giovedì 22 novembre 2012 - Marco Barone

La politica elettorale strumentalizza le lotte di piazza, ora basta

Sono settimane che l'Italia protesta. Protesta l'Italia dei senza lavoro, dei pensionati, degli esodati, degli studenti, dei precari, dei sotto-occupati, protesta l'Italia che viene sfruttata, ridicolizzata, e violentata nella sua intelligenza ma specialmente repressa nella sua dignità. Ma, come è ben noto ed evidente, siamo in piena campagna elettorale. Addirittura Crozza, che ho sempre stimato, ha utilizzato lo strumento della comicità per rendere appetibile, simpatico, votabile, l'uomo simbolo del Partito Democratico, Bersani. Mica è una favoletta per il mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie, verrebbe da dire, è un dato di fatto. Così come è un dato di fatto che i principali organi mediatici e della stampa di sinistra, attaccano il Governo Monti, per sostenere il Partito Democratico.
 
Partito che non ha, per governare il Paese, concorrenza vera esterna ma solo interna. Se un tempo, quando la politica solita, aveva necessità di sostenere a tutto campo il governo bocconiano e censurava ogni contestazione, ora queste vengono sbattute in prima pagina per giorni, addirittura schierandosi con i manifestanti quando questi subiscono le violenze repressive delle forze dell'ordine. Cosa sempre legittimata proprio da quella stampa che mette in dubbio addirittura le ricostruzioni, a dir poco discutibili, effettuate dai Carabinieri sulla questione del lacrimogeno sparato dal Palazzo del Ministero della Giustizia, per non parlare del sostegno indiretto che si fornisce ora alla causa palestinese, denunciano le violenze dell'esercito israeliano, solo per porre in difficoltà il Premier Monti.
 
E' semplice campagna elettorale che utilizza il dissenso per indirizzarlo a rafforzare l 'immagine di quel Partito Democratico, che deve raggiungere una percentuale alta e certa di voti, per evitare di ricorrere a strane alleanze od eventualmente ad un nuovo governo bocconiano. Monti è stato scaricato, dopo il c.d. lavoro sporco sostenuto da PD e PDL, dalla sinistra sinistrata istituzionale. Proprio da quella sinistra che ha sostenuto le politiche montiane nefaste che tutti ben conosciamo e che ora pretende di elevarsi a garante della giustizia sociale che, ahimè, non sarà tale. Ed allora, visto che si è in presenza di una vera e propria strumentalizzazione dei processi di rivolta e di lotta, forse è il caso di adottare scelte radicali anche nei processi di Piazza.
 
Il popolo che protesta non è né con il Governo Monti, né con tutti i partiti e la politica che concorrono alla sopravvivenza del sistema che noi tutti contrastiamo. Scelta radicale e coerente vorrebbe, ad esempio, che tutte le forze politiche che corrono alle primarie del Pd (perché partecipare a quelle primarie vuol dire legittimare l'essenza stessa del PD) fossero sbattute fuori dalle manifestazioni, dalle piazze che protestano. Nessun megafono, nessun microfono dovrà essere conferito ai politichesi ed ai politicanti del Pd e Sel in primis, così come si dovranno prendere le distanze da quelle realtà sindacali concertative, che hanno semplicemente favorito e supportato la politica del sistema che oggi giorno soffriamo e patiamo più che mai.
 
La politica di Palazzo, quella elettorale istituzionale, quella che sostiene e continua a sostenere le solite logiche, dovrà essere ripudiata. Le manifestazioni e le proteste dovranno continuare, ben consapevoli che i media continueranno a strumentalizzare le lotte, in modo assolutamente fuorviante ed addirittura prendendo le difese dei manifestanti, perché quando il processo elettorale giungerà a termine, quella politica manipolatrice si rivolterà contro chi ora protesta. L'alternativa possibile esiste, si chiama coerenza radicale nella lotta per una società equa, solidale.



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