sabato 9 novembre 2013 - Terenzio Davino

La politica ostile al bene del Paese

Politica ostile a se stessa, al popolo, al bene comune del Paese e alla "buona" economia. 

La politica continua a esprimere scelte stupide e si continua a pagare per la stupidità espressa non fissando obiettivi chiari e priorità utili, volendo nei fatti negare la crisi presente, perseguendo l’apparenza e la vuota sostanza, delegando a gesti banali (come mettere una “x”) le sorti del Paese e credendo a tutto e al contrario di niente.

La politica si è mostrata ostile al bene del Paese, è ostile a se stessa, ostile al popolo trattato da analfabeta e come numero elettorale, ostile all’economia (incapacità acquisita per interessi di parte), per certi versi ignorante negando le buone pratiche. È politica disattenta alla realtà preferendo l’immagine di se stessa da preservare nei benefici economici, puntualmente in ritardo con i suoi rinvii, litigiosa oltremisura, fumosa nelle sue esternazioni, sprecona nella gestione delle opere, piena soltanto di sé e svuotata di ogni responsabilità morale e materiale. È largamente inteso che si tira a campare fino a quando si tireranno anche le cuoia.

Lavorare per affermare la cultura nel risolvere i problemi e cogliere le opportunità, migliorare la qualità della vita delle persone e rafforzare la solidarietà, costruiscono, in un’impresa così come in un paese democratico, unità, professionalità, buone idee per avere successo e trovare le risposte migliori alle domande intelligenti. La politica non deve esimersi dall’intraprendere un percorso di efficacia ed efficienza iniziando a ridefinire la sua struttura organizzativa, le sue attività fondamentali, descrivendo se stessa in ottica di trasparenza e partecipazione.

In pratica, descrivere la politica nella società è annotare: scopo della posizione (principali finalità-natura e obiettivi primari da realizzare e non dimenticare); dimensione della posizione (dati sulla quantità che caratterizzano l’attività e da ciò far scaturire la responsabilità dell’agire); collocazione della posizione (dipendenza gerarchie funzionali e relazioni con le altre posizioni, rispetto per gli altri); contesto in cui si muove la posizione (caratteri ambiente esterno e quadro organizzativo di riferimento).

C’è bisogno anche di passare in seguito a definire le attività fondamentali della politica per centrare la visione, missione, obiettivi, strategie con finalità (contributi e risultati), conoscenze (per svolgere bene e con competenza le mansioni), requisiti professionali (per ottimizzare la copertura del ruolo), grado di autonomia (responsabilità assunte) e valore delle singole mansioni. Tutto questo in ottica di servizio al Paese e non di sostegno alla gerarchia interna dei partiti dove i rapporti di forza non permettono lucidità nel riconoscere il valore delle persone.



1 réactions


  • (---.---.---.54) 9 novembre 2013 12:57

    Consistenza >

    Rottamatore è colui che demolisce.
    Non spetta al “rottamatore” scegliere di cosa liberarsi e fare a meno.
    Non è lui che in cambio offre e procura cose nuove e di pregio.
    Per confondere basta alterare significato e valore di Parola e Merito


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