sabato 7 aprile 2012 - paolo

La Lega Nord è ormai al capolinea

Quando parlo della Lega fatico a rimanerere serio, a mantenere un giudizio equilibrato e a valutare le cose per quello che sono senza alcun pregiudizio politico o peggio ancora culturale. Sento dentro di me nascere prorompente una risata irrefrenabile e l'immagine dei Borghezio e dei Calderoli mi spegne ogni tentativo di fare una analisi seria e ponderata di cosa è stato il fenomeno leghista in questi ultimi trent'anni, sia in termini politici che sociali.

Sarebbe banale classificarlo come un fatto di costume folcloristico, riduttivo definirlo una degenerazione del senso di appartenenza territoriale, quell'"idem sentire" che affiorava sulle labbra dei dirigenti leghisti ad ogni pié sospinto. E' probabilmente sbagliato considerarlo soltanto una reazione istintiva di una parte del Paese, la fantomatica Padania, ad una indubbia "meridionalizzazione" dello Stato e delle istituzioni avvenuta nel corso di oltre mezzo secolo, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.

La Lega è un argomento difficile da trattare perché c'è la consapevolezza che ha rappresentato una rottura nello schema politico incentrato sui partiti "storici" della Prima Repubblica, figli delle ideologie, condizionando pesantemente le scelte politiche di oltre un ventennio; ma contemporaneamente è impossibile non cedere alle irresistibili "boutade" dei suoi illustri rappresentanti. Non è possibile dimenticarci del linguaggio colorito (altri lo definiscono volgare), dei suoi massimi dirigenti, Umberto Bossi in primis, delle sparate razziste di Borghezio, del Gianluca Bonanno che sostiene l'esistenza della Padania, portando come prova quella dell'esistenza del Grana padano, per finire con la pubblicazione di "Capitan Padania", eroe fumettistico realizzato da un certo Roberto Volpi, che è una via di mezzo tra il "Mein Kampf " di Adolf Hitler in chiave casereccia e le avventure di "Nembo Kid " (per quelli della mia età) o "Superman " per i meno datati. Se è vero che questa opera "letteraria" è stata distribuita tra le scolaresche del Nord, c'è poco da ridere e molto da preoccuparsi .

Ma veniamo ai fatti di questi giorni. Dalle intercettazioni emerse dalle inchieste concentriche di ben tre procure della Repubblica (Napoli, Milano e Reggio Calabria) sta emergendo una brutta storia di soldi rubati e favori elargiti in barba ad ogni criterio di moralità e trasparenza. Dentro c'è l'inquisito numero uno, ossia il tesoriere della Lega Francesco Belsito, un personaggio che viaggia con la Porsche e che definire pittoresco è riduttivo; e poi c'è la famiglia Bossi al completo con eque spartizioni di soldi pubblici, derivanti dai "rimborsi" delle spese elettorali. Tra i suoi figli e la moglie, c'è chi si spartisce i soldi per comprarsi l'auto nuova o pagarsi il titolo di studio altrimenti irraggiungibile, chi per finanziarsi una scuola privata (La Bosina) o ristrutturarsi la casa di proprietà.

Naturalmente, secondo un copione ormai consolidato, tutto è avvenuto all'insaputa di Umberto Bossi che, come Scajola con l'ormai famoso appartamento romano vista Colosseo comprato a "sua insaputa" e il furibondo Rutelli con i soldi fregati, sempre a sua insaputa, dal tesoriere della ex Margherita Lusi, ormai hanno aperto una strada consolidata tra i dirigenti dei partiti: quella di non sapere mai cosa succede intorno a loro, neanche quando i fatti li coinvolgono personalmente. Si direbbe "occhio non vede cuore non duole", peccato che ci sono di mezzo i soldi di quegli italiani storditi e umiliati che di questi tempi vengono strizzati come un cencio per pulire i pavimenti.

Comunque la reazione ufficiale è stata l'annuncio repentino delle dimissioni del leader storico Umberto Bossi, naturalmente seguite da frasi di rito tipo "chi sbaglia paga" che lì per lì avevano fatto ben sperare, però subito corrette in "è un complotto, una persecuzione giudiziaria per colpire la Lega in vista delle elezioni amministrative", che riportano il tutto in canoni più tradizionali. In una tumultuosa seduta di via Bellerio, sede storica della Lega, con un contorno di lacrime dei militanti leghisti, sono maturate queste pseudo-dimissioni che toglierebbero la segreteria del partito a Bossi che però ne diventerebbe contestualmente presidente. Non riescono ad essere seri neanche in un momento come questo.

Adesso vedremo come evolveranno queste inchieste, ma alcune considerazioni sono d'obbligo a partire da quella battaglia alle intercettazioni che i due sodali Umberto Bossi e Silvio Berlusconi, la premiata ditta B & B, hanno condotto in questi anni, per spuntare le unghie ai magistrati. Se di uno conoscevamo già da un paio di decenni di motivazioni che lo spingevano, adesso sappiamo che anche l'altro, il senatùr, probabilmente aveva i suoi bravi scheletri nascosti negli armadi. Alla faccia del partito "casto e puro" che i seguaci di Alberto da Giussano ci hanno propinato fino alla nausea al grido di "Roma ladrona" che suona ormai quantomeno stonato, così come i cappi esibiti in Parlamento agli albori della fondazione della Lega. Dopo lo scandalo che ha investito Boni questa è una mazzata che suona come una campana a morto.

Un'altra considerazione è che questa vicenda di ordinarie malvessazioni ai danni dei cittadini contribuenti pone l'imperativo a Mario Monti di metterci una pezza una volta per tutte prima che questo sfortunato Paese ricada nelle grinfie di questi politici screditati e impresentabili. Ormai deve essere chiaro per tutti che la politica è diventata il ricettacolo di tutti i fasulli per sistemare la propria esistenza, in barba a chi studia e lavora duramente. Se non si pone fine a questo assalto alla diligenza, il nostro Paese è senza futuro.

Infine, c'è una considerazione psico-sociologica da fare: la Lega è un partito fortemente "personalistico" incentrato sul culto della persona, ovvero di Umberto Bossi che, non dimentichiamocelo, ha fatto festeggiare alla famiglia per due o tre volte l'agognata laurea in medicina, ovviamente fasulla. Un segnale che avrebbe dovuto far riflettere chiunque sulla discutibile personalità di un soggetto che aspirava a diventare leader di un partito politico. A quanto pare anche il figlio Renzo, detto "Il Trota", avrebbe intrapreso la stessa strada con "fantomatici studi in economia" che il padre aveva sbandierato in un affollato (si fa per dire) consesso di leghisti e, dulcis in fundo, pure lo stesso tesorire del partito Belsito avrebbe "fabbricato" diplomi di studi fasulli. A questo punto, forse sarebbe il caso di verificare se anche l'ing. Castelli sia in regola con il certificato di laurea - è una battuta, ovviamente-.

Ma la cosa più deprimente a cui ho assistito sono le scene di disperazione, di autentica sofferenza con tanto di lacrime, con le quali il popolo leghista dei "fedelissimi bossiani" ha accolto la notizia degli intrallazzi, per ora solo presunti, che avrebbero coinvolto il loro santone. Una via di mezzo tra l'ordinaria follia e la disarmante dimostrazione di una pochezza culturale che lascia esterrefatti. C'è solo da sperare che, oltre alla fine della seconda Repubblica che oggi viene celebrata con il crollo di questo che è il pià vecchio partito dell'arco costituzionale, ci sia anche una fine di questo fenomeno popolare che ha spaccato l'Italia in due e che ha prodotto danni forse irreparabili.



2 réactions


  • (---.---.---.214) 8 aprile 2012 23:17

    Lo slogan della Lega era "Roma ladrona" ora è: "Trota ladrone".
    Cesare Zaccaria


  • (---.---.---.112) 25 maggio 2012 09:30

    1981 years from the horse in presidential elections won only 15.34% of the vote, it was considered a signal: the socialists began to replace neither, become the representative of the left. Louboutin UK


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