lunedì 27 novembre 2023 - Riccardo Noury - Amnesty International

La Nobel per la pace iraniana inizia in carcere lo sciopero della fame

Narges Mohammadi, la difensora iraniana dei diritti umani e Nobel per la pace 2023, ha iniziato lo sciopero della fame nel carcere di Evin, dov’è detenuta. Già in cattive condizioni di salute, le vengono ritardate se non addirittura negate cure indispensabili col pretesto che non indossa il velo per recarsi alle visite mediche.

 

Mohammadi ha poco più di 50 anni e, di questi, sono molti di più quelli delle sue condanne rispetto a quelli che ha trascorso in libertà. In cinque diversi procedimenti giudiziari ha subito condanne complessivamente per oltre 30 anni di carcere.

Attualmente sta scontando un cumulo di condanne per un totale di 11 anni e dieci mesi, con varie sanzioni aggiuntive: 154 frustate, due anni di “esilio interno” fuori dalla capitale Teheran, dove risiede normalmente; due anni di divieto di appartenenza a movimenti della società civile; infine, altri due anni di divieto di rilasciare interviste o pubblicare contenuti sulle piattaforme social.

Le accuse, sempre le stesse. Quelle con cui si riducono al silenzio i difensori dei diritti umani, ridicole e pretestuose: “fondazione di un gruppo illegale”, “reati contro la sicurezza nazionale”, “diffusione di propaganda contro il sistema”.

Il tutto solo per aver rilasciato interviste ai principali media internazionali o aver incontrato rappresentanti degli organismi intergovernativi, aver invocato l’abolizione della pena di morte, aver preso parte a manifestazioni pacifiche per i diritti delle donne, in un periodo – la fine dello scorso decennio – in cui erano frequenti gli attacchi con l’acido nei loro confronti o aver svolto sit-in di protesta in prigione.

Ora la sua vita è in pericolo. Qui l’appello di Amnesty International per la sua immediata scarcerazione.




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