lunedì 18 marzo 2013 - Sàntolo Cannavale

L’Italia è già fuori dall’euro?

Per il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo "i governi dei Paesi del Nord Europa manterranno Roma entro l'Eurozona fino a che non riavranno gli investimenti effettuati dalle loro banche sui titoli di Stato italiani. Dopo di che ci lasceranno cadere come una patata bollente".

Se questo fosse il disegno dei Paesi del Nord, gli italiani dovrebbero ricomprare una parte consistente del proprio debito pubblico. Sarebbe l’occasione per mettere a frutto in maniera proficua la buona scorta di risparmio nazionale, l’enorme patrimonio mobiliare ed immobiliare italiano. Gli interessi pagati sui titoli di Stato italiani eviterebbero di prendere in massa la strada dell’estero con conseguente impoverimento progressivo dell’economia nazionale.

Ricordo a me stesso che quest’anno, dei circa 100 miliardi di euro di interessi da pagare a fronte del nostro debito pubblico, una buona metà – circa 50 miliardi di euro – sarà versata per cassa agli investitori esteri.

Tra questi in via crescente le compagnie assicuratrici, a partire da quelle del Nord-Europa, tedesche ed olandesi, a cui fanno gola gli alti tassi d’interesse riconosciuti sui BTP a lunga scadenza italiani, utili a determinare il buon risultato economico dei loro bilanci aziendali, difficilmente conseguibili con i tassi striminziti sui bund tedeschi.

In questi casi, a quanto pare, si prescinderebbe dai rischi d’insolvenza che, stante le valutazioni di mercato, accompagnano i titoli di Stato emessi e venduti dal nostro Paese.

L’Italia, acquistando in massa i titoli di Stato nazionali, seguirebbe di fatto un sentiero come quello tracciato dal Giappone negli ultimi 10/15 anni. Nel nostro Paese, in caso di abbandono dell’Euro, si dovrebbero impostare programmi energetici alternativi tali da affrancarci dall’uso massiccio del petrolio e dalla necessità di procurarci i dollari per importarlo dal medio oriente e dall’Est europeo.

Certamente si dovrà ripensare la politica economica e finanziaria italiana. Non è concepibile e sopportabile per il nostro Paese pagare interessi intorno al 5% sui BTP decennali quando la Germania, primaria concorrente europea, si approvvigiona di risorse finanziarie - mediante bund con analoga scadenza- ad un costo dell’uno per cento annuo.

L’Italia alla lunga non potrà reggere un tale aggravio di costi primari che, a cascata, si riverberano sul livello di tassi e costi complessivamente sopportati dall’economia nazionale.

L’Unione Europea non può fingere di non vedere, di non sapere, evitando di intervenire con una politica monetaria e finanziaria condivisa, di comune valenza ed utilità. Una Banca Centrale Europea con adeguati poteri e facoltà d'intervento a questo dovrebbe servire, contribuendo in maniera fattiva alla realizzazione piena del grande progetto europeo.

Non credo, però, che l’Europa intenda rinunciare ai 60 milioni di consumatori e buongustai italiani, costringendoci a cambiare stile di vita e modello di sviluppo. Questo non vuol dire che possiamo disinteressarci del nostro destino in attesa che altri provvedano alle nostre incombenze produttive ed amministrative.

In Italia serve, in ogni caso, una classe politica che sappia valorizzare la nostra posizione e le nostre peculiarità, sappia gestire i processi decisionali in maniera lungimirante e profittevole, sollecitando le giuste risposte alle nostre esigenze nazionali in ambito Unione Europea. Credo che questo sia il messaggio stimolante e propositivo di Beppe Grillo lanciato all’Italia ed all’Europa mediante l’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt.

L’Italia, isolatamente considerata in ambito mondiale, sarebbe ben poca cosa. Il suo concorso attivo e propositivo alla realizzazione ed all’azione a tutto campo dell’Unione Europea, compatta e credibile, potrà dare opportunità e risultati ben più corposi e paganti rispetto alla chiusura ingloriosa ed indifendibile dell’Italia entro gli angusti confini nazionali.



1 réactions


  • Geri Steve (---.---.---.35) 18 marzo 2013 10:44

    E’ una analisi ingenuamente semplicistica, in cui i governi e "le loro banche" coinciderebbero, mentre la realtà è molto più complessa.

    E’ altamente condivisibile l’afffermazione secondo cui l’Italia ha bisogno  
    "di una classe politica che sappia valorizzare la nostra posizione e le nostre peculiarità, sappia gestire i processi decisionali in maniera lungimirante e profittevole...", ma è esattamente il contrario di ciò che predica Grillo.

    GeriSteve


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