mercoledì 18 dicembre 2019 - Osservatorio Globalizzazione

La sfida geopolitica della Brexit

La Brexit è appena iniziata. Con la vincita a mani basse dei Tories di Boris Johnson in Gran Bretagna si dà il via alla prossima pagina di storia della geopolitica mondiale.

Dice il Dao de Jing di Lao Zi:

“Ciò che vuoi contrarre devi prima espandere,

ciò che vuoi indebolire devi prima rafforzare,

cio che vuoi rifiutare devi prima esaltare,

ciò che vuoi prendere devi prima dare.

Questa è detta “la visione sottile”.

Il morbido e il debole sopraffanno il duro e il forte.

I pesci non possono lasciare le acque profonde.

Gli affilati strumenti dello stato non possono essere mostrati ad alcuno.”

La Cina di Xi Jinping saprà guidare la sua contrazione, dopo la sua espansione, come suggerisce il più grande dei maestri taoisti? Oppure questo momento attuale delle cose è una espansione che porterà fino alla dispersione?

Tanto è che lo scenario geopolitico che le viene proposto, ovvero quello anglosassone, si affaccia sulla finestra capitalista democratica e borghese che capitalista democratica e borghese lo è da tempo, da secoli. Mentre la Cina si può dire non democratica, appena borghese e di un capitalismo anticapitalista, almeno che il capitalista non sia lo stato.

Forse sta proprio in questo il potere contraente che accompagna l’espansione: sono illiberale, ma sono anche capitalista. Sfrutto il libero mercato, ma non lascio la libertà di interpretarlo.

L’arma in pugno che i cinesi hanno al momento sono il più grande gruppo navalmeccanico al mondo, del quale però senza mercato non se ne farebbero di nulla e di cui ne necessiteranno soprattutto per il bisogno di importare, e la tecnologia, di cui restano i principali concorrenti su piazza proprio gli americani.

Nelle mie precedenti osservazioni avevo cercato di seguire la pista della Brexit come possibile chiave di volta che sarebbe andata a sbloccare lo stallo geopolitico e che apriva alla Cina la possibilità di entrare sul tavolo da gioco dei players globali.

Brexit is done, or almost done.

Si apriranno da oggi in poi le negoziazioni a livello planetario per far transitare il colosso giallo verso il mare oceanizzante del capitalismo finanziario moderno.

L’acuirsi delle proteste di Hong Kong, anche degli ultimi giorni, tengono a bada il dragone. La Greater Bay Area diventa così lo stargate che potrebbe trasformare l’opulenza del mitologico animale alato in un maiale da scannare.

Trump ha immediatamente fatto sapere al mondo intero attraverso i social media, qualche ora dopo la notizia della vincita di BoJo, quali sarebbero stati i suoi prossimi passi con la Cina: “Siamo d’accordo per andare verso un ampio Accordo di Prima Fase con la Cina. Hanno condisceso ai cambiamenti strutturali richiesti e ad un massiccio acquisto di prodotti agricoli, energetici, manifatturieri e molto altro. Il 25% sulle tariffe resterà come detto. I dazi imposti al 15 Dicembre non saranno applicati perché abbiamo fatto l’accordo. Cominceremo immediatamente le negoziazioni della Fase Seconda, invece di attendere per le elezioni del 2020. Questo è un meraviglioso affare per tutti. Grazie!”

Presto detto. Il ricatto di Hong Kong ha funzionato alla grande insieme ad una Brexit dallo sfondo giallo. La Gran Bretagna esce dall’Europa con la benedizione di USA e Russia e con grandi somme di renminbi in pancia.

La Cina almeno per adesso sui mercati resta sotto scacco e gli Stati Uniti si sono assicurati parte dell’export per i prossimi anni, così come l’Inghilterra.

Resta il fattore politico e quindi “l’Europa di mezzo”.

Questo spostamento di asse con l’Inghilterra fuori EU, potrebbe in realtà rafforzare il potere negoziale dell’Italia all’interno dell’Europa di cui Francia e Germania non potranno fare a meno, dato il nostro rapporto privilegiato con la Cina e la nostra posizione territoriale strategica per i porti sul Mediterraneo.

Ma già dalla Libia ci fanno sapere che tira brutta aria e che presto il conflitto vedrà protagonisti Turchia e Russia.

Per quanto riguarda l’Inghilterra di nuovo non potrà che trarne beneficio e molto velocemente. Fuori dai vincoli europei e senza le incombenze e le responsabilità politiche, giocherà lei e la sua costellazione del Commonwealth un ruolo fondamentale per la sicurezza dell’alleanza atlantica a livello mondiale in amicizia all’Europa e quindi da una posizione di vantaggio rispetto alla nostra mantenendo con l’Europa anche i privilegiati rapporti commerciali.

L’Europa a lungo termine non potrà che guadagnare da questo scenario che può apparire infausto a primo sguardo. Ma noi siamo abituati a guardare lontano.

È dello spirito della valle, che vorrebbe essere davvero verde, la sua qualità yin, qualità che permette di essere sempre inesauribili.

Lo spirito della valle è femmina, è sottile. Per espandere dovremmo contrarci. Nell’espanderci ci contrarremo.

Lo so, non è facile comprendere il taoismo, ma mettiamola così: non si può concepire il pieno senza vuoto e viceversa, ed entrambi fanno parte insieme di uno stadio simultaneo in contemporanea dell’ordine delle cose.

Nell’ottica del micro e del macrocosmo.

La finanza si estende, da qualche altra parte si contrae. La forza si acquista nella contrazione, si disperde nell’espansione. Alla massima contrazione segue massima espansione e viceversa. Difficile è mantenere l’equilibrio costante.

Tornando alla cosa politica, l’unico esempio socialista e democratico al tempo stesso sarà quello europeo in un mondo che si è piegato alla finanza dominante che non tarderà a riproporre la risacca che arriva puntuale con il vuoto di iniziativa dato dalla dispersione.

In economia c’è chi punta tutto sull’etichetta e chi ai contenuti.

E la sfida geopolitica che si sta aprendo sta tutta qui ed è quello che ci attende. Nemmeno la Cina, credo, si lascerà esaurire del tutto, riscoprendo attraverso la Via della Seta i suoi contenuti fino alla “Valle Europea”.

Riporto qui di seguito un breve estratto da un libro pubblicato nella prima edizione dalla casa editrice di stato cinese e ripubblicato in inglese a Pechino nel 1960, che raccoglie parte dell’opera scritta di Mao Zedong e lascio a voi le riflessioni.

“Che cosa è infine il carattere della rivoluzione cinese allo stadio attuale?

È democratica e borghese oppure una rivoluzione proletaria-socialista?

Ovviamente, non è la seconda, ma la prima.

Da quando la società è coloniale, semi-coloniale e semifeudale i primi nemici della rivoluzione sono stati imperialismo e feudalesimo, e dal momento che l’obiettivo della rivoluzione è quello di rovesciare questi due nemici con i mezzi di una rivoluzione democratica e nazionale, nella quale a volte la borghesia partecipa, e siccome la fine della rivoluzione è diretta contro l’imperialismo e il feudalesimo e non contro il capitale e il capitalismo della proprietà privata in generale – anche se la grande borghesia inganna la rivoluzione e ne diviene nemica- e dal momento che tutto questo è vero, il carattere della rivoluzione cinese allo stadio attuale non è proletaria e socialista, ma democratica e borghese.

Nonostante ciò, ai giorni di oggi, la rivoluzione democratica e borghese non è più quella vecchio stile, ma di un nuovo tipo.”

Cosa è mai stata la rivoluzione se non rivoluzione borghese?

 




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