martedì 3 gennaio 2017 - Emilia Urso Anfuso

Italia: dalle "Baby pensioni" alle pensioni a rischio. Storia del fallimento di un sistema

Molti cittadini, pensionati e invalidi, si saranno accorti di non avere – sul conto corrente postale o bancario – l’importo della pensione o dell’assegno di invalidità. Tranquilli: arriverà ma solo domani – se siete correntisti di Poste Italiane – o dopodomani – se avete il conto corrente in una banca.

 

Eh già, perché dal primo Gennaio 2017, sono scattate le nuove regole, previste dal Decreto Legge n. 65 del 2015. Cosa dicono queste regole? Leggete di seguito cosa è scritto all’art. 6:

"Al fine di razionalizzare e uniformare le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall'INPS, i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell'INAIL sono posti in pagamento il primo giorno di ciascun mese o il giorno successivo se festivo o non bancabile, con un unico mandato di pagamento ove non esistano cause ostative, eccezion fatta per il mese di gennaio 2016 in cui il pagamento avviene il secondo giorno bancabile. A decorrere dall'anno 2017, detti pagamenti sono effettuati il secondo giorno bancabile di ciascun mese.".

Dunque: secondo la nuova normativa, a monte di questi ritardi, vi sarebbe la necessità di “razionalizzare e uniformare le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali”, ma è necessario porsi una domanda: per quale ragione, dal momento che – fino ad oggi e per decenni – non era stato affatto necessario “razionalizzare e uniformare”?

Poi però, il neo nominato governo Gentiloni, attraverso il Decreto Milleproroghe 2017, ha anticipato di un giorno la data: le pensioni saranno erogate il primo giorno bancabile di ogni mese, ad eccezione del mese di gennaio. Tanto rumore per nulla? Non solo: certe decisioni, non dovrebbero nemmeno balenare per la mente... E bisogna anche comprendere cosa ci sia di vero, nell'ipotesi che, i pensionati, possano vedersi tagliare uno 0,1% della pensione, a partire dal primo di Febbraio: gli italiani, dovrebbero "restituire allo Stato lo 0,1% ovvero la differenza tra l’inflazione programmata e quella definitiva". Si, avete letto benissimo...

Ma dobbiamo riflettere su alcuni dati, ben difficili da trovare peraltro.

In Italia, ogni anno, vengono erogate pensioni e assegni di invalidità, per un importo di circa 300 miliardi di euro. Sì, avete letto bene. Una cifra esorbitante, il cui saldo però deriva da moltissimi fattori, come ad esempio quello relativo alle milioni di persone che sono andate in pensione col sistema retributivo e quindi, percepiscono una pensione molto più alta rispetto a quella di chi, in pensione, è entrato col sistema contributivo.

Questo dato è importante anche sotto un altro aspetto: sono circa 500.000 gli italiani che percepiscono un trattamento pensionistico fin dagli anni ’80, quando cioè le normative permettevano di entrare in pensione dopo una manciata di anni lavorativi, rispetto ad ora, e per tale ragione furono denominate “Baby pensioni”. In pratica, durante il governo Rumor, nel 1973 fu approvato l’art. 42 del DPR N° 1092.

La norma – approvata all’unanimità – consentiva ai lavoratori del pubblico impiego di andare in pensione con appena 14 anni 6 mesi e 1 giorno di contributi per le donne sposate con figli; 20 anni per gli statali; 25 per i dipendenti degli enti locali. Oggi sembra un sogno, eppure…

Ho conosciuto personalmente due impiegati ministeriali, andare a ritirare la pensione a circa 38 anni. L’impiegato delle Poste, chiese loro la delega. “Quale delega”? risposero. Erano loro, i “pensionati”…

Tornando ai nostri faticosi tempi, in special modo sul tema delle pensioni: io non credo che, la scelta di procastinare la data di erogazione delle pensioni, possa davvero essere la volontà di “razionalizzare e uniformare” alcunché, anche se, come è noto, il Governo Monti, nella Legge di stabilità 2011, decise di accorpare in un unico Ente – l’INPS – anche Inpdap (Ente di previdenza della pubblica amministrazione) ed Enpals (Ente di previdenza dei lavoratori dello spettacolo), e così facendo, trasferì all’INPS anche le sofferenze dei due Enti: 10 miliardi circa solo per Inpdap, molto più irrisorie quelle di Enpals.

E’ ovvio che, pur se negli anni Enti e governi hanno continuato a mantenere tranquilli i cittadini, non sono certo passate in sordina le riforme pensionistiche, una fra tutte, quella siglata dalla Fornero, che ha creato un’aberrazione denominata “Esodati”: persone troppo giovani per entrare in pensione, ma troppo “vecchie” per continuare a lavorare.

Insomma: come ci si può fidare, oggi, quando un ministro cerca di mettere tutti tranquilli? Le dichiarazioni recenti di Boeri infatti, non sono argomentate, come del resto hanno fatto tutti i Ministri che si sono succeduti negli ultimi anni. Ognuno dei queli, a dispetto dell'evidenza - i conti in rosso degli Enti previdenziali - hanno continuato imperterriti a sostenere che non esistono problemi di sorta, per i pensionati.

Sta di fatto che, a quanto sembra, il buco nei bilanci di Inps ammonterebbe a circa 100 miliari di euro, e le proposte “creative” degli ultimi tempi, come quella del governo Renzi, del “prestito pensionistico”, attraverso il quale l’avente diritto alla pensione, dovrebbe accendere un prestito con la banca, e restituire il debito in 20 anni (…) non ci dice affatto nulla di buono, anzi.

Mettiamola così: se l’Inps fosse un Ente privato, sarebbe fallito da tempo. Poiché è un Ente pubblico, sta ancora in piedi, ma solo grazie ai contribuenti, alcuni dei quali sono anche – appunto – pensionati. Spero che questo articolo vi serva per comprendere fino in fondo, in che razza di sistema stiamo vivendo: noi cittadini, sosteniamo economicamente tutto il carrozzone Italia. Invece di ottenere agevolazioni, ogni giorno scopriamo una nuova aberrazione, una nuova vessazione, una nuova negazione dei diritti civili. Ma funziona. Sapete perché? Perché nessuno si ribella, come accadeva qualche decennio fa.

Le cose sono due: o l’italiano medio è ancora abbastanza ricco, oppure si è rincoglionito del tutto. Bollito, a fuoco lento, come si fa con le rane. Propendo per la prima soluzione.

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Ecco quali sarebbero state le date di erogazione delle pensioni, nel caso in cui, NON avessero deciso diversamente attraverso il Decreto Milleproroghe 2017:

Gennaio Martedì 3 Secondo giorno bancabile per Poste e banche
Febbraio Giovedì 2 Secondo giorno bancabile per Poste e banche
Marzo Giovedì 2 Secondo giorno bancabile per Poste e banche
Aprile Lunedì 3 Martedì 4 Secondo giorno bancabile per Poste e Secondo giorno bancabile per banche
Maggio Martedì 3 Secondo giorno bancabile per Poste e banche
Giugno Sabato 3 Lunedì 5 Secondo giorno bancabile per Poste e Secondo giorno bancabile per banche
Luglio Lunedì 3 Martedì 4 Secondo giorno bancabile per Poste e Secondo giorno bancabile per banche
Agosto Mercoledì 2 Secondo giorno bancabile per Poste e banche
Settembre Sabato 2 Lunedì 4 Secondo giorno bancabile per Poste e Secondo giorno bancabile per banche
Ottobre Martedì 3 Secondo giorno bancabile per Poste e banche
Novembre Venerdì 3 Secondo giorno bancabile per Poste e banche
Dicembre Sabato 2 Venerdì 4 Secondo giorno bancabile per Poste e Secondo giorno bancabile per banche

 



2 réactions


  • Ellesmere (---.---.---.38) 4 gennaio 2017 09:36

    Strano articolo. Informatissimo sulle date bancabili. Poco competente su Inps. Già la definizione di buco INPS è indicatore di confusione. Dimenticare che in INPS esiste la S di sociale impedisce una analisi corretta fattibile comunque con perimetro con e senza S. I commenti sul retributivo dimenticano che il rapporto puro contabile (contributivo) non esiste giustamente in numerose situazioni di economia politica dal biglietto del bus alle spese sanitarie essendo lo stato n redistributore di ricchezza attraverso servizi e che nel contributivo la remunerazione a Pil è in contraddizione con la remunerazione di qualsiasi fondo e con gli stessi BTP . Poi il vecchioretributivo dovrebbe essere valutato al netto degli abusi. I buchi sono poco chiari in quanto la PA non non versa ne irpef ne contribuzione ma salda il buco. Non è dato sapere se il saldo PA corrisponda al dovuto commento dei revisori INPS . Saluti e grazie


  • Emilia Urso Anfuso Emilia Urso Anfuso (---.---.---.241) 4 gennaio 2017 10:10

    Buongiorno,

    le date bancabili, sono scelte governative. Poi, che il governo Gentiloni - per ora almeno - abbia deciso di anticipare di un giorno l’erogazione, è un dato di fatto.

    Non è invece controvertiible la situazione di criticità economica in seno a INPS, in special modo - come ho ben descritto - da quando il governo Monti decise di accorpare anche Enpals ed Inpdap, travasando debiti per circa 10 miliardi nei conti dell’INPS, ma non solo.

    Ritengo che lei abbia letto semmai il titolo, o trasversalmente l’articolo.

    La PA poi, notoriamente, NON versa contributi da anni, o almeno, non tutti. 

    La crisi di Inps, così come quella di molti altri enti previdenziali, è una realtà, non una mia opinione personale.

    Lo stato sarebbe, per lei, "Un redistributore di ricchezza attraverso servizi"? Probabilmente lei è emigrato all’estero da diversi anni. Le manca qualche dato aggiornato, sia per ciò che riguarda il concetto di "redistribuzione della ricchezza" sia per ciò che è relativo ai "servizi" resi ai cittadini, in cambio del pagamento delle tasse più esose d’Europa.

    Un saluto

    Emilia Urso Anfuso

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