giovedì 14 febbraio 2013 - paolodegregorio

Le dimissioni di Ratzinger: l’Impero vacilla

Il “socialismo reale” è fallito per la distanza abissale tra i principi marxisti, che dovevano consegnare tutto il potere al popolo e al proletariato, e la sua realizzazione pratica, che ha visto in tutto il mondo insediare nomenklature inamovibili, tiranniche, capaci di forgiare classi dirigenti di loro replicanti, fino al clamoroso caso della Corea del Nord in cui il socialismo si è trasformato in monarchia ereditaria, con al potere il figlio del precedente leader.

La crisi della Chiesa cattolica oggi, culminata con le irrituali dimissioni del suo capo spirituale e temporale, somiglia molto alla crisi sistemica e di valori del socialismo reale, dove la distanza tra i valori cristiani, dei Comandamenti e dei Vangeli, e la vita economica e politica della Curia e dell’apparato economico, bancario, di opere ad essa connesso, è in realtà una sovrastruttura estranea ai cristiani, appare come una Corte con i suoi cortigiani e i suoi intrighi, dove si mettono in atto operazioni bancarie sporche, dove si combatte aspramente per il controllo dei flussi di denaro, dove si coprono i pedofili e gli scandali, dove si fa apertamente politica con la destra conservatrice a cui si offrono i voti in cambio di utilità e finanziamenti.

Il “cattolicesimo reale” è identico come struttura e come funzionamento al defunto “socialismo reale” e rischia di fare la stessa fine, con la conseguenza non da poco di togliere alla umanità, dopo il fallimento della speranza del socialismo, anche la speranza della forza dell’etica cristiana, calpestata dai suoi massimi rappresentanti e per questo screditati senza appello.

La crisi delle vocazioni, la devianza sessuofobica di moltissimi sacerdoti, la lontananza dei cattolici dal seguire i precetti morali, con aumento esponenziale di separazioni, divorzi, le chiese vuote, per limitarsi alle cose più visibili, testimoniano una ridotta influenza sulla società reale, che non accetta più di farsi guidare da figure screditate e cerca risposte nella laicità, nei diritti, nella tolleranza verso tutte le identità, negli aiuti che la scienza offre per procreare quando lo si desidera, o quando non si desidera più vivere nella sofferenza.

La Chiesa finora ha prosperato sui peccatori, tantissimi, che desiderano una scappatoia alle loro malefatte e la Chiesa gliela offre, ha prosperato tra i pagani che vogliono miracoli per se stessi, per ragioni di salute, per liberarli dalla siccità o pestilenze, offre ai malati un conforto religioso in quanto le sofferenze sarebbero offerte a Dio, ha prosperato sulla ignoranza, ha illuso i poveri che saranno ricompensati nel regno dei cieli, ha condizionato i cervelli nel segno della passività sociale e politica.

Il frutto di questa filosofia è però deludente, basta guardarsi intorno in Italia, culla del cattolicesimo, con il 90% di cattolici ufficiali, in cui non ho mai conosciuto una persona che abbia letto i Vangeli, che conosca a memoria i Comandamenti, e tanto meno uno che si comporta da buon cristiano, non facendo agli altri quello che non vorrebbe fosse fatto a se stesso.

Il messaggio cristiano è chiaro e forte, non ha bisogno di essere interpretato da teologi, non ha bisogno di cerimonie, né ricchi paramenti, né chiese monumentali, non ha soprattutto bisogno di una corte medioevale che fa affari e politica. Ha bisogno di essere testimoniato dalle persone che si definiscono cristiane, con serietà e coerenza, con un rapporto diretto tra la propria coscienza e il divino.

Se passerà questo principio e questo stile di vita la citta del Vaticano diventerà un guscio vuoto e sarà la fine di un impero, fallito come tutti gli imperi.



2 réactions


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.115) 14 febbraio 2013 13:41

    Forse il Papa si sarà reso conto che "l’unica cosa che impedisce a Dio di mandare un secondo diluvio è che il primo è stato inutile" (Nicolas de Chamfort).


  • (---.---.---.200) 14 febbraio 2013 19:51

    Lectio >

    Il Cardinale Ratzinger ha seguito, da osservatore privilegiato, gli ultimi anni del Pontificato di Papa Wojtyla.

    Lo ha visto accudire con ogni cura e “sollevare” dagli impegni più gravosi relativi alla gestione degli affari curiali. Per conto del Papa ha visto agire soggetti, vicini e autorevoli, che hanno così “integrato” il Suo ruolo di “guida”.
    Un ruolo che, nel caso specifico, non può essere mai distinto dalla funzione “unificante” del Papa.
    Pena l’emersione di “individualismi e rivalità” che possono alimentare perfino delle “laceranti” divisioni.
    Benedetto XVI°, con il decadere del vigore fisico e della forza d’animo, ha visto tutto questo profilarsi nel Suo futuro.

    Per chi crede.
    Il Figlio di Dio ha scelto di “non scendere dalla Croce” perché voleva farsi carico, fino in fondo, del travaglio dell’umana caducità.
    Un Papa, che è solo uomo, non è tenuto a “farsi” eroico testimone delle sofferenze umane.
    La prima ed inderogabile responsabilità del Papa è quella di preservare, sempre, la “integrità” e la continuità del ministero Petrino.

    Da questa ferrea convinzione la decisione (diritto-dovere) del teologo Ratzinger di “rinunciare” a tanta Carica.
    La Sua “fragilità” di essere umano non ha offuscato la Sua capacità di scegliere “per il bene della Chiesa”.
    Una scelta, grave e difficile, che reca l’impronta di una Fede, senza miracoli


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