La Corte suprema dell’Alabama dà via libera all’esecuzione mediante ipossia da azoto
La Corte suprema dell’Alabama ha dato via libera alla prima esecuzione programmata negli Usa mediante il metodo dell’ipossia da azoto. In termini più semplici: soffocamento da mancanza di ossigeno.
Secondo i giudici, non si tratta di una “punizione crudele e insolita”, ossia di quelle vietate dall’Ottavo emendamento alla Costituzione americana.
La cavia su cui, il 25 gennaio, si sperimenterà il metodo entrato in vigore in Alabama nel 2018 ma finora mai utilizzato, è Kenneth Smith.
Smith era stato condannato a morte nel 1989 per aver ucciso una donna su commissione del marito. La condanna era stata poi annullata perché la procura aveva selezionato in modo razzista i giurati, escludendo i candidati neri. Nel secondo processo, celebrato nel 1996, Smith fu nuovamente condannato a morte, con una decisione del giudice che sovvertì la richiesta di ergastolo emessa da 11 giurati su 12. Questa prassi è stata abolita nel 2017.
Nel novembre 2022, Smith è stato a un passo dalla morte tramite iniezione letale. Per ore, gli addetti all’esecuzione si sono accaniti su di lui, legato a un letto, senza riuscire a trovare una vena in cui inserire l’ago: il tempo è scaduto, la “procedura” (come viene asetticamente chiamata) è stata sospesa.
Tra meno di dieci giorni, se l’ultimo appello a disposizione presso la Corte suprema federale non sarà accolto, Smith sarà condotto nella camera dell’esecuzione e immobilizzato su una barella, con un pulsiossimetro, un collare cervicale e una maschera per inalazioni, dalla quale respirerà azoto fino a quando il pulsiossimetro non avrà confermato l’assenza di ossigeno.
Il protocollo non chiarisce se il prigioniero verrà precedentemente sedato o anestetizzato né prende in considerazione l’ipotesi che qualcosa vada storto, compresa la possibilità che gli addetti all’esecuzione aspirino quantità eccessive di azoto, che è un gas inodore e incolore.