lunedì 4 marzo 2013 - Terenzio Davino

La Sinistra e “L’Italia Giusta” per perdere vincendo male

I nuovi “perdenti vincitori” e l’errore, nelle elezioni, di sentirsi la vittoria in tasca nell'attesa di vincere per la giusta "politica dell'alternanza"

Essere primi ma non sentirsi d’aver vinto e nella vittoria gli sguardi degli sconfitti nel significato del voto che prometteva una svolta decisa a miglior governabilità politica del Paese. Il risultato incassato dalla Sinistra, nell’occasione di porre fine allo strapotere della Destra populista, è una sconfitta vincente per chi crede ancora nel bipolarismo della seconda Repubblica e una perdita di voti dovuti a recenti scandali, eccessi consumati e generale abbandono di energia del leader durante i comizi mediatici.

Mutilata vittoria bersaniana, avvinta e perduta in una dirigenza stanca che non ha saputo condurre le proprie elezioni in modo vincente, differente, ritmato e concreto, smarrita nell’attesa che per la giusta “politica dell’alternanza” la vittoria di diritto a loro spettasse. Da smacchiare è rimasto solo la bandiera del partito dagli schizzi dei consensi persi e l’onta di perdere essendo in vantaggio con un vincere ma non convincere, senza una strategia vera, offensiva e con poca energia nel parlare. 

Oggi la Sinistra si gode in lacrime la sua vittoria azzoppata, la sua idea d’Italia Giusta per perdere con i numeri che mostrano, dopo la conclusione sofferta delle elezioni, uno spirito molle nel cambiamento al suo interno e nella visione futura del Paese. La piattaforma programmatica bersaniana affonda per un errore di manovra incagliandosi nello scoglio del bipolarismo a tutti i costi. Con poche prospettive d’intercettare il fare di una nuova politica, arrivare primi e perdere si può ed è questo il messaggio della Sinistra lanciato ai suoi elettori convinti e adesso delusi da una performance deficitaria sotto tutti i punti di vista.

Nei fatti il 60% ha votato per area d’appartenenza, il 25% si è astenuto, molti voti dispersi a favore di piccole unioni dei partiti senza futuro, milioni di voti persi dalla Sinistra e un Paese che ricasca nel “voto di pancia” senza alcuna intenzione di fare tesoro del recente passato. Nell’era della comunicazione, la Sinistra dimostra di non saperla bene impiegare, subisce i colpi degli avversari e mostra mancanze patologiche nella gestione delle sue energie. Nell’era di generale richiesta di rinnovamento, al suo interno, nell’area di Sinistra, si respirano vecchie ideologie politiche, esponenti datati in arroccamenti tematici e lentezza nel proporre soluzioni innovative e in più una sofferenza continua della dirigenza nel lasciar spazio ad altri.

A Largo del Nazareno la Sinistra vive il dramma di chi ha perso vincendo e al suo interno già si parla di ex leader da sostituire e di un Partito scosso dall’esito delle elezioni, mentre il “vincitore sconfitto” inizia le sue fasi convulse nel cercare alleanze di governo, aprendo al tutto il possibile, impegnato a sistemare i nomi e rimuginare scenari alternativi per governare il Paese.

Lo “Smacchiatore” della politica di Destra ha perso tutto, ha condotto una linea che oggi si mostra incerta, affannata, piena d’insofferenza per una posizione in Parlamento poco invidiabile. Da favorito, in soli due mesi, la bersaniana conduzione politica ha perso sul campo oltre 7% con elezioni chiuse in trend negativo. Nella bersanità vi è stata una chiusura ostinata negando l’esistenza di tutti gli altri avversari, un generale parlare in pubblico poco incisivo, combattivo, meno forte e trascinante che non ci si aspetta da un futuro condottiero in un momento difficile dell’Italia.

“Chi ha vinto ha perso, chi non ha vinto non ha perso veramente”, in questa frase l’ambiguità di una pessima performance che oggi schiaccia i promotori in seconda battuta dell’attuale legge elettorale e li inchioda a vivere l’ondata di sfiducia che sta salendo sui mercati finanziari. L’Italia politica è ancora in commedia a recitare vecchi copioni stracciati e oggi si sta trasformando in tragedia nel non essere riuscita a votare una visione chiara di cambiamento concreto. L’armata bersaniana, porta in sé un riflesso di forte conservazione e insegna, in buona sostanza, che oggi non c’è più spazio per chi non sa vendere la politica in pubblico.



1 réactions


  • (---.---.---.135) 4 marzo 2013 11:40

    Un articolo barocco e ridondante privo di contenuti, almeno così mi appare, ma se l’autore volesse sprimersi in maniera semplice comprensibile e soprattutto sintetica, chiarendomi cosa ha detto gliene sarei grato


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