mercoledì 20 febbraio 2019 - Pressenza - International Press Agency

L’immunità parlamentare che non ha senso

Se i politici italiani avessero applicato seriamente la dottrina della divisione dei poteri il problema dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini non si sarebbe posto.

di Rocco Artifoni

È il caso di rammentare che la Costituzione prevede l’eventuale immunità (art. 68) esclusivamente per i parlamentari e non per i membri del governo. Per i reati commessi da questi ultimi (art. 96) è prevista la giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Parlamento.

Matteo Salvini è sia ministro sia parlamentare: questa duplice appartenenza genera alcuni equivoci per diverse ragioni.

Anzitutto Salvini è sotto indagine per scelte effettuate in qualità di ministro e non come senatore. Il tribunale dei ministri (un apposito nucleo della magistratura) ha già deciso per il rinvio a giudizio. Il problema sta nel fatto che Salvini è anche senatore e come tale gode anche dell’immunità parlamentare.

Dopo la consultazione della base del Movimento 5 Stelle, pare evidente che l’orientamento del Senato sarà contrario alla richiesta dei magistrati, il che pare assurdo, poiché l’indagine giudiziaria riguarda Salvini ministro e non Salvini parlamentare.

Secondo problema: nei primi 6 mesi di governo Matteo Salvini ha disertato quasi totalmente l’aula del Senato. Openpolis ha calcolato che ha partecipato alle votazioni con una percentuale del 2,52%. È evidente che chi fa il ministro non ha tempo per fare anche il parlamentare. Attualmente oltre il 75% dei membri del governo fanno anche parte del Parlamento e questo, per ovvi motivi, limita fortemente la loro capacità di partecipare ai lavori dell’aula. Il rimedio sarebbe semplice: che i ministri si dimettessero da parlamentari sia per rispetto della funzione ricoperta (e del compenso percepito) sia per la distinzione di ruoli che la divisione dei poteri richiederebbe.

Montesquieu su questo punto è stato chiarissimo: «Se il potere esecutivo fosse affidato a un certo numero di persone tratte dal corpo legislativo, non vi sarebbe più libertà, perché i due poteri sarebbero uniti e stesse persone avendo talvolta parte e sempre potendola avere, nell’uno e nell’altro». Peccato che questa saggia prescrizione sia regolarmente ignorata da tutti i governi, compreso quello attualmente in carica.

Ultima annotazione: purtroppo l’autonomia e l’indipendenza della magistratura in Italia sono sempre state limitate quando le indagini hanno riguardato la politica. Qui possiamo fare una distinzione: tra quelli che sono sempre stati coerenti nel ritenersi al di sopra del giudizio dei magistrati (Berlusconi) e gli altri che in campagna elettorale proclamano la piena fiducia nell’operato della magistratura, salvo poi gridare al complotto e contraddirsi quando il problema li riguarda direttamente o coinvolge i propri alleati.

Ciò dimostra che aveva ragione chi aveva chiesto di abolire l’immunità parlamentare, ad eccezione delle dichiarazioni e dei voti espressi nelle aule parlamentari. Questa proposta costituiva il primo punto programmatico di un movimento che si presentò alle elezioni nei primi anni ’90, periodo di stragi di mafia e di tangentopoli. Quella lista non arrivò nemmeno al 3% dei consensi. Gli italiani allora preferirono dare il voto a Berlusconi e a Bossi. E l’immunità rimase. Oggi ne stiamo pagando ancora le conseguenze, grazie anche al contributo del Movimento 5 Stelle, che in questo si sta dimostrando per nulla diverso dagli altri.

Piero Calamandrei ha scritto parole profetiche: «Per far vivere una democrazia non basta la ragione codificata nelle norme di una Costituzione democratica, ma occorre dietro di esse la vigile e operosa presenza del costume democratico che voglia e sappia tradurla, giorno per giorno, in concreta, ragionata e ragionevole realtà». Proprio quello che ci manca.

L'aula del Senato (Foto di Fratello Gracco, Wikimedia Commons)



1 réactions


  • Un italiano (---.---.---.167) 21 febbraio 2019 15:04

    Quello che non ha senso è lo strapotere dei magistrati comunisti contro il volere del popolo italiano.

    È ora di fermare tale sconcio!


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