mercoledì 2 novembre 2022 - Laura Tussi

La festa e le contaminazioni culturali

Da Ognissanti a Halloween: come cambiano le tradizioni?

La festa e le contaminazioni culturali

di Gigi Marinoni

L’incombente ricorrenza di Ognissanti ci dà modo di ragionare su cosa ha rappresentato, e cosa rappresenta ora, il momento di festa nella vita delle nostre comunità, dalle più piccole alle più grandi.

Quella di Halloween è in fondo una chiara manifestazione di contaminazione culturale: se dall’Europa arrivò in America la ricorrenza che festeggia tutti i santi dell’empireo cattolico, da lì poi ci torna – fatti i debiti mutamenti – nel suo carro trainato da zucche che porta con sé un cospicuo carico di consumismo, streghe, zombi e mostri vari.

Ma le sue radici sono ancora più profonde, e risalgono al Samhain, il capodanno celtico. Quei nostri antichi, che misuravano il tempo al ritmo delle stagioni e ai cicli della terra, festeggiavano la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, omaggiando l’ultimo raccolto prima dell’avvento del freddo, provvedendo a mettere da parte le provviste necessarie per superarlo.

Ai santi del 1° novembre seguono i morti del giorno successivo, e – anche se di questi tempi non sembra proprio – l’abbassarsi delle temperature, la nebbiolina che scende sui pochi campi rimasti, inducono a meditazioni su quanto le feste, e in particolare questa, portino con sé, contemporaneamente, il ricordo del passato, di chi è venuto prima di noi, e la consapevolezza della rigenerazione, di un sole che tornerà a sorgere.

Come spiega bene Laura Tussi nel suo scritto online su didaweb “La vita della gente contadina, dei nostri progenitori, che si svolgeva nei cortili, classica tipologia edilizia rurale in Lombardia, era scandita da cicli stagionali. Nella storia di ogni tempo l’uomo ha sempre lottato contro le forze naturali, temibili per la loro violenza, fino a quando il progresso e le rivoluzioni industriali e tecnologiche, lo hanno posto in una posizione di preminenza è di sopraffazione nei confronti dell’ambiente. Il rapporto della civiltà rurale con la natura si rivelava incentrato su sentimenti di rispetto, amore, ma soprattutto timore. La metafora educativa del ciclo della vita parallela al calendario festivo agricolo e liturgico: nascita, crescita, morte e resurrezione”.

L’aspetto sacro e profano del periodo di festa nella comunità contadina era dunque “spazio di condivisione di un’identità storica e sociale” ma è indubbio che ai giorni nostri “Il rito comunitario sia stato ormai sopraffatto dal declino del mondo contadino” .

A Legnano, il tempo dei santi e dei morti si coniuga da secoli alla “Antica fiera detta dei morti”, ed è la dimostrazione fisica, geografica, di come il momento di svago (“le giostre”) disti in fondo pochi metri da chi riposa in pace. Solo un paio di generazioni fa, tradizione voleva che, prima di andare alla fiera si passasse a salutare, e onorare, i defunti.

Oggi ci si acconcia all’insegna dell’horror in un senso che è pur sempre apotropaico, per scacciare eventuali demoni, o fantasmi, che la nostra mente non smette di generare, specialmente in tempi di pandemia e guerra che purtroppo hanno sempre accompagnato l’umanità.

Aggiungiamoci una buona dose di consumismo con tutto quello che il marketing ha saputo costruirci e apprestiamoci dunque alla “condivisione nella preparazione della festa” che, cito sempre Laura Tussi, “è rituale ricco di contenuti, valori e significati. La partecipazione alla preparazione del rito festivo è alla base del riscontro personale della riuscita, del contenuto di ricreazione comunitaria, del momento collettivo”.

Gigi Marinoni

Gigi Marinoni
 

Lavora da anni nel campo dell’editoria e dell’informazione. Ha diretto collane e riviste musicali. Collabora con la libreria/editrice La Memoria del Mondo di Magenta. Appassionato di storia, segue con piacere quel che accade nel territorio.




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