martedì 8 settembre 2020 - Riccardo Noury - Amnesty International

Julian Assange, riprende l’udienza sull’estradizione. Amnesty: “Londra la neghi”

Riprende oggi, durata prevista alcune settimane, l’udienza riguardante l’estradizione negli Usa di Julian Assange.

La richiesta di estradizione, ha ricordato Amnesty International, è basata su accuse che derivano direttamente dalla diffusione di documenti riservati nell’ambito del lavoro giornalistico di Assange con Wikileaks.

Se estradato negli Usa, Assange potrebbe affrontare 18 capi d’accusa per un totale di 175 anni di carcere: 17 ai sensi della Legge sullo spionaggio e uno ai sensi della Legge sulle frodi e gli abusi informatici. Rischierebbe anche gravi violazioni dei diritti umani tra cui condizioni detentive, come l’isolamento prolungato, che potrebbero equivalere a maltrattamento o tortura.

Inoltre, il fatto che Assange sia stato bersaglio di attacchi pubblici da parte delle più alte autorità statunitensi pregiudica il suo diritto alla presunzione d’innocenza e prefigura il rischio di un processo iniquo.

Se Assange venisse estradato, le implicazioni per i diritti umani sarebbero amplissime: un precedente pericoloso rispetto alla protezione di coloro che pubblicano informazioni riservate in nome dell’interesse pubblico, come quelle relative a possibili crimini di guerra commessi dalle forze armate Usa. E se venisse condannato, le conseguenze per la libertà di stampa sarebbero raggelanti e coloro che diffondono notizie finirebbero per ricorrere all’auto-censura per timore di rappresaglie.

Per questo, Amnesty International ha rinnovato l’appello alle autorità britanniche a non concedere l’estradizione e a quelle Usa ad annullare le accuse nei confronti di Assange.

Rendere pubbliche informazioni come quelle rese note da Assange è infatti una pietra angolare della libertà di stampa e del diritto dell’opinione pubblica ad avere accesso a informazioni di interesse pubblico. Tutto questo dovrebbe essere oggetto di protezione e non di criminalizzazione.

Amnesty International si è detta anche preoccupata per la salute fisica e mentale di Assange, soprattutto a causa della diffusione del Covid-19.

Le condizioni nelle prigioni e nei centri di detenzione del Regno Unito sono sotto gli standard. Per questo, è fondamentale che vengano adottati protocolli per ridurre i rischi di contagio, assicurando il rispetto dei diritti dei prigionieri e dei detenuti. L’opzione del rilascio, con o senza cauzione, dovrebbe essere presa in considerazione in caso di gravi problemi di salute o di un elevato rischio di contagio.




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