venerdì 22 marzo 2019 - Antonello Laiso

L’alienazione Genitoriale

Anni fa non c'erano normative adeguate a risolvere il problema, agli albori di quelle situazioni reali. La dimostrazione di situazioni anomale era una non facile riconoscibilità.
Era molto laborioso, in quei Tribunali descrivere far recepire e far riconoscere un qualcosa che benché reale e concreto, esisteva, non era facile provare fatti e situazioni di quei comportamenti illeciti.

Parliamo di quelle situazioni come oggetto la contesa dei figli in affidamento, non solo, ma la successiva privazione da parte di questi a qualcosa di naturale e fisiologico: Il rimanere legati affettivamente ed emotivamente verso anche l'altro genitore non affidatario, quasi sempre il padre. Talvolta anche la madre.

Spesso quei Tribunali dei minori, erano e sono palcoscenico di uno sconfinato mondo di conflittualità di genitori separati, lì dove vengono alla luce connotati colorati di noir non solo per l’affidamento dei figli. Allora quel seme dell'odio tra i coniugi in quei tribunali germogliava senza ostacoli, tra perizie psicologiche dei figli che diventavano le vittime della conflittualità; spesso infatti questi rappresentavano il “redde rationem” di quella guerra.

Nel patologico l’affidamento fisico per uno dei due genitori, diventava di pari passo un’esclusività di possesso anche mentale e non condivisibile con l’altro genitore. Un possesso esclusivo di qualcosa che non è un oggetto, ma fa parte del nostro dna della nostra vita. Se un figlio deve avere genitori per natura non si può andare contro natura.

Un possesso che diventava e diventa come lo scalpo di un indiano Apache in un film western . Ma qui parliamo di figli, una vittoria, un possesso di un qualcosa che va oltre una separazione civile, va nel patologico.

La sindrome di alienazione genitoriale (PAS) vero è che non veniva riconosciuta come malattia nella psichiatria infantile, oggi viene più spesso sostenuta a prove, essa era da tempo nota a tutti, non solo agli addetti ai lavori; essa si trasmette e s’instaura lentamente nei figli contesi da genitori separati, e consiste nella denigrazione di uno dei genitori ovvero quello non affidatario tramite lavaggio del cervello. Un lavaggio del cervello continuo e costante. Una violenza, una vessazione spesso soft.

 Tali comportamenti sono ben descritti in trattati di psichiatria infantile, e in quei corsi di psicologia relazionale e familiare (che lo scrivente ha seguito) per far comprendere non solo l'esistenza, ma che chi agisce in tale modo si sente in colpa e ferito per la rottura di un’unione matrimoniale, sia pure quando vi siano state motivazioni gravi, tali in tutti i casi non possono giustificare illecite condotte nei figli.

Mettere l'altro genitore contro i figli è non solo un illecito per Legge come recenti sentenze di Cassazione che vanno in senso contrario a decisioni di un passato ormai evoluto, come la sentenza che impone cambio di rotta Cassaz. (8aprile 2016 n. 6919): l'assenza di collaborazione tra i genitori in conflitto e, talora, l'atteggiamento ostile del genitore collocatario nei confronti dell'altro genitore che impedisca di fatto al minore di frequentarlo, comporta una grave violazione del diritto del figlio al rispetto della vita familiare e non dispensa le autorità nazionali dall'obbligo di ricercare ogni mezzo efficace al fine di garantire il diritto del minore di frequentare adeguatamente e tempestivamente entrambi i genitori.

Si deve enunciare il seguente principio: in tema di affidamento di figli minori, qualora un genitore denunci comportamenti dell'altro genitore, affidatario o collocatario, di allontanamento morale e materiale del figlio da sè, indicati come significativi di una PAS (sindrome di alienazione parentale), ai fini della modifica delle modalità di affidamento, il giudice di merito è tenuto ad accertare la veridicità in fatto dei suddetti comportamenti, utilizzando i comuni mezzi di prova, tipici e specifici della materia, incluse le presunzioni, ed a motivare adeguatamente, a prescindere dal giudizio astratto sulla validità o invalidità scientifica della suddetta patologia, tenuto conto che tra i requisiti di idoneità genitoriale rileva anche la capacità di preservare la continuità delle relazioni parentali con l'altro genitore, a tutela del diritto del figlio alla bigenitorialità e alla crescita equilibrata e serena.

 In ogni caso tali condotte al di là della legge, quando si verificano, non possono essere che indecorose per una dignità personale ed una coscienza di un genitore. Un figlio è capace anche quando piccolo di capire anche lentamente tante cose, se uno dei due genitori è stato un cattivo genitore, se uno dei due genitori ha creato un clima di tensione avverso l'altro.

Un figlio di genitori separati crescendo in un clima di tensione di un "redde rationem" ovvero di quella resa dei conti potrà nel tempo incorrere in situazioni come di fragilità psicoemotiva, o di aggressività. I figli in tale contesto astratto instaurano una conflittualità, sia pur inconscia, verso il genitore denigrato, questo comporta spesso un’ipereattività, un’insoddisfazione, una carica di violenza intrinseca non mitigata dal’affetto naturale verso entrambi i genitori.

L’insoddisfazione affettiva dei figli diventa così la causa la privazione di un affetto. Quell'affetto del genitore che è vittima di quella sindrome da parte dell'altro genitore. La Sindrome di alienazione genitoriale ovvero PAS infatti è considerata una situazione di maltrattamento del bambino che attenta alla sua incolumità psichica, fisica e affettiva: è un non riconoscimento del suo diritto a essere se stesso.
Una violenza che va punita, una violenza sebbene talvolta sottesa ed involontaria ad un conflitto che non potrà mitigarsi. Non si può negare una sindrome che è reale in molti casi; una sindrome ora sempre più spesso nota nei tribunali minorili.

 In questo caso la malattia è del genitore che convive con il figlio, quella possessività solo esclusiva, quel’affetto che non deve e non può essere condiviso, quella gelosia sebbene forma istintiva naturale, ma morbosa che nuoce e che diventa fatale allo sviluppo adolescenziale. Uno sviluppo che può come già detto risentire di un clima tutt'altro che sereno.

La non violenza psicologica sui figli dovrebbe necessariamente essere il leit motiv per considerare una attenta revisione di qualcosa di reale che si verifica sempre piu spesso tra genitori separati, un qualcosa di non bello che scaturisce dalla fine di un unione il cui tempo ha inesorabilmente reso reale.

L’amore per i figli consiste anche nel far donare e nel permettere di donare amore al’altro genitore separato, e non farlo sentire in colpa agli occhi dei figli anche quando esiste una colpa, di non rendere appariscente se pur dovesse essere un qualcosa che lo è, né a maggior ragione un qualcosa che non esiste..

Antonello Laiso

 


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