venerdì 16 agosto 2013 - paolodegregorio

L’inopportuno intervento di Napolitano

La più grande sciagura che vive la nostra democrazia è la mancanza di chiarezza, di parole semplici e definitive che ci consentano di capire, di dare giudizi, di essere dunque degli elettori e dei cittadini consapevoli.

I politici parlano solo tra loro, in un linguaggio cifrato, trattano sottobanco, mettono la mano davanti alla bocca quando vengono ripresi, concordano le domande che gli fanno comodo con i compari giornalisti: insomma ci trattano da sudditi deficienti.

Uno dei campioni di questa ambiguità d’ordinanza è Giorgio Napolitano. Per decenni con la tessera comunista, pur non essendolo e dedicando anzi la sua vita a demolire il Partito (riuscendoci), è ora impegnato a fabbricare una via d’uscita al pregiudicato eccellente, con una nota ufficiale assolutamente inopportuna sulla questione di concedere o meno la grazia a Silvio Berlusconi.

Come Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Napolitano dovrebbe essere il massimo difensore della legalità, della uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e garante della esecutività delle sentenze passate in giudicato.

Parlare di grazia riferendosi al caso Berlusconi, prima ancora di averne ricevuto domanda, significa trattare Berlusconi senza tener conto della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il suo dovere era tacere, per di più ha affermato che comunque il cavaliere non andrà in galera, questione di pertinenza del giudice di sorveglianza a cui spetta per legge l’ultima parola per l’esecuzione della sentenza.

Tutto ciò fa apparire Berlusconi un cittadino diverso dagli altri, da trattare con i guanti, mentre gli pendono addosso carichi giudiziari pesantissimi: almeno 5 processi, fra cui quello Ruby dove è già stata emessa una condanna di primo grado a 7 anni di galera e interdizione perpetua dai pubblici uffici.

La politica, per il principio della separazione dei poteri, non deve entrare in nessun modo nelle sentenze della Magistratura (soprattutto quando ciò riguarda reati comuni) e, se vuole uscire dal discredito in cui è profondamente caduta, deve rinunciare a immunità e scappatoie e favorire l’espulsione di tutte le mele marce.

 

Foto: Wikimedia



1 réactions


  • GeriSteve (---.---.---.234) 16 agosto 2013 23:37

    Mi viene voglia di dichiarare che se Berlusconi non va in carcere io mi rifiuterò di pagare tasse (dico "tasse aggiuntive", perchè il grosso mi viene detratto alla fonte), però non lo faccio, perchè sarebbe una pressione sul giudice di sorveglianza che deve pronunciarsi in merito e per me i giudici dovrebbero decidere secondo coscienza e non secondo pressioni.
    Però, però Napolitano non è un giudice, e secondo me ha proprio bisogno di qualche pressione, perchè lui sta su una pessima strada.

    DICHIARO CHE SE BERLUSCONI VENISSE IN QUALCHE MANIERA GRAZIATO, DA QUEL MOMENTO IO MI RIFIUTERO’ DI PAGARE TASSE ALLO STATO ITALIANO.

    Se, con gli stessi meccanismi con cui si raccolgono firme su petizioni si raccogliessero dichiarazioni di questo tipo, io penso che sarebbero tantissime e che Napolitano potrebbe fare qualche altra dichiarazione contorta e sballata, ma certo non potrebbe in alcun modo "graziare" quel deilnquente.
    GeriSteve


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