martedì 30 aprile 2013 - paolo

La morte della sinistra italiana

Recitiamo il "de profundis". L'anno in corso verrà ricordato come quello che ha consacrato un evento storico: la fine politica della sinistra italiana, quella nata dalle macerie della seconda guerra mondiale, quella che cantava "...o bella ciao! Bella ciao, ciao, ciao!" e che aveva il sogno di una società migliore, più giusta, meno "sparagnina" e classista. Una sinistra che non è mai riuscita a diventare, attraverso lo strumento democratico del voto, la guida del paese. Con essa subisce un duro colpo, forse mortale, anche il sindacalismo alla "Cipputi", l'operaio metalmeccanico uscito dalla matita del grande vignettista Tullio Altan che è divenuto emblematico nel rappresentare il lavoratore con una coscienza di classe e sindacale perfettamente formata.

La fine politica di Pierluigi Bersani, chiude definitivamente un ciclo politico che, dopo la morte di Enrico Berlinguer, ha smarrito, via via sempre di più, la propria connotazione identitaria. Fine dell'ideologia comunista che con la dirigenza di Massimo D'Alema e Walter Veltroni aveva definitivamente intrapreso la strada del "compromesso", della ricerca degli equilibri e degli accordi sottobanco. Lo hanno chiamato "inciucio" e la pietra tombale definitiva ce l'ha messa colui che oggi ne celebra la fine e la sua contestuale vittoria personale, ovvero Silvio Berlusconi.

L'inizio della fine è cominciato con l'uscita dal partito dell'ala ideologica massimalista dei Bertinotti, Ferrero e Turigliatto e la contestuale entrata dei transfughi democristiani della Margherita. Il PD, erede del PCI, del PDS e poi dei DS è diventato "la cosa", termine per indicare una entità politicamente indefinibile, né carne né pesce, priva di un valore identitario che non fosse "quell'antiberlusconismo" più di facciata che di sostanza. Il tarlo democristiano ha lentamente roso la quercia ed oggi ha completato la metamorfosi del partito, diventato a tutti gli effetti la resurrezione della vecchia DC.

Basta guardare il nuovo governo del neo premier Enrico Letta (margheritino) per rendersene conto, gli eredi del comunismo sono praticamente "desaparecidos" e la prospettiva del futuro prossimo è quel Matteo Renzi anch'esso ex margheritino. Fine di Bersani, fine della sinistra storica ancorché abbondantemente annacquata, e fine di un'idea politica alternativa ad uno dei peggiori capitalismi del mondo occidentale.

Se sia un bene o sia un male ce lo diranno i prossimi anni, probabilmente è un processo di normalizzazione in chiave occidentale che non poteva essere evitato ma di sicuro il quadro che emergerà dalle prossime elezioni, a breve o medio termine questo lo vedremo, sarà completamente diverso. Sarà destra populista e farsesca contro quel polpettone politico rappresentato dal M5S, come purtroppo ampiamente previsto dopo che Beppe Grillo ha manovrato abilmente per affossare il PD e salvare di conseguenza il Pdl.

Perché parliamoci chiaro, se inciucio c'è stato è solo quello tra il comico genovese e il cavaliere di Arcore. Un inciucio di interessi incoffessabili che soltanto i cervelli obnubilati non riescono a vedere .

Io salvo i miei clic e tanti bei soldini, tu salvi te stesso e (forse) le tue miserie umane.

 



2 réactions


  • (---.---.---.117) 30 aprile 2013 17:38

    Bravo Paolo, un bel de profundis per una sinistra che in 57 anni di repubblica è servita a poco o nulla. Una sinistra che mai riesce a raggiungere il governo e per farlo una volta e mezzo deve nascondersi dietro il democristiano Prodi.

    Una sinistra che in questi anni di repubblica ha avuto quattro o cinque leader uno più disastroso dell’altro: Togliatti, Berlinguer, Craxi, Occhetto, Bersani, tutti e cinque sono il simbolo di sconfitte disastrose. (uno, Craxi, ha distrutto letteralmente un partito glorioso che aveva oltre 100 anni di storia)

    Una sinistra che a ogni sconfitta si autoassolve facendo circolare l’opinione sommessa ma tenace che sono gli italiani (almenonella maggioranza) che sono cattivi e votano i cattivi.(una tesi cara anche a te Paolo)

    E anche adesso, dopo una batosta clamorosa (ma dove mai si è visto in Europa occidentale che alla sconfitta del partito al governo non corrisponda la vittoria dell’opposizione. Solo in Italia al crollo di Berlusconi accade che vince un comico rancoroso e pasticcione e non l’opposizione, e lo stesso responsabile del disastro risorge e comanda) nessuno che si ponga la semplice, elementare domanda : ma dov’è che si sbaglia? perché accade questo?

    Non solo nel PD non si è aperto alcun dibattito sulle cause di questo ennesimo e prevedibile disastro, ma si comincia a ipotizzare un reggente al posto di segretario dimissionario che è la quinta essenza del burocrate che sa parlare solo in politichese, come Bersani, ma con l’aggiunta che a guardarlo si resta esterrefatti dalla sua aridità : Epifani.

    Ma cosa aspetta Renzi a uscire fuori da questi falliti e a rifondare un partito democratica e di sinistra capace di porsi agli italiani come forza vera di governo innovativo.


  • (---.---.---.114) 30 aprile 2013 20:08

    IPERdemocrazia >

    Ai Parlamentari M5S, secondo Grillo, non vengono riconosciuti neppure i “diritti minimi di chi fa opposizione”. Perciò, ne deduce, gli 8 milioni di italiani che hanno votato M5S “sono considerati intrusi, cani in chiesa, terzi incomodi, disprezzati come poveri cogl…ni di passaggio”.

    Arriva la sua spiegazione.
    “La nostra è iperdemocrazia” e gli altri “non sono abituati”.

    Più delle parole valgono i fatti.
    E’ bastato il consenso del 38% dei Parlamentari e del 35% degli “iscritti” M5S per decretare l’espulsione di un loro Senatore. Reo di aver rilasciato delle interviste partecipando, perfino, ad un talk show.

    Non serve entrare nel merito e, magari, citare l’art.21 della Costituzione.
    Questa è la prova concreta che nella sua “iperdemocrazia” a decidere sono comunque le minoranze.
    Vale anche per gli 8 milioni che lo hanno votato. Ovvero.
    Tutto va bene finchè dura il Consenso Surrogato di chi è sensibile alla fascinazione


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