venerdì 29 ottobre 2010 - Gianleonardo Latini

La vita si allunga, la qualità scarseggia

Le attese della vita si sono allungate ed è giusto che si allunghi anche il periodo dell’attività lavorativa, ma la qualità della vita in Italia non può essere paragonabile a quella dei paesi europei ed in particolare quelli scandinavi. Il nord Europa offre una serie di servizi che in Italia si può riscontrare solo in pochissime piccole realtà del centro-nord.

L’Italia si trova, a pari merito con la Francia, al quarto posto in quanto al peso fiscale, ma per la qualità dei servizi erogati possiamo essere invidiati da ben pochi paesi.
 
La pressione fiscale svedese sfiora il 50% e vengono forniti servizi per migliorare la qualità della vita a tutti i cittadini, anche alle fasce migranti, destinando il 3% del Pil. In Francia è il 43,2% con un Pil del 2,5% destinato al welfare. La Danimarca con 3,7% e la Germania con 2,8%, mentre l’Italia impiega il 1,4% del Pil relegandola all'ultimo posto in Europa per le spese per la famiglia e la maternità, ma la spesa per invalidità, vecchiaia e pensioni ai superstiti è la più alta nell'UE.
 
Sono cifre che possono sembrare oscure se non quantificate in Euro, ma può dare un’idea di quanto in Italia non viene tenuto in debita considerazione la necessità di asili come di scuole, di biblioteche come di centri culturali, di assistenza domiciliare come di facilitazioni sull’accesso ad un’abitazione.
L’Italia si dimostra, in percentuali, alquanto parsimoniosa nella cultura come nella ricerca, ma magnanima nell’elargire compensi ai politici e ai loro galoppini, all’esercito impiegatizio delle strutture parlamentari e ai questuanti.
È estremistico chiede un approfondito studio sull’incidenza dell’ambiente sulle aspettative di vita? Vivere in una località dalle condizioni climatiche e economiche favorevoli influenzano positivamente sulla longevità? Gli studi inglesi su alcune zone di Londra dimostrano di sì. Abitare a Chelsea non è uguale che trascorre la vita, giorno dopo giorno, in un quartiere popoloso, rumoroso e carente di servizi.
 
Vivere sul Gianicolo non è come stare a Tor Tre Teste. Avere l’appartamento con vista sul verde o con panorama su Roma, non è lo stesso che aprire la finestra e trovarsi il dirimpettaio in canotta sdrucita o vivere nei pressi di una discarica. Ci sono anche le eccezioni di baracche con panorama le abitazioni dei facoltosi.
 
Sempre dalla Gran Bretagna giunge anche la notizia che il vivere in città di antica fondazione si è più protetti contro le malattie infettive gravi. Il Dna, di persone che vivono in città da più generazioni, si modifica per proteggere ad esempio dalla Tbc, con una selezione dei geni più adatti per vivere in zone popolate.
 
La Francia, in uno studio dell’associazione britannica per i consumatori Uk Switch, viene ritenuto il posto dove si vive meglio. I fattori presi in considerazione sono limitati alla media di ore lavorative a quelle di luce, dall’età in cui si va in pensione al reddito familiare. L’Italia occupa l’ottavo posto su dieci paesi (Spagna, Danimarca, Polonia, Germania, Olanda, Svezia, Gran Bretagna e Irlanda) presi in considerazione, dopo di noi la Gran Bretagna e l’Irlanda, perché, per esempio, gl’italiani, rispetto ai francesi, lavorano in media lo stesso numero di ore ma i nostri connazionali fanno meno vacanze e vanno in pensione più tardi. Nello studio non si fa cenno ai servizi forniti, alla qualità del trasporto e alla disponibilità verso il prossimo, anche l’altruismo e un fattore benefico alla qualità della vita, limitandosi alla soddisfazione retributiva.
 
Quanti operai ed impiegati possono vivere a Kensington e quanti benestanti dirigenti e professionisti hanno problemi pensionistici? È differente tassare il 40% di 2.000 euro e il 50& di 20.000. Ai primi resta 1.200 euro, mentre ai secondi andranno sempre 10.000 per i loro bisogni. C’è chi lavora più di altri o c’è chi si sporca le mani più di altri. Se è necessario fare dei sacrifici per offrire un futuro migliore ai nostri figlio nipoti, sarebbe apprezzabile trovare una proporzionalità e sapere che i politici rinunciano a qualche privilegio sarebbe consolatorio. I Governanti, in un momento di crisi finanziaria, chiedono sacrifici, ma spesso accresce solo la diseguaglianza tra ricchezza e povertà.
 
Il tema della Diseguaglianza è stato affrontato in diversi libri: L'economia giusta (Edmondo Berselli) e Ricchi e poveri Italia e le disuguaglianze (Maurizio Franzini), ma anche in occasione del Festival del Diritto a Piacenza, senza necessariamente fogliare Operai (Gad Lerner).
 
Le statistiche sulle aspettative di vita che si allunga dovrebbero essere controllate. Molti sono le persone che muoiono entro i primi cinque anni dall’andata in pensione.
 
Chi sopravvive, in gran parte uomini, avranno la possibilità di trascorrere gli anni di vita rimanente con lo svilupparsi e l’inasprirsi di malattie degenerative come Alzheimer o il Parkinson, la cecità e la cardiopatia, per non dimenticare mali meno incurabili, ma ancora letali come leucemie e tumori.
 
Anche con le malati terminali si è data la possibilità di allungare la vita, quando in Africa o in Asia basta un raffreddore per concludere la vita nella popolazione infantile, ma la qualità non può essere direttamente proporzionale alla somministrazione medicinali per la terapia del dolore.
 
In Giappone hanno scoperto che molti ultracentenari mancano all’appello. Persone morte in casa da sole e altre proseguivano a vivere solo amministrativamente, permettendo ai familiari di continuare a ricevere la pensione. Ma vi sono dei giapponesi, sempre più numerosi, che decidono di trasferirsi in paesi dove il costo della vita è più basso e le relazioni umane più facili. Una prospettiva che sarebbe utile alla sopravvivenza di molti italiani titolari di misere pensioni.
 
Una parte della politica italiana guarda con ammirazione la democrazia sotto tutela nella Russia di Vladimir Putin e Dmitrij Medvedev, con i variegati intrecci economico-finanziario-politico-malavitosi, e invidiano la Cina per il suo capitalismo di regime, con una classe operaia senza tutele, ma che inizia a scioperare.
 
L’Italia è allineata alla tassazione scandinava e vuole avere il pugno di ferro anglo-francese sul tema dell’immigrazione, come cerca di importare tutto quello che impedisce una società multiculturale.
 
Visioni unilaterali per un comune sofferenza, avversando una società del benessere modello nordeuropeo.
 
La realtà è che l’Italia soffre di un Welfare fragile, evidenziato nella legge di stabilità finanziaria per il 2011. I tagli al Welfare, o detto all’italiana ai servizi sociali, vede azzerato il Fondo non autosufficienti, dai 400milioni di euro stanziati per l’anno in corso, l’edilizia sanitaria pubblica scende da 2 miliardi e 120 milioni a 236 milioni. Viene dimezzato il sostegno della gioventù e ridotte dell'80% le risorse per la ricerca nel settore sanitario pubblico.
 
Il materia sociale viene abolito l’importo corrisposto alle regioni e il fondo da ripartire per le politiche sociali cala da 435,2 milioni a 75,3.
 
Misure draconiani che forse potranno essere contenute durante la discussione parlamentare, ma che sicuramente punisce l’assistenza domiciliare, con il 10% degli anziani che ne necessitano in diversa misura.
 
Con questi presupposti il futuro della contrattazione sindacale è nell’ottenere servizi per la comunità più che degli esigui aumenti salariali. Il salario dovrà essere equiparato all’aumento del costo della vita, ma è importante il salariato possa usufruire di una serie di servizi come gli asili nido, i poliambulatori, dei centri culturali, etc. Servizi che vanno ad incidere sulla busta paga, ma se fossero forniti gratuitamente dal datore di lavoro le richieste contrattuali sarebbero inferiori e la società o l’istituzione avrebbero comunque un investimento.
 
Sembra scontato che la possibilità di potersi scegliere il paese dove vivere aiuta alla qualità e durata della vita, ma si hanno molti esempi di longevità felice in località remote e spesso senza l’energia elettrica. Non sono i soldi, o almeno non solo, ha dare maggiori opportunità di vivere più allungo. Forse due libri come Felici a costo zero (Antonio Mazza) e Un anno a impatto zero (Colin Beavan), potrebbero suggerire come superare i momenti di difficoltà, senza ricorrere alla tessera della Caritas o agli escamotage del Last Minute Market, ma anche ai suggerimenti del sito Non Sprecare.
 
Un aiuto può venire anche dalla Rete, come con il sito Spesafacile, con la collaborazione l’associazione di consumatori Adiconsum, promosso per confrontare, risparmiando, le offerte dei vari supermercati, ma anche affiliandosi ad uno dei Gruppi di Acquisto Solidali (www.retegas.org - www.intrage.it - www.economia-solidale.org) o rivolgersi, con le dovute cautele, anche all’Altra Economia (www.altreconomia.it/site/ - www.cittadellaltraeconomia.org/).
 
Ma questo riguarda al bilancio famigliare, per garantire una longevità qualitativamente apprezzabile è sconfortante sapere di dover confidare in un’eredità o in una vincita, possibilità remote per molti, in attesa che la politica si interessi della salute degli elettori.
 
Anche se le diseguaglianze nell’Occidente ci crea del disagio, potremmo rivolgere un po’ di attenzione al miliardo di persone, 8 milioni delle quali sono bambini, che muoiono di fame o attendere che la fascia sociale agiata e privilegiata, senta un disagio esistenziali e voglia sovvertire le regole per una vita migliore ed egualitaria, come nel libro Millennium People di J.G. Ballard.
Non va meglio nell’Unione europea, una delle zone più ricche al mondo, con il 16% dei suoi abitanti non riesce a soddisfare le proprie necessità primarie. Sono 78 milioni di persone, di cui il 19% di bambini, attualmente esposti al rischio di povertà, con un reddito inferiore al 60% del reddito medio familiare registrato, rapportato al loro Paese.
 
Dati non incoraggianti in questo 2010, Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, ma è sconfortante anche i dati italiani resi noti nell’annuale Rapporto 2010 su povertà ed esclusione sociale in Italia, redatto dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione E. Zancan, edizioni Il Mulino, con oltre 8milioni di poveri a rischio, differenziandosi di oltre 500mila da quelli per difetto dell’Istat, ma confermando una maggiore povertà del Sud.
 
Una fascia sociale che trova un sopporto prezioso nelle numerose associazioni di volontariato, non solo con mense, ma anche attraverso la distribuzione di generi di prima necessità, per venire incontro a chi non riesce ad andare oltre la terza settimana con il proprio stipendio, attraverso la raccolta che la Fondazione Banco alimentare organizza ogni ultimo sabato di novembre, quest’anno il 27, con la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare (www.bancoalimentare.it/). Una raccolta pianificata in molti supermercati per poi, attraverso le 8mila associazioni che fanno capo al Banco alimentare, distribuire gli alimentari.
 
Il 23 ottobre di quest’anno è avvenuta la sesta raccolta alimentare della Caritas Diocesana di Roma, in collaborazione con il Gruppo SimplySMA, per fornire gli Emporio Caritas, a Roma come anche a Prato e a Pescara.
 
Questa è la realtà in una ricca regione dell’Occidente, con ammortizzatori sociali e organizzazioni di muto sostegno. L’Umanità nelle zone povere del Pianeta soffrono non solo l’indigenza, ma la carestia e la siccità, oltre ai soprusi dei potere locali.
 
Sognare aiuta a vivere meglio e allungo, in barba ai politici logorroici e ansiogeni, ai giornalisti frustrati da scoop mancati e a chi pensa al proprio giro vita e manca alle promesse.



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