mercoledì 21 febbraio 2018 - Riccardo Noury - Amnesty International

La Svezia conferisce la cittadinanza allo scienziato condannato a morte in Iran

Lo scienziato ed esperto di Medicina dei disastri Ahmadreza Djajali, condannato a morte in Iran, è da sabato scorso cittadino svedese.

Lo ha confermato una portavoce del ministero degli Esteri di Stoccolma, sottolineando la residenza dal 2009 della famiglia Djajali in Svezia e l’attività accademica svolta presso l’Istituto Karolinska.

È evidente che la decisione presa nel fine settimana ha l’obiettivo di aumentare le probabilità di salvare Djalali dall’impiccagione, utilizzando tutti gli strumenti diplomatici e del diritto consolare a disposizione.

Djalali lavora nel campo della Medicina dei disastri da 20 anni. Le sue docenze e ricerche lo hanno portato anche in Belgio, alla Vrije Universiteit, e in Italia, presso l’Università del Piemonte Orientale.

Arrestato in Iran nell’aprile 2016 durante uno dei suoi viaggi nel paese di origine, Djalali è stato giudicato colpevole del reato di “corruzione sulla Terra”, al termine di un processo irregolare e senza alcuna prova, con l’accusa di aver fatto la spia per Israele.

Il ricercatore continua a professarsi innocente e ad accusare le autorità iraniane di essersi vendicate nei suoi confronti dopo che lui aveva rifiutato di fare la spia.

All’inizio di quest’anno la decisione della Corte suprema di rivedere il caso aveva fatto sperare nell’annullamento della condanna a morte, che invece è stata confermata.

In favore di Djajali si sono schierati 75 premi Nobel per la pace in materie scientifiche mentre continuano gli appelli delle organizzazioni per i diritti umani perché gli sia salvata la vita e sia rilasciato.




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