venerdì 10 settembre 2021 - Riccardo Noury - Amnesty International

L’Onu chiede all’Iran di fermare l’esecuzione di un prigioniero curdo

Gli esperti delle Nazioni Unite sui diritti umani hanno rivolto un appello urgente alle autorità iraniane affinché l’esecuzione di un prigioniero curdo sia fermata e la sua condanna a morte venga annullata.

Heidar Ghorbani, un curdo iraniano di 48 anni, è stato arrestato nell’ottobre 2016 con l’accusa di aver preso parte all’omicidio di tre basij (le forze paramilitari iraniane). Per tre mesi la sua famiglia non è stata informata sul luogo in cui era detenuto.

Tre anni dopo, nell’ottobre 2019, Ghorbani è stato condannato a 118 anni e mezzo di carcere per complicità in omicidio, tentato sequestro di persona e favoreggiamento della fuga degli assassini.

Nel gennaio 2020 un tribunale rivoluzionario della provincia del Kurdistan ha riesaminato il caso, giudicando Ghorbani colpevole di rivolta armata contro lo stato e condannandolo a morte sebbene, paradossalmente, nel verdetto il giudice avesse riconosciuto che l’uomo non era mai stato armato.

La condanna è stata resa definitiva nell’agosto 2020 dalla Corte suprema, che ha poi respinto due successivi ricorsi, nel settembre 2020 e lo scorso agosto. L’esecuzione potrebbe aver luogo in qualsiasi momento.

Ghorbani ha sempre negato ogni accusa, sostenendo di non aver mai fatto parte di un’organizzazione politica, né tantomeno armata, curda.

Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, Ghorbani ha subito un processo iniquo, nel quale il diritto alla difesa è stato gravemente leso, ed è stato torturato durante la detenzione preventiva affinché ammettesse la sua colpevolezza.

 




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