lunedì 24 giugno 2013 - paolodegregorio

La sai l’ultima? Giornalisti indipendenti...

“Contro Grillo e Casaleggio montaggi demoniaci nei telegiornali. Tutti possono sbagliare, ma la lapidazione mediatica è vergognosa”. Queste sono le parole colte e alte di Dario Fo, che però non danno il senso del bieco materialismo che arma le penne e le telecamere degli addetti ai media.

In estrema sintesi, essi temono soltanto due punti del programma dei 5stelle: la fine del finanziamento pubblico all’editoria, e la RAI con un solo canale, senza pubblicità, con i cittadini che pagano il canone, azionisti a tutti gli effetti, con il diritto di eleggere il presidente (ogni 5 anni) con tutti i poteri.

Moltissimi pennivendoli sanno che perderebbero il loro posto, ottenuto rinunciando a fare giornalismo per fare contenti i loro padroni privati o politici, e quindi attaccano con le unghie e con i denti il M5S in una battaglia senza quartiere, destra e sinistra unite, perché si tratta della loro sopravvivenza, e non già perché si preoccupano della poca democrazia interna nel Movimento5stelle o del livello di preparazione dei suoi parlamentari.

Una democrazia degna di questo nome vive di pesi e di contrappesi, di separatezza e autonomia dei poteri istituzionali e di informazione. Non è assolutamente possibile sopportare ancora l’assenza totale di un contrappeso al monopolio mediatico privato, sceso in politica per fiancheggiare (vittoriosamente) la carriera politica del suo padrone, che deve essere costituito da una RAI sottratta all’indecente controllo dei partiti, e messa nelle mani dei cittadini azionisti che pagano il canone.

Tra l’altro il canone non deve essere obbligatorio. Deve essere pagato solo da quelle persone che pensano che una democrazia non consente monopoli né duopoli né che si affermino posizioni radiotelevisive dominanti, e ha bisogno di essere controllata e difesa anche con una rete televisiva indipendente, senza pubblicità, che offra alle persone informazioni utili alla propria salute, sul reale stato della economia e dei conti pubblici, che parli un linguaggio chiaro e comprensibile e che dia visibilità a quelle persone e a quei problemi che oggi vengono oscurati.



1 réactions


  • (---.---.---.177) 24 giugno 2013 21:06

    Non me ne voglia l’Autore dell’articolo, ridurre la Rai ad un singolo canale mi sembra estremo, ma ammettiamolo pure. A questo punto, però non sarebbe meglio abolire del tutto il canone e regolamentare la pubblicità in modo che gli spot non interrompano ogni cosa, perfino il notiziario? In Francia la tv di stato è capace di fare un talk-show di oltre due ore senza una sola interruzione, perché noi no?

    Canone ... non obbligatorio ... un solo canale ... senza pubblicità? Ma che pasticcio è? Avrei bisogno di qualche chiarimento, perché qualcosa non funziona: un canale unico composto, presumo, da dipendenti pubblici stipendiati dallo Stato. E il ricavato del canone a che servirebbe? Forse a finanziare la produzione? Se è così, però, ci sono due problemi:

    1) il budget che ne risulterebbe sarebbe alquanto scarso, andiamo: quanti italiani sarebbero veramente disposti a pagare un "canone non obbligatorio"? Diventare azionisti, poi, a queste condizioni? E quali mirabolanti produzioni ci si potrebbero realizzare? Un teleromanzo in bianco e nero illuminato con le lampadine a risparmio?

    2) oltre che essere scarso, tale introito sarebbe anche inaffidabile, perché l’ammontare non sarebbe mai garantito e in queste condizioni nemmeno il teleromanzo si potrebbe fare, a causa dell’impossibilità della necessaria pianificazione economica. A meno che anche i 3 o 4 attori non siano a loro volta stipendiati statali, e allora sai che entusiasmo... kripstak e petrektek....

    Quanto alle parole di Fo, delle quali da povero ignorante fatico a cogliere l’altezza e la cultura, mi sembrano pronunciate senza tener conto dei toni volutamente sopra le righe usati da Grillo: è come infilare un riccio nella culla del pupo e poi ignorare il riccio e considerare solo il fatto che il pupo piange. Anche io, personalmente, contesto molte cose al sistema di informazione italiano; peccato che di tante di queste cose nemmeno una è stata mai affrontata da Grillo. Eppure la comunicativa e la grinta per farlo non gli mancherebbero, senza contare che aiuterebbe gli italiani a capire qualcosa (o che la gente capisca non darà fastidio pure a lui?). Poi: "campagna diffamatoria", "sono tutti cattivi" e "mi vogliono distruggere", sono cose già sentite da Berlusconi: che avesse ragione? Se poi quelli dei giornali fossero pure "montaggi demoniaci", come si dovrebbe definire, allora, il "gaio" video a suo tempo diffuso da Casaleggio?

    Però sul tema del finanziamento pubblico all’editoria sono d’accordo.


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