mercoledì 2 marzo 2022 - Osservatorio Globalizzazione

La crisi ucraina impone all’Europa di tornare nella Storia

I mezzi corazzati che sfilano per le strade dell’Ucraina, le squadre di elicotteri che sorvolano i cieli, il fragore delle esplosioni. L’Europa ha scoperto in una notte di non vivere più fuori dalla Storia.

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Risuonano le parole di David Sassoli, fu Presidente del Parlamento Europeo: “L’Europa non è un incidente della Storia”. L’Europa è, invece, dove avvengono gli incidenti che determinano la Storia e si trova sempre ad esserne protagonista. Passata la sbornia di inizio millennio, quando Mondo si leggeva “America” e gli unici conflitti immaginabili parlavano, ipocritamente, di diritti e democrazia, oggi riscopriamo lo spazio vitale, la guerra ideologica, la missione imperiale e fra due Imperi, uno riluttante ad ammettere di esserlo perfino a sé stesso, gli USA, ed uno sedicente tale, la Federazione Russa, si trova stretta l’Europa, cullata nella convinzione che non servisse proprio porsi domande sulla propria natura, assopita nell’idea che la Storia fosse già passata di lì e il futuro riservasse solamente discussioni su moneta, bilanci e finanze.

La verità è che invece questa è un guerra soprattutto europea, che avrà ripercussioni specialmente sull’Europa e ciò che l’Unione deciderà di fare, le modalità che sceglierà per interfacciarsi al conflitto russo-ucraino segneranno il futuro del consesso continentale.

Le incursioni dei giorni precedenti come quelle di Macron e Scholz hanno dimostrato quanto i paesi europei contino geopoliticamente nella mente di Vladimir Putin. Zero.

Primo avviso utile ai leader europei: l’Europa non può essere interpretata come una semplice piattaforma di potenza per fare la voce grossa, non basta dire di avere alle spalle l’Europa, bisogna parlare come Unione Europea.

Sorge però a questo punto una domanda: cosa dire?

Gli Stati Uniti, che tanto per averlo ben chiaro in mente sono coloro che decidono per la NATO, hanno già manifestato la loro posizione: per l’Ucraina non siamo pronti a morire.

D’altronde, a vederla con gli occhi di Washington, più Putin fa la figura dell’invasore malvagio, più l’unico sangue versato scorre per mano russa, più procede qualcosa che negli ultimi anni sembrava ormai andandosi a ad affievolire: il compattamento dei paesi europei con l’alleanza atlantica e un progressivo allontanamento da Putin anche delle forze e delle nazioni che più avevano mostrato simpatie verso la Russia. Tutto ciò non era per niente scontato e non parliamo solamente dell’Ungheria o del sempiterno flirt fra Berlino e Mosca, ma anche di un certo Emanuel Macron che qualche anno fa dichiarava la NATO cerebralmente morta, tentando di ritagliare una posizioine autonoma per la fisiologica mania di grandeur francese.

L’Europa oggi invece si sta schiacciando, spaventata dall’esplosione della Storia fuori dalla propria finestra, rischiando di scomparire fra due blocchi, che si parlano e cercano la mediazione, scavalcando totalmente Bruxelles. C’è il forte rischio che un nuovo assetto europeo, un nuovo limes continentale venga concordato fra Washington e Mosca, con l’UE costretta a sottoscrivere.

Se così andasse, potremo mettere definitivamente una lapide sull’idea di integrazione, di difesa comune, di autonomia strategica europea.

Secondo avviso utile ai leader europei: l’Europa può fare la parte del leone giocando per la Pace, lanciando per prima un appuntamento internazionale che miri alla risoluzione del conflitto.

Può farlo dichiarando e, potremo dire, esigendo di essere l’attore naturale per dirigere i lavori di una trattativa che avrà gli esiti più immediati in casa propria. L’Europa ha inoltre un vantaggio antropologico: rispetto a Stati Uniti e Russia non presenta frange militariste nella società realmente influenti, la guerra quasi unanimemente non fa più parte del DNA degli europei e questo mette l’UE nella posizione di essere l’unico attore realmente in grado di svolgere una posizione di mediatore.

D’altronde uno dei capisaldi comunitari, delle architravi grazie alle quali l’Unione è riuscita a rimanere in piedi e assorbire le spallate sovraniste e resistere alle crisi che l’hanno attraversata è la promessa di Pace nel Continente. Mancare a questa missione significherebbe perdere un’importante elemento, decisivo probabilmente, dell’appeal europeo verso i paesi membri. 

Le sanzioni sono inutili senza un disegno strategico dietro. Perchè l’UE decide di intervenire economicamente contro Mosca? Perché i Russi hanno violato i diritti umani? Perchè i Russi hanno violato l’integrità territoriale di uno Stato? Sarebbero sicuramente pretesti nobili, ma sarebbero le stesse motivazioni per le quali già sono state intraprese misure simili nei casi del Donbas, dell’Ossezia e dell’Abcasia. Siamo sicuri che marciare su Kiev abbia lo stesso valore? Senza dubbio a livello etico e morale la risposta è sì: non esistono vittime di serie a e di serie b, ma a livello strategico assistiamo davvero ad un’incursione senza precedenti, che segnala cosa pensi realmente Russia dell’Europa: il primo interlocutore che può davvero indispettirsi non è aldilà del confine ucraino, ma aldilà dell’Oceano. Tutto ciò che c’è in mezzo non è realmente degno di attenzione.

Per concludere, il missile più devastante partito in questa crisi è diretto dritto nel cuore di Bruxelles, se l’Unione Europea non mostrerà protagonismo, autonomia e intraprendenza, sarà uno dei cadaveri da seppellire alla fine di questa guerra.

 




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