mercoledì 30 giugno 2010 - Raffaele Coniglio

La sciocca idea della divisione territoriale del Kosovo

La sciocca idea della divisione territoriale del Kosovo
KOSOVO: LA VOCE DEL CONIGLIO
 
L’idea, forse nata proprio a Belgrado, è iniziata a circolare all’interno di ambienti politici serbi ed ha trovato il sostegno di qualche autorevole istituzione internazionale.
 
Lo scambio dei territori, quasi si trattasse dell’equa ripartizione di un numero pari di cioccolatini, riguarda la divisione del nord del Kosovo, zona a maggioranza serba, che dovrebbe passare alla Serbia, in cambio dei territori serbi di Presevo, abitati prevalentemente da albanesi, che dovrebbero essere ceduti al Kosovo.
 
Di tutte le idee pensate e/o attuate dal 1999 in poi (inclusa la netta divisione in due della città di Mitrovica per evitare problemi di ordine pubblico ed assicurare, così, tranquillità alle forze militari internazionali) questa mi pare la più sciocca che potesse essere partorita. Se pensare simili cose è lecito, lavorare per attuare quello che sembra essere uno stolto disegno è a dir poco diabolico.
 
Come se la storia del post-colonialismo e dei rettangoli etnici di matrice occidentale non ci avessero insegnato nulla, oggi, dopo le guerre di odio etnico scoppiate nei Balcani e le successive divisioni, si vuole proporre una ripartizione territoriale per superare lo scoglio che attanaglia il Kosovo e la sua ex madrepatria.
 
Certa di non poter rivedere indietro la ex provincia serba, consapevole dell’indipendenza del Kosovo (17 febbraio 2008), Belgrado sta facendo di tutto, con l’orgoglio che sempre lo contraddistingue, pur di salvarsi la faccia e poter dire ai suoi cittadini che la partita con il Kosovo non è ancora persa. Ma questa può essere definita una mossa -non dico giusta o corretta per Belgado- vincente?
 
Temo che quest’ennesimo abbaglio tattico-diplomatico della Serbia possa essere controproducente per se stessa e per le istituzioni internazionali che lavorano lì, convinto, inoltre, che una "baggianata" del genere potrebbe avere immediate ripercussioni nei Balcani, qualora venisse messa in atto. Cosa succederà se la ripartizione dei territori tra Serbia e Kosovo sarà presto attuata? Ci si è chiesto cosa potrebbe succedere in Bosnia, Albania, Macedonia o nella stessa Serbia del nord con la Vojvodina? Se l’intento è quello di destabilizzare i Balcani, indebolendo irrimediabilmente l’Europa, non esiste autostrada migliore della divisione del Kosovo.
 
Ricordiamoci però che è da lì che sono iniziate le prime scintille di odio. E’ da lì che si sono concluse le atroci guerre nei Balcani. E’ sempre dal Kosovo che tutto potrebbe nuovamente ripartire.


1 réactions


  • (---.---.---.214) 23 dicembre 2010 11:35

    Sì, la compravendita territoriale e la precarietà di confini non sono idee granchè sensate, indurrebbero un effetto domino pericolosissimo e dagli effetti imprevedibili. Conosciamo la polveriera balcanica. Ma è altresì vero che i Serbi rinunciano al Kosovo solo in apparenza e per ragioni diplomatiche e di mera opportunità contingente. Si tratta di una rinuncia pro - tempore. Non hanno metabolizzato il distacco, nè sono disposti a farlo realmente.
    E non sono disposti a barattarlo con l’Europa.
    Le ragioni non sono di immediata comprensione per noi occidentali che troppo spesso contrabbandiamo disorientamento crescente, asfissia sociale e culturale e addirittura involuzione per civiltà e stabilità emotiva.
    Il Kosovo è spazio - crocevia di importanza strategica, ma non si tratta solo si questo.
    Incredibilmente, le ragioni sono sentimentali, di attaccamento vero e diffuso e di tale intensità da rasentare - lo sappiamo - la violenza e il possesso.
    Basta aver visto i giocatori di coppa Davis e i loro tifosi (incluso il presidente Tadic) per averne un’ idea piuttosto esatta. L’ amor, anzi il furor patrio li trainava in un crescendo di forza e ispirazione di impressionante impatto emotivo. Uno spettacolo vietato ai minori . Il pathos si poteva fendere con una lama, gli astanti stranieri inclusi i malcapitati francesi erano esterrefatti, anzi sopraffatti, vinti da quella furia arcana.
    Poi l’ apoteosi, gli occhi estatici e il tre al vento, e un senso di compiutezza che dilagava. Causa, fede, appartenenza...popolo, nazione.
    Questo sono i Serbi. Disposti a molto per uno sviluppo imminente e anzi assai ben avviato. Non disposti a tutto però. Non a rinunciare a sè stessi e a un’ identità perentoria.
    Non a rinunciare a un territorio che appartiene al profondo del cuore di ciascuno. 

    Katrina


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