venerdì 25 ottobre 2013 - Sergio Giacalone

La cura del Grande Fratello

Riflessioni sul costume in sala d'aspetto.

Le riviste esposte in bella mostra nelle sale d’aspetto di un comune ambulatorio medico sono fonte inesauribile di notizie. Confesso che quando mi capita di trovarmi in quei contesti, ove il motivo non sia tale da destar preoccupazione, la brama di gossip si impadronisce di me, svelandomi le vere chiavi di lettura del livello socio-politico di quello che rimane del nostro Paese meglio di mille inchieste giornalistiche e di altrettanti sondaggi commissionati ad hoc.

E allora sfoglio questi compendi di tante immagini e poche essenziali parole che mi aiutano a capire. Rimando ad altra occasione le riflessioni su cosa induce la gente in edicola a scegliere fra questi molteplici esempi di alto giornalismo che sembrano fatti al ciclostile e cambiano solo nel titolo. Qui ciò che conta rilevare è che con la complicità del mio strappo muscolare sono riuscito a carpire uno scoop: la televisione italiana si prepara al ritorno imminente del Grande Fratello.

Cosa sono quelle facce? Non ne sentivate la mancanza? No? Nemmeno io.

Anzi, se volete saperlo la notizia mi ha istintivamente generato una contrazione muscolare da indignazione che, visto il mio momentaneo stato, mi ha procurato un dolore fisico.

Ma me ne sono compiaciuto; ho pensato che questo dovrebbero provare tutti gli italiani messi di fronte alla nuova edizione del Grande Fratello: male.

Non è per supponenza o alterigia; non ho problemi ad ammettere che fui fra i rapiti dal primo GF, con le vite di quei ragazzi sprovveduti date in pasto alla nostra curiosità. Poi è cambiato tutto, Niente più sprovvedutezza e tanta, infinita finzione. Meccanismi rodati che si ripetono e nei quali le povere cavie dell’esperimento non sono più i frequentatori della fatidica Casa, ormai smaliziati, cinici nella loro brama di popolarità, ma noi, spettatori di fumo, al di là del quale scorre una realtà drammatica che quel fumo ci nasconde.

Perché quella che ora appare come la innocente riedizione di un programma, dopo un anno di pausa, nasconde in realtà una logica perversa che è quella di impedire che questo paese si elevi culturalmente, che affini la capacità di critica, che impari il coraggio di ribellarsi alle ingiustizie e ai raggiri, che appaia coeso e mobilitato non solo per le sagre di paese e le partite di calcio.

Sarà che tutto ciò a certa politica non piace.

Parlo della politica cresciuta negli studi televisivi, quella che dopo aver scritto per anni i testi dei telegiornali, alla fine, seguendo il corso della sua deriva, ha aperto le porte di Montecitorio a vallette e simili; che ha fatto di personaggi Defilippici e di società Endemoliane una sorta di proprio braccio “armato” con il quale ottundere le nostre facoltà cognitive. Siamo artatamente confusi, proiettati in una realtà parallela nella quale i valori non sono quelli della vita reale, ma quelli di un sogno evanescente abitato da scopritori di pacchi milionari e vincitori di reality la cui vita pubblica è desinata a durare un battito d’ali. Ma va bene così, deve essere così!

Sono trascorsi due anni; due anni senza che l’etere venisse ammorbato da questi reality, non più confortati da dati d’ascolto record e dunque sospesi. Due anni nei quali la televisione ci ha distratti meno e ci ha parlato di più, rivolgendo verso mete inaspettate proprio quella voglia di guardare dal buco della serratura che la televisione stessa ci aveva insegnato e di cui ormai non sappiamo fare a meno. Delle gentili signorine ci hanno allora indicato le porte di una villa in provincia di Milano e da quelle serrature sono venute immagini capaci di far impallidire le patatine del buon Rocco. Poi, non contento di guardare, qualcuno ha aperto quelle porte liberando un esercito di assatanate capaci in pochissimo tempo di far crollare le fondamenta di un castello di carta moneta che è stato roccaforte di potere ai massimi livelli.

Non è finzione stavolta, ma cruda e drammatica realtà. E allora l’indignazione monta, agita, scuote, rischia di farci mettere in piedi, dopo decenni in cui siamo stati capaci solo di rimanere comodamente seduti, per dirla con Longanesi

E tutto d’un tratto… “Signore e Signori va ora in onda Grande Fratello”. Bene.




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