lunedì 5 dicembre 2011 - YouTrend

Le donne del Governo Monti: poche ma buone

In politica, se vuoi che qualcosa venga detto, chiedi ad un uomo. Se vuoi che qualcosa venga fatto, chiedi ad una donna.

Margaret Thatcher


Dopo la nomina dei sottosegretari, analizziamo la presenza femminile nel governo Monti, alla luce non solo del dato numerico, ma guardando anche all’importanza dei ruoli assegnati alle donne.

È tempo di crisi ed è tempo di donne in politica. A luglio, il Tar del Lazio ha azzerato la Giunta di Roma perché troppo “maschile”: questa, infatti, comprendeva una sola donna su un totale di 11 assessori, violando così un articolo dello Statuto del Comune che parla di una «rappresentanza equa» dei generi. Solo due mesi più tardi, in tutt’altra parte del mondo, dove le donne vengono arrestate se trovate alla guida di un auto, la svolta: a settembre l’Arabia Saudita apre alle donne la possibilità di entrare a far parte della Shura, il Consiglio consultivo del regno, e di candidarsi alle elezioni.

Del resto, da Angela Merkel a Hillary Clinton, non mancano esempi virtuosi di donne a lavoro nel mondo politico e lo stesso può dirsi per quanto riguarda la sfera economica. Ma se tutto ciò è vero, non bisogna dimenticare che, rispetto a paesi come USA e Regno Unito, le donne italiane hanno conquistato alcuni diritti fondamentali con evidente ritardo: si pensi che un diritto così coessenziale ad ogni sistema democratico come quello di voto, fu esercitato per la prima volta in Italia a livello universale, ovvero da uomini e donne insieme, solo il 2 giugno 1946, in occasione della scelta costituente tra Repubblica e Monarchia. Una conquista difficile, inseguita fin dai primi movimenti femministi a cavallo del Novecento, di cui usufruirono alla prima occasione utile oltre 12 milioni di italiane. Da allora, il femminismo nostrano ha di fatto iniziato una nuova e intesa lotta, che non si è ancora conclusa, volta alla conquista del “politico” declinato al femminile.

Così, se dalla nascita della Repubblica sono dovuti trascorrere 30 anni prima di vedere un ministro donna al governo, oggi, dell’esecutivo del nuovo Governo Monti, fanno parte, in termini assoluti, solo 3 donne, ovvero il 16,6% del numero complessivo dei Ministri, e 3 Sottosegretari di Stato su 28, ovvero il 10,7%.

 

Ministri con portafoglio

 

Ministero

Età

Professione

Nascita

Annamaria Cancellieri

  Interni

67

Funzionario pubblico

Roma

 

Elsa Fornero

  Lavoro, e Politiche sociali

  delega alle Pari opportunità

63

Professore,

economista

Torino

 

Paola Severino

  Giustizia

62

Professore

Napoli

 

Sottosegretari di Stato

 

Ministero

Età

Professione

Nascita

Cecilia Guerra

  Lavoro, e Politiche sociali

54

Economista,

esperta di fisco

Nonantola (MO)

 

 

Marta Dassù

  Affari esteri

56

Studiosa di

politica

internazionale,

editorialista

Milano

 

Elena Ugolini

  Istruzione, Università e Ricerca

52

Insegnante di filosofia

Rimini

 

 

Recentemente, un dossier di OpenParlamento ha approfondito l’analisi sulla composizione del Governo Monti dalla prospettiva di genere, comparando anche la situazione italiana di oggi al contesto internazionale. Dalla ricerca risulta che la questione della rappresentanza di genere non costituisce un problema solo italiano. Infatti, sebbene oggi solo poco più di un 1/10 dei dicasteri dell’esecutivo siano amministrati da donne, questo dato sembra di poco inferiore alla media europea (19,17%) e, purtroppo, è allineato con la storia dei governi italiani, che in 36 casi su 58 non hanno avuto nemmeno una donna ministro.

D’altronde, la soglia del 20% di presenza femminile è stata superata nel Parlamento, per la prima volta, solo nella XVI legislatura, e quindi con l’elezione dell’ultimo Governo Berlusconi nel 2008, determinando una diminuzione del gender gap di 5 punti percentuali rispetto alla legislatura precedente. Ci si domanda: si è trattato di un’effettiva riduzione nelle diseguaglianze di genere in politica? In realtà, non proprio. Con la XVI legislatura il numero di deputate e senatrici è senza dubbio aumentato: tuttavia, non si è verificata un’equivalente redistribuzione dei ruoli ricoperti da parlamentari uomini e donne, né si sono verificati cambiamenti significativi nel loro ambito di intervento.

Dunque, per rispondere correttamente alla domanda posta, è indispensabile verificare, oltre la presenza femminile al Governo in termini quantitativi, anche l’aspetto qualitativo: alle donne vengono date posizioni chiave? Solo se non ci si ferma ad un formale bilanciamento della rappresentanza politica ai livelli più alti, infatti, l’obiettivo dell’emancipazione femminile si sostanzia e riempie di senso, appare più vicino e concreto.

Così, se è vero che il Presidente del Consiglio Monti ha scelto pochissime donne rispetto al numero totale di membri dell’esecutivo, almeno ha affidato loro dicasteri “di peso”: Anna Maria Cancellieri agli Interni, Elsa Fornero alle Politiche Sociale e Paola Severino alla Giustizia. Questi ultimi due Ministeri, di primaria importanza, non erano mai stati governati da una donna, mentre quello degli Interni sì, ma solo una volta, per poco più di un anno, tra il 1998 ed il 1999: il sesso femminile fino ad ora era stato relegato a Ministeri secondari e senza portafoglio.

Da questo punto di vista, è come se l’Italia indignata avesse in qualche modo ritrovato una parte di speranza: seppure bisognerà attendere ancora per valutare l’esistenza di un cambiamento effettivo nella questione di genere, certo è che, oltre alla curiosità per riforme della giustizia ed elettorali “inedite”, già con la presentazione delle misure economiche del nuovo Governo, lunedì prossimo, tanta parte della riflessione sarà posta nei termini e nei contenuti del lavoro e delle pari opportunità: se non ora, quando?

(Francesca Petrini)



3 réactions


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.173) 5 dicembre 2011 13:59

    Poche ma piangenti... Per far capire ancora una volta che le donne in Italia farebbero meglio a stare lontane dal potere vero...


    • (---.---.---.115) 5 dicembre 2011 14:28

      Un commento davvero vergognoso.
      Mi auguro che sia solo una frase che voleva essere scherzosa (e invece è solo di pessimo gusto).


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.51) 5 dicembre 2011 19:47

    Era una battuta.. .per una volta che piangono i potenti... c’è forse bisogno di difenderli?

    Qualcuno ha mai sentito parlare questi professoroni durante i governi Berlusconi?

    I professori universitari potevano parlare, criticare e piangere pure prima...

    E invece pensavano solo a scalare le gerarchie. Se falliscono stavolta sono perduti.

    Io provo compassione per chi è costretto a fare la fame e non ha i soldi per pagare le bollette.


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