mercoledì 27 giugno 2012 - Zag(c)

Economia: le barzellette che ci raccontano

Oggi ha fatto la pipì il gatto ed è per questo che lo Spread è salito, e ieri siccome la Spagna ha chiesto aiuto al FMI, in Italia è aumentato lo Spread. Il mese scorso invece i mercati aspettavano il taglio per i pensionati ed è per questo che lo spread è sceso. Insomma ci prendono per i fondelli. Il Main stream e i cosidetti giornalisti esperti , economisti seri, non solo quelli che hanno letto l'economia sul bignami, ma anche quelli bocconiani , ma di parte, quelli che stanno dalla parte del potere, così ce la raccontano. Ed oggi il potere è nelle mani della grande e piccola finanza.

Se ci si sofferma un attimo ad analizzare i dati macroeconomici si può prendere atto di due verità, a mio parere. Primo che il governo Berlusconi fosse la causa dell'avanzare dello Spread e che il successivo governo Monti lo avrebbe tenuto sotto controllo era totalmente una frottola, che l'aggravamento della crisi, il non averla nè prevista, nè aggredita per tempo, è sicuramente una concausa da addebitare al governo Berlusconi.

La sua caduta di fiducia da parte dei mercati, nella presa d'atto della sua incapacità a far diventare operativi i desideri degli stessi, è insieme la causa della sua caduta e la salita del governo Napolitano-Monti. Infatti, da entrambi i governi, le medicine propinateci sono le stesse. Le ricette dettate e scritte dallo stesso medico. Da questo si può affermare che la fiducia nello Stato e la sua capacità a pagare i debiti contratti non è causa dell'alternarsi dello Spread.Il debito pubblico con il salire dello Spread c'entra come la cacca con il cioccolato. Vi sono paesi con debiti pubblici ben più alti del nostro e non sono sotto attacco dei mercati.

Ed è altresì, ormai, palese, che le misure recessive, adottate da tutti i paesi europei sotto attacco da parte dei mercati e, sopratutto, misure recessive tutte a carico dei lavoratori e ceti medi produttivi e taglio delle spese nel welfare con lo Spread non c'entrano nulla. Vale solo sottolineare che molte delle misure prese dall'attuale governo, che certo non si può dire sia malvisto dai mercati, siano state prese non nell'ottica del calo dello Spread, ma nell'ottica, cosi l'hanno venduta,delle riforme per la crescita i giorni pari, e per eliminare il precariato i giorni dispari, il sabato e la domenica invece per attirare finanziamenti produttivi. Ma quelle misure, prese in nome della diminuzione del debito, taglio dei lavoratori delle PA e amenità di questo segno, anche qui tutte a senso unico, non hanno intaccato di un solo punto lo Spread, il quale continua ad andare su e poi giù ed ancora su, indipendentemente da tutto e da tutti.

Ci allontaniamo sempre più dal burrone, ma questo si allarga sempre più. Così ha avuto modo di dire il nostro Presidente del Consiglio. Allora, da persone ragionevoli, ci dovremmo chiedere , ma dovremmo chiedere sopratutto ai politici che parlano a nome dei lavoratori, ma quale barzelletta ci state raccontando? E' certo che tra l'andamento dello Spread e le misure che state adottando e che continuerete ad adottare, non vi è nessun rapporto di causa ed effetto e che le medicine che ci state somministrando, forse, potranno curare qualche altro male, ma non certo lo Spread.

E allora, dovremmo chiedere, non è forse il caso di fermarci un attimo e cambiare profilassi? E senza essere bolscevichi, forse non è il caso di prendere atto che la finanza (quella cattiva naturalmente), da tutti definita come il male assoluto, la causa dei nostri problemi , non debba essere messa sotto controllo e sotto sorveglianza con regole rigide e ferree

Se ci allontaniamo sempre più dal burrone, ma questo si allarga con velocità maggiore, non è il caso di fermare questa voraggine, invece di scappare da essa? Per usare la stessa metafora del nostro sobrio e compassato Presidente. E per poter fare questo, non è il caso di cambiare politica, o quella che si presenta come tale? Continuare su questa strada non è forse da sciocchi o da sudditi?



2 réactions


  • Geri Steve (---.---.---.241) 27 giugno 2012 12:59

    che, a livello mondiale, la politica abbia rinunciato a governare la finanza e l’economia è -purtroppo- cosa giustissima: una ventina d’anni fa si è cominciato a chiamare "globalizzazione" questo problema.

    Se questo non fosse avvenuto, oggi non avremmo gli attacchi speculativi che allargano lo spread, ma subiremmo ugualmente uno spread legato alla -meritata- scarsa fiducia che dà l’Italia: quella sì che è una causa vera, e il debito pubblico ne è componente importante, aggravato dal fatto che l’Italia è un paese capace di votare perfino un Berlusconi e un Bossi.


  • (---.---.---.230) 27 giugno 2012 15:25

    Veramente il problema nasce con l’emergere di una politica neo liberista chiamata monetarismo. Inizio anni ’80 con l’inizio della crisi industriale e la caduta verticale dei profitti dei capitali produttivi. E il ricorso al finanziamento internazionale con emissioni di titoli di stato nasce dal debito privato sostenuto dal debito pubblico per sorreggere il capitale industriale in netta caduta sui mercati internazionali. Ricordi Craxi Pomicino e la finanza allegra dei De Michelis e dello stesso Pomicino? Il debito pubblico di per se non è un problema, non lo è mai stato non lo è per i maggiori paesi del mondo. Perché lo diventa per noi? e lo diventa proprio in questo momento di crisi delle banche private piene di titoli tossici, sottocapitalizzate ?
    Una risposta a questa domanda occorre che ce diamo, altrimenti andiamo dietro le barzellette che ci raccontano che a differenza di quelle berlusconiane non fano nemmeno ridere. ( ammesso che le prime lo facessero)
    Zag(c)


Lasciare un commento