lunedì 31 gennaio 2022 - Marco Barone

"La civiltà in Slovenia fu portata da Roma". Come il fascismo presentava la Slovenia italianizzata

Nel 1941 l'Italia insieme alla Germania invase ed occupò il Regno di Jugoslavia, avviando una campagna di violenze e barbarie, contro i popoli slavi, pesantissime. In tutto ciò, la propaganda, ovviamente, cercò di fare il suo. Di presentare quei luoghi come da sempre italiani. Come ad esempio la Slovenia. Come ben dimostra un video reportage di sei minuti dell'Istituto Luce realizzato nel 1941. Si parlerà di sentimenti italiani impressi attraverso le opere d'arte, artisti venuti dall'Italia, scultori "nostri". Si citerà, a dimostrazione dell'italianità della Slovenia, ad esempio, la volta barocca del Duomo affrescata da Giulio Quaglio, un dipinto di Giulio Quaglio raffigurante la "Fuga in Egitto", l'interno della chiesa di San Giacomo con due angeli scolpiti da un artista barocco italiano, sculture raffiguranti angeli realizzati dal veneziano Francesco Robba, o la fontana, al centro di una piazza, opera del Robba, che si ispirò alla fontana dei Quattro Fiumi a Roma, opera del Bernini. Insomma, l'arte dei tempi che furono, divenne un pretesto, uno strumento di propaganda per convincere gli italiani dell'italianità di Lubiana, tanto che si dirà che Lubiana diede un senso romano all'architettura slovena ed un senso latino di serenità che si poteva incontrare nel cimitero della capitale slovena, si ribadirà che "l'Italia può ben riconoscere come sua questa terra", affermando che la natura ha esteso fin qua i confini dell'Italia dove rimangono segni del dominio romano, andando alla ricerca di villaggi sperduti conquistati dai romani per rivendicare l'italianità di quei luoghi negando ogni identità e radice slava. Talmente italiana, che solo l'anno seguente i fascisti diedero il via all'assedio della capitale slovena, circondata da filo spinato dal 1942 in poi, un sentiero controllato da circa 1.300 soldati e 400 poliziotti. La cosa interessante o meglio, preoccupante, è che ancora oggi si possono sentire discorsi del genere, finalizzati ad annientare le radici salve di terre, slave, e rivendicate in modo fantasioso nel nome dell'italianizzazione di luoghi ispirandosi alle conquiste del caduto Impero Romano. L'auspicio è che il progetto Nova Gorica/Gorizia capitale europea della cultura, 2025, possa servire per superare definitivamente queste narrazioni a dir poco tanto incredibili, quanto pessime.

mb




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