mercoledì 27 ottobre 2010 - Phastidio

La “malattia italiana” contagia le banche

Il sistema creditizio italiano, sopravvissuto senza interventi pubblici di sostegno alla crisi finanziaria, rischia di entrare in crisi per la ormai cronica debolezza economica del paese, per gli effetti differiti della crisi sul sistema produttivo e per alcune irrisolte debolezze strutturali del settore. E’ quanto si evince dall’ultimo rapporto dell’agenzia di rating Moody’s.

Le prospettive per il sistema bancario italiano restano negative, per effetto della debole redditività a breve termine e del protrarsi delle difficoltà a livello operativo. E’ il secco giudizio dell’agenzia di rating Moody’s che sottolinea come, oltre alla debolezza della redditività, le previsioni sul nostro sistema bancario sono influenzate dai bassi livelli del capitale a disposizione degli istituti, oltre che dal livello delle riserve, giudicate insufficienti per far fronte ai crescenti problemi legati alla qualità degli attivi.

E come entra in questo scenario la “malattia italiana”, cioè una crescita asfittica che copre sempre meno situazioni di dissesto aziendale? E’ presto detto: poiché per i prossimi due o tre anni Moody’s prevede proprio una crescita economica estremamente modesta, è probabile che a breve termine la qualità degli attivi delle banche italiane possa subire un ulteriore deterioramento, in quanto il quadro congiunturale debole è destinato a influire negativamente sulla capacità dei debitori di ripagare i prestiti.

“Viste le poco incoraggianti prospettive economiche, Moody’s prevede che gli utili delle banche continueranno a subire pressioni negative nei trimestri a venire, per effetto dell’aumento del costo del credito e della forte compressione del margine d’interesse netto. Inoltre, la frammentarietà del sistema bancario italiano, caratterizzato da strutture di costo relativamente rigide e da un limitato potenziale di crescita, continuerà probabilmente a costituire un ostacolo strutturale al recupero della redditività degli istituti”, ha osservato l’analista autore del rapporto.

L’outlook negativo si riflette anche sui rating di solidità finanziaria individuale di varie banche italiane, in particolare in termini di attività ponderate per il rischio. Tuttavia, un passaggio del rapporto suscita serie perplessità: sebbene le deludenti prospettive dei rating di numerosi istituti rispecchino le criticità esistenti, per Moody’s gli istituti italiani beneficerebbero della disponibilità del governo di giungere in loro soccorso in caso di bisogno. Per questo motivo l’outlook di molti rating sui depositi e sui titoli di debito è stabile. Questa a nostro avviso è un’ipotesi eroica, date le condizioni di finanza pubblica italiana. Il solo fatto che l’Italia non si sia dovuta svenare per salvare le banche non significa che esistano le risorse per farlo, oggi o in un futuro prossimo.

Nel frattempo, e premesso che il quadro del credito in Italia presenta realtà molto diversificate, la scadenza di Basilea III e (soprattutto) l’erosione della base di capitale indotta dalla debolezza congiunturale sono destinati ad acuire l’esigenza di rafforzamento patrimoniale, sia tramite riduzione o sospensione dei dividendi che attraverso emissione di nuove azioni. Il Banco Popolare, ad esempio, ha deciso di procedere ad un aumento di capitale che servirà, tra le altre cose, a rimborsare i Tremonti Bond dopo solo un anno dall’emissione. Questo perché i Tremonti Bond sono degli ibridi, e come tali sono destinati ad essere penalizzati dalla nuova normativa di Basilea III.

Le tensioni, per le banche che hanno un assetto proprietario debole, sono destinate ad intensificarsi.



4 réactions


  • pv21 (---.---.---.41) 27 ottobre 2010 19:32

    Il Debito pubblico è cresciuto di oltre 200 miliardi di euro negli ultimi 2 anni. Ormai sfiora i 1850 mld. Tanto è costato l’ombrello anti-crisi? TREMONTI ne desume che: "sono i numeri a dettare la politica". Candidamente ci informa che: "ora non c’è più un soldo per nessuno". Chiama "patto di stabilità" quello che sembra più il "patto dell’arrotino" (basta che tagli). Intanto si vedono le "nebbie" autunnali di quella crisi (ex-ripresa) che da mesi grava sul paese come Se fosse stagnazione ... 


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.21) 27 ottobre 2010 20:51


    Gli interessi sul debito pubblico faranno collassare il sistema economico poichè, a forza di pagare tasse e balzelli, la gente non avrà più i soldi per comprare i prodotti e i servizi delle aziende private... Ma molti altri stati sono messi peggio di noi, poichè oltre al debito pubblico hanno anche il debito privato delle famiglie e quello delle società private...

    L’unica speranza è che falliscano altri stati prima dell’Italia...

    In questo modo si può trovare il tempo per ristrutturare il sistema del debito pubblico nazionale, per sanarlo o mummificarlo... Bisogna trovare un economista con una buona idea..


    • (---.---.---.204) 27 ottobre 2010 21:11

      No, ti sbagli, gli altri il debito pubblico non ce l’hanno, noi siamo al terzo posto nella classifica planetaria dei debiti pubblici, quindi sprofondiamo pure tranquillamente...


  • alessandro tantussi alessandro tantussi (---.---.---.156) 29 ottobre 2010 04:19

    non avete messo sufficientemente in evidenza che:
     
    1) una cosa è la solidità finanziaria delle banche italiane, forse mediamente è meno preoccupante di quella delle banche di altri paesi, dove ne sono fallite diverse.

    2) altra cosa è la posizione finanziaria (media) delle famiglie italiane, tra le migliori al mondo.

    3) altra cosa è la posizione finanziaria (media) delle imprese italiane, quasi al tracollo

    4) e infine la situazione, veramente al limite, del debito pubblico (meno male che le famiglie italiane sono in grado di finanziarlo e lo finanziano).

    Per fortuna che non ci siamo avventurati in una politica di spesa, che ci siamo limitati a quanto è servito per garantire un minimo di ammortizzatori sociali e non siamo sprofondati ed il peggioramento del rapporto debito/pil, in italia, è stato molto inferiore che in altri paesi che, fra le altre cose,
    non è che abbiano raccolto grandi tassi di sviluppo

    LA POLITICA ECONOMICA ITALIANA NON PUò CONTARE (AMESSO CHE POSSA ESSERE UTILE) IN UNO SVILUPPO FINANZIATO DALLA SPESA PUBBLICA, SE NON BILANCIATA DA ALTRETTANTI TAGLI.

    ma in Italia la politica è debole, i due principali partiti già perdono voti, figurarsi se possono permettersi di tagliare privilegi, tantomeno (per fortuna) di aumentare la pressione fiscale!


Lasciare un commento