venerdì 3 aprile 2009 - Francesco Raiola

Le difficoltà di portare l’Antonveneta in teatro a Lodi

Fiorani, Lodi, Antonveneta, scandalo, carcere, pezzi di un puzzle che messi assieme rendono un periodo, un’annata, una pagina nera della nostra storia. Una storia fatta di truffe, soldi, banchieri e agiotaggio e favori tra alcuni degli uomini più potenti della finanza italiana.
 
Una storia che continua a far parlare di sé, con la forza della polemica e dello scandalo. Lo scandalo che parte da Lodi, anzi da Tavazzano con Villavesco dove da anni Giulio Cavalli e il Teatro Nebiolo portano avanti il loro progetto di teatro civile. Quando Cavalli ha deciso di portare nella città dello scandalo, al Cinema Moderno di Corso Adda “Previsioni meteo: diluvio universale – the rise and fall of Gianpy” lo spettacolo di Eugenio de’ Giorgi sul “Caso Antonveneta”, si è scatenato l’inferno.
 
Ma andiamo con ordine. De’ Giorgi ha tratto uno spettacolo servendosi di tantissime fonti, giornalisti, amici che lavoravano proprio in Antonveneta e prendendo spunto dal libro Capitalismo di rapina e racconta la scalata, i furbetti del quartierino, la storia quotidiana fatta di corruzioni, le telefonate, e sceglie di farlo con l’arma dell’ironia, in maniera violenta e comica...una storia che va avanti per parecchio tempo e che, però, rappresenta “la vittoria della giustizia sul malaffare” come dice Cavalli. Uno spettacolo in cui i personaggi (che poi è uno, dato che in scena c’è solo De’ Giorgi) si rifanno alla Commedia dell’Arte, laddove non sono imitazioni dei protagonisti, dove le trasformazioni di De’ Giorgi non porteranno subito alla mente i personaggi che grazie alle tv e ai giornali conosciamo a menadito, ma porta in scena delle maschere.
 
Quale città è più adatta di Lodi per accogliere lo spettacolo? È questa la domanda che si pone De’ Giorgi e la pone agli amministratori di Lodi che però...c’è un però... negano il teatro Alle Vigne per la rappresentazione, così incontra Cavalli il quale decide di fare tutto da sé e fa sì che i lodigiani possano vedere quello che è stato uno scandalo che ha portato Lodi sulle prime pagine di tutti i giornali.
 
Cosa è successo? Lo chiediamo proprio a De’ Giorgi: “Avevo chiesto al Comune di Lodi, nella persona dell’Assessore alla Cultura, se era possibile fare lì lo spettacolo, ma mi è stato negato e fin lì va bene, perché non è detto che uno spettacolo debba per forza essere accettato, allora ho chiesto il teatro in affitto e anche lì mi è stato detto no. Eppure lo spettacolo non l’avevano ancora visto. Quando ho chiesto ulteriori spiegazioni mi è stato detto che non era ancora il momento oltre a una cosa che mi ha fatto molto ridere, ovvero che mica a Parma avevano messo in scena uno spettacolo sulla Parmalat?”
 
La cosa che più spiace all’attore è che lo spettacolo parla “di un capitolo di storia. Ma è una storia che a qualcuno dà ancora fastidio” e che soprattutto ad andarci di mezzo siano proprio i lodigiani, che in massa sono accorsi, dice sempre De’ Giorgi, allo spettacolo milanese.
 
Anche Cavalli sottolinea l’importanza storica di questo spettacolo: “Ultimamente la memoria è rivolta troppo alla storia e non ai fatti recenti. Per una città come Lodi superare il trauma di uno scandalo finanziario di queste proporzioni non può significare scavalcarlo ma farsene carico. Proponendo questo spettacolo non vogliamo essere presuntuosi portatori di verità, ma essere stimolo per una presa di coscienza vivace e intellettualmente onesta, non a tempo determinato. La decisione è stata presa anche in considerazione delle molte richieste che ci sono pervenute”.

Il Comune di Lodi si difende e dichiara leggittima la sua volontà di non produrre lo spettacolo, cosa che rientra nella possibilità del comune. "La città ha già subito un ritratto caricaturale da tutta questa storia, ma questo certo non ha impedito a De’ Giorgi di poter mettere, con altri operatori, lo spettacolo in scena a Lodi" dicono dal Comune. "Noi non facciamo nessuna polemica - continuano - Come avviene con molti artisti e molte compagnie teatrali che si rivolgono a noi per proporre la rappresentazione di loro produzioni, qualche tempo fa abbiamo avuto un cordiale incontro anche con Eugenio de’ Giorgi, al quale è stato spiegato, con molta serenità, che il suo spettacolo sulla scalata ad Antonveneta non ci interessava. Non si tratta di preclusioni o supposti “imbarazzi” (che sarebbero immotivati) nei confronti del tema affrontato o del lavoro del signor de’ Giorgi, semplicemente, ribadisco, la cosa non ci interessa". Riguardo la frase su Parma invece al Comune si dicono meravigliati, dato che l’Assessore si è semplicemente meravigliato chiedendosi perché altri casi finanziari ben più gravi, e che a differenza di Lodi non hanno intaccato i piccoli risparmiatori, non sono stati al centro dell’attenzione: "non mi sembra che a Parma sia stata proposta alcuna versione teatrale del crack Parmalat, o a Brescia del caso Bipop-Carire, né che queste due città si siano viste affibiare frettolose patenti di “patria dei furbetti”, - dice l’Assessore - nonostante le due vicende abbiano prodotto effetti negativi ben più vistosi del caso Bpi-Antonveneta, a partire dagli ingenti danni subiti da decine di migliaia di piccoli risparmiatori, cosa che fortunatamente a Lodi non si è mai verificata"
 
Le polemiche, però, ci hanno messo poco ad arrivare e lo hanno fatto sotto forma di delegittimazione. Cavalli, ha detto qualcuno, ha fatto questo per una questione politica.
 
“Non me ne frega niente della politica come vogliono fare passare alcuni, faccio questo spettacolo perché mi piace, concordo e appoggio. Mi appello a una sorta di Art 21 del teatro per cui una cosa per essere contestata deve essere prima vista” risponde Cavalli “Ho spostato uno spettacolo del mio cartellone perché io faccio anche il promotore culturale e in questa veste dico ‘Facciamo in modo che i lodigiani lo vedano. Poi hanno tutto il diritto di applaudirlo se gli piace o di contestarlo. Ma diamogli questa opportunità’”.
 
Il paradosso è che il libro di Paolo Biondani, Mario Gerevini e Vittorio Malagutti, edito da Chiarelettere, a Lodi è stato anche presentato, quindi la domanda nasce spontanea. Perché negare il teatro alla compagnia? Anche a questa domanda risponde Cavalli: “Questa è una cosa che non capisco, anzi forse capisco troppo bene. Il teatro infatti è una forma d’espressione dirompente”, “Quello di De Giorgi è uno spettacolo molto bello raccontato con ironia. Queste cose si possono raccontare o prendere per il culo e De Giorgi ha preferito scegliere la seconda e io, si sa, sto con lui”.
 
Insomma le polemiche continuano e non si fermeranno alemeno fino al 23 aprile quando lo spettacolo andrà in scena....vediamo che cosa succederà.
 



2 réactions


  • paolo praolini (---.---.---.153) 3 aprile 2009 22:12

    Lo so, purtoppo una rappresentazione teatrale è molto più incisiva della lettura di un libro, arriva a freddo a colpire nel segno.
    Allora questo spiega la paura di alcuni.
    Probabilmente questi fatti ancora così vicini, determinano a livello locale forti pressioni nei confronti delle amministrazioni.
    Ma l’importante è che se ne parli, soprattutto che la gente conosca la realtà dei fatti.
    Aspettiamo il 23 Aprile allora.


  • Francesco (---.---.---.159) 21 aprile 2009 09:28

    salve, leggo che fra i soggetti promotori dell’organizzazione per lo spettacolo a Lodi c’è l’associazione Adelante; so che l’assessore alla cultura del comune di Lodi è/era componente dell’associazione Adelante, ma qualcuno non si sente seduto un po’ scomodamente sulla poltrona? e dentro l’associazione non si vive una certa difficoltà?


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