venerdì 29 settembre 2017 - Antonio Gallo

La scrittura inutile

Forse il titolo è troppo forzato, ma credo che rispecchi la realtà. La durata della connessione-lettura ad una pagina web, nel migliore dei casi, non supera i trenta secondi. Bisogna essere non solo particolarmente veloci nella lettura per arrivare alla conclusione del primo paragrafo. E’ importante anche che chi legge sia interessato all’argomento. Può anche accadere che si conosca chi scrive ed allora l’interesse del lettore aumenta. 

Non bisogna essere delusi o illusi, la realtà è questa. Data l’infinita quantità di materiale presente in rete, una “realtà liquida” che scorre inesorabilmente 24 ore su 24, una vera e propria alluvione incontrollata ed incontrollabile. Non è una questione di attenzione per i contenuti, non è colpa di chi scrive. L’uso del web ci ha fatto diventare tutti più veloci e ricettivi a discapito della lentezza, ma anche della riflessione, elementi entrambi decisivi per affrontare contenuti complessi.

La cosa curiosa, però, è che gli “scrittori” fioriscono come funghi. Le "scritture" in rete fioriscono in tutte le stagioni, per ogni tipo di argomento, in tutte le possibili forme che il digitale offre: parole, suoni ed immagini. La ragione di questo va ritrovata nel fatto che la scrittura ha assunto una funzione senza dubbio terapeutica. 

Tutti concordano sul fatto che scrivere porta benessere, soprattutto per chi scrive. Chi comincia non ne può più fare a meno. Scrivere migliora la capacità di introspezione, mette ordine nei pensieri e genera una narrazione, uno “storytelling” per dirla con una parola alla moda, che completa la propria personalità, affina il proprio “business”, aumenta la creatività e gli interessi. 

Lo “storytelling” è uno strumento di persuasione, comunicazione ma soprattutto di riflessione. E' in grado cioè di interpretare la realtà e costruire significati. Questo lo verifichiamo ogni volta che scriviamo. Da un'idea confusa, nasce un concetto, un progetto mentre si scrive. Io personalmente non so quasi mai dove andrò a parare una volta che mi sono messo alla tastiera. Se provo ad usare la penna, incontro difficoltà impreviste ed impensabili quando non c’era, non dico il pc, ma nemmeno la macchina da scrivere. 

Il mio pensiero va a quando, ragazzino, nella tipografia paterna osservavo i compositori i quali dai grandi cassettoni delle lettere di piombo, le prendevano una ad una e componevano la riga sul tipometro. Riga dopo riga, davano poi vita alla “forma”, la quale, messa in macchina, opportunamente inchiostrata, generava la pagina. 

Adesso io, con le mie dita sulla tastiera, in maniera veloce e dinamica, in poche battute, dò vita alla pagina, andando dritto al cuore della comunicazione, quello del “senso” della scrittura, e la propongo al lettore, in tempo reale, superando spazio e tempo. 

Essa rimane nel tempo e si allunga nello spazio infinito della rete. Vi pare poco? Ma se la scrittura è terapeutica, liberatoria e libertaria, la stessa diventa del tutto inutile se non diventa lettura. In un prossimo post mi occuperò della sua importanza. 



6 réactions


  • Marina Serafini (---.---.---.180) 30 settembre 2017 09:10

    Scrivere con la penna piuttosto che con la tastiera può rallentare il timing di espressione di un contenuto e limitarne la modalità espressiva, certo, ma non credo possa impedire l’estrapolazione di un pensiero. Almeno, per chi sa e vuole davvero scrivere. É chiaro che oggi la multimedialitá disponibile offre un linguaggio più completo e certamente capace di una maggiore incisività, ma a mio avviso non é un sostituto assoluto della scrittura "tradizionale" - nel senso di carta e penna -, bensì uno strumento diverso. Che poi oggi molti lettori, assorbiti i ritmi veloci di una esistenza frettolosa, prediligono una percezione di tal fatta non toglie dignitá all’altro metodo, piuttosto stimola chi lo utilizza a sforzarsi di piú per una resa migliore. Di scribacchini, o scrittori del nulla, ve ne son sempre stati. Figurarsi adesso, che i nuovi strumenti seducono tutti i sensi all’istante e in contemporanea!!! Bei pacchetti decorati e scintillanti, ma pur sempre pieni di nulla. Ma un fruitore attento, attivo, e intelligente sa cogliere e sa rifiutare. Quanto al resto, il mondo é grande, e chi vuole far solo rumore - a mio avviso - è libero di farlo.. Un saluto


  • GeriSteve (---.---.---.16) 30 settembre 2017 11:23

    Leggo una frase che condivido appieno:
    "L’uso del web ci ha fatto diventare tutti più veloci e ricettivi a discapito della lentezza, ma anche della riflessione, elementi entrambi decisivi per affrontare contenuti complessi."
    Da qui l’autore va a discutere vantaggi e svantaggi di una scrittura veloce e meno riflessiva.

    Consiglio un ottimo libretto che tratta a fondo l’argomento "comunicazione veloce e i suoi effetti; è: "Elogio della ribellione", scritto da Lamberto Maffei, che denuncia i gravissimi pericoli di questa comunicazione, e li denuncia dal punto di vista di un neurologo, preoccupato sopratutto per lo sviluppo cerebrale dei giovani.

    Tentando una sintesi:

    la comunicazione veloce impone di "capire tutto" velocemente, cosa che si può fare soltanto con l’emisfero destro, capace di collegare tanti stimoli diversi e interpretarli, mentre il sinistro è più adatto alla analisi sequenziale di ogni elemento e alla riflessione.

    Utilizzare tanto l’emisfero destro disabitua tutti ad usare il sinistro e in particolare nei giovani ne inibisce lo sviluppo, lasciandolo atrofizzato.

    Il risultato è la diminuzione o perdita totale della capacità di riflettere bene su un certo argomento.

    Oltre ad un danno individuale c’è anche un preoccupante danno sociale: la trasformazione dei cittadini in un popolo capace di recepire i tanti stimoli esterni, specialmente quelli che devono essere acquisiti in tempi stretti (TV, radio, filmati...) ma sempre meno capace di elaborarli e rifletterci creando così una opinione personale sui singoli argomenti.

    Se gli stimoli esterni provengono da una fonte centralizzata (Big brother Orwelliano, o una qualsiasi dittatura reale) o da fonti apparentemente diversificate ma sostanzialmente tutte controllate, accade che quasi tutti ricevono gli stessi stimoli, quasi tutti ne comprendono il significato, e quasi tutti sono incapaci (o non hanno il tempo o l’interesse o l’abitudine) di elaborare le loro diverse opinioni personali sugli argomenti trattati.

    Il risultato è una popolazione di individui che la pensano tutti nello stesso modo, una popolazione facilmente controllabile da chi controlla l’informazione veloce, che in genere è la stessa oligarchia che controlla il potere politico e quello economico.

    In analogia con Stephan Hessel, che ci ha lasciato il suo breve ma forte messaggio in: "Indignatevi", qui Maffei ci ricorda l’urgenza di ribellarsi all’indottrinamento dell’informazione veloce.

    La scrittura lenta e, ancor più, la lettura lenta sono gli strumenti necessari per riflettere, quanto serve, su ciò che si scrive e si legge.

    GeriSteve


  • kindlyreqd (---.---.---.83) 30 settembre 2017 13:51

    Può darsi che le cose stiano davvero così. O anche peggio di così.

    Ma se è vero che "gli stimoli esterni provengono da una fonte centralizzata .. omissis ... o da fonti apparentemente diversificate ma sostanzialmente tutte controllate, ... omissis ..  da chi controlla l’informazione veloce", resta da spiegare come sia possibile a quella oligarchia sfuggire alle sue stesse trappole

  • Antonio Gallo Antonio Gallo (---.---.---.115) 30 settembre 2017 14:53

    La connessione "pensare-scrivere-leggere" è simile ad un "loop", un ciclo continuo che un tempo si materializzava nella scrittura a mano. Oggi, con l’avvento del digitale, la tastiera si inserisce in maniera diversa dalla penna in questo processo conoscitivo che trova un suo nuovo proprio spazio che non esisteva prima: la rete. Tutto è destinato ad essere diverso. Pensateci ...


  • Marina Serafini Marina Serafini (---.---.---.75) 30 settembre 2017 23:36

    É vero, l’acquisizione veloce delle informazioni attraverso il poliverso linguaggio multimediale, che si espande virtualmente grazie anche alla rete, arriva inevitabilmente ad allenare la mente dei fruitori ad un funzionamento differente dal modo delle precedenti generazioni. Lo sta gia’ facendo e non può fermarsi. Col mutare degli strumenti disponibili, cambia anche il modo di usare le nostre risorse personali - in primis quelle gnoseologiche. Da qui, a cascata, cambia il modo di vedere il mondo e di fruirne. Un inevitabile funnel che spinge verso un circolo che nessuno desidera divenga vizioso. Allenare l’ emisfero destro più del sinistro potrebbe essere una grande rivoluzione, i cui meriti potrebbero essere riconosciuti nella riscoperta del lato emotivo e creativo del nostro essere. Una rivalutazione della capacità analogica del comunicare sarebbe davvero opportuna, in una società come quella attuale, in cui domina la razionalità come unico vessillo di verità assoluta. Quanto alla velocità, tristemente e spesso a ragione legata alla superficialità, giá ne cogliamo gli effetti nei giovani, che trovano difficile restare a lungo concentrati su un concetto. In un mondo interconnesso, in cui una infinità di notifiche richiama continuamente l’attenzione degli utenti, sparpagliandola in direzioni plurime, e in cui la ricerca di una informazione spalanca una quantità ingestibile di risposte... Beh é facile lasciarsi tentare dalla distrazione e dalla voglia di semplificare. A Roma si dice che "il troppo stroppia", ma la vera problematica non é nella quantità delle informazioni disponibili - sempre auspicabili, per carità -ma nel modo in cui si é in grado di fruirne. E scusatemi se torno a citare la scuola e la responsabilità degli insegnanti (scolastici o meno). Le generazioni si educano tra loro, alle precedenti sta la responsabilità di accompagnare le successive nel mondo, per orientare a capirci qualcosa e a operare per renderlo un posto gradevole e utile. Laddove questo non avviene o avviene in modo sbagliato si va ad innescare un avvitamento auto ed etero-lesivo. E nell’attualità non mi pare ci troviamo messi proprio bene...


    • Antonio Gallo Antonio Gallo (---.---.---.184) 1 ottobre 2017 08:31

      Grazie Marina Serafini per questa tua lunga e fondata riflessione sulla qualità della scrittura contemporanea. Le parole chiave a questo punto mi sembra possano essere quelle di sempre: come armonizzare passato, presente e futuro in una società come la nostra in cui è scomparsa la storia e tutto sembra essere "attuale" .... Abbiamo bisogno di saper fare sintesi ... Per ora buona domenica ....


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