimarli e che possibilmente votiamo per l'uomo “giusto”. (Giusto per “loro”, ovviamente, anche se riuscire a farci pensare come loro anche su questo punto gli risulta, attualmente, più difficile).

E questo il grande segreto di ogni potere, di ogni regime, ancorché sedicente democratico. Non dimentichiamoci che le elezioni si fanno, attualmente, in tutti i paesi del mondo, nessuno escluso, ma da ciò nessuno vorrebbe far discendere che tutti i paesi del mondo sono delle “democrazie”.

Ed è per questo che Repubblica, Corriere della Sera e Tv in coro ci martellano con il prossimo spettacolo delle elezioni, ma silenzio assordante sul primo partito italiano, quello dell'astensione, quello della enorme massa della popolazione che è disgustata da uno stato fallito dal punto di vista civile e morale e che invece di votare gli sputerebbe in faccia, che invece di prestarsi alla farsa elettorale vorrebbe fare qualcosa, non foss'altro aprire la finestra e gridare “sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”.

Ma per questa gente, per chi contesta il regime alla radice, non c'è posto sui mainstream di regime, né nei sondaggi, né tantomeno tra le formazioni politiche di questi tempi (con la possibile eccezione del M5S).

Per questo, quando ci chiedono di andare a votare, domandiamoci cosa vogliono veramente da noi, domandiamoci se crediamo veramente che, col nostro voto, si verificherà quel cambiamento che auspichiamo oppure se non faremo altro che legittimare, col moderno plebiscito catodico, il moderno totalitarismo tecnocratico.

Viviamo in tempi terribili. Bisogna cercare di salvare le persone e il pianeta, non l'euro, non il neoliberismo, non le banche, che devono morire.

Siamo entrati in una nuova epoca storica e votare non serve più.

Dobbiamo ricostruire l'Italia, l'Occidente e la democrazia e dobbiamo farlo non con le elezioni ma con le nostre azioni, col lavoro, con umiltà, con solidarietà.

E dobbiamo farlo con le mani, non con le loro elezioni.

Non elezioni. Oggi servono azioni, autoorganizzazioni, resistenze. E poi parole nuove, visioni nuove e amore.

Dobbiamo resettare e ricominciare tutto. Dobbiamo farlo. Domandandoci se per tale enorme compito sia sufficiente una croce su un pezzo di carta di regime, foss'anche per votare il M5S di Grillo, l'unica formazione fuori dal pensiero unico che possa avere in sorte di entrare nei palazzi di regime. Non verranno corrotti, annullati o cooptati dal potere centrale? Pensiamo alla Lega Nord, com'era e com'è oggi.

Per questo votare, in questo come in tutti i regimi antidemocratici, non serve a granchè, perchè il vero potere è altrove: banche, Troika, media, ecc.

Per questo oggi bisogna lottare, resistere opporsi con l'azione (non violenta), con la non collaborazione. Dobbiamo ricostruire un'idea di società, di economia, di etica e anche di democrazia che deve essere ripensata, reinventata, magari da cittadini neppure nati in Europa, che con la loro diversità non potranno che arricchire quel che resta della nostra cultura.

Servono persone che, nel quotidiano, si mettano in gioco, si sporchino le mani e parlino non con la minzo-lingua televisiva ma con l'esempio.

 E quelle persone dobbiamo essere noi, disperati e disperatamente, poiché, come disse Walter Benjamin “è solo a favore dei disperati, che ci è data la speranza”.



4 réactions


  • (---.---.---.163) 21 febbraio 2013 10:51

    Ottimo articolo, lucido e obbiettivo.

    Alessandro Rossi


  • (---.---.---.107) 21 febbraio 2013 13:31

    Votando legittimiamo un sistema che ci illude di essere liberi (in una gabbia placcata d’oro) e perciò votare è inutile. Sarebbe più utile non votare, rifiutando l’ipocrisia della politica; ma, anche qualora il 90% della popolazione non votasse, col sistema elettorale vigente, la casta si sentirebbe legittimata a calcolare le preferenze del 10% di votanti e continuerebbe a governare senza scrupoli. Non votare perciò è altrettanto inutile.

    Cambieremo le cose solo con le nostre azioni quotidiane, che possiamo controllarre personalmente, comportandoci in maniera etica, trasparente e collaborativa ciascuno nei confronti dell’altro.

    — XOs


  • (---.---.---.78) 21 febbraio 2013 19:52

    Voto consapevole >

    Molti si ergono a interpreti e paladini di prioritarie istanze collettive.
    Non sempre è vero.
    Come nel caso della cosiddetta “democrazia digitale” che di fatto è l’antitesi di un percorso politico finalizzato ad un progetto di società organico e strutturato.
    Ha poco a che fare con i passaggi ed i meccanismi di un iter legislativo.
    Punti di forza sono la capacità attrattiva (potenziale) delle modalità di diffusione e la “fluidità” dei temi trattati.
    Non c’è una matrice culturale, né un filone conduttore, ma solo l’implementazione di proposte e soluzioni “confezionate” da validare per “condivisione”.
    La selezione di “rappresentanti” elettivi è assimilabile a quella di un concorso per candidati “tronisti”.
    Lo stesso Grillo paventa la possibilità che il 10-20% dei suoi eletti assuma, in Parlamento, posizioni diverse e divergenti dalle originarie finalità del Movimento.

    Veniamo al punto.
    In un quadro di prolungata e perdurante recessione è necessaria, se non vitale, l’individuazione di una maggioranza, solida e coesa, che governi in forza del consenso (mandato) di una parte consistente del corpo elettorale.

    In pratica.
    Non è il momento di “scardinare” l’attuale sistema bipolare.
    E’ più che mai tempo di scelte “consapevoli”.
    Prima fra tutte: non “emarginare” il voto dato mettendo a rischio il primario interesse alla “governabilità”.
    Il tempo non cancella mai le Voci dentro l’Eclissi esempio di responsabilità, impegno …


  • (---.---.---.50) 22 febbraio 2013 10:22

    Eccome se servono! Servono alle cosche mafiose insediate al parlamento per seguitare a eseercitare impunemente la loro arroganza! Ma la gente questo non lo capisce, preferisce arzigogolare coma fa’ lei, e così la situazione andrà sempre peggio!


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