martedì 31 gennaio 2017 - Olivia B.

Israele: come l’esercito si è messo al "servizio" dei coloni

​Tutto è nato da una stretta di mano, quella tra il soldato israeliano Elor Azaria e Baruch Marzel, colono cisgiordano. Un articolo de Le Monde racconta dei rapporti tra i coloni israeliani e l'esercito dello Stato di Israele. 

Siamo al 24 marzo 2016, Azaria, soldato franco-israeliano dell'esercito dello Stato di Israele, ha appena ucciso, con un colpo di pistola, un aggressore palestinese, al momento già ferito e inerme (omicidio per il quale Azaria è stato condannato). Subito dopo il soldato si è allontanato e ha stretto la mano di Marzel, considerato uno dei coloni israeliani più fanatici e razzisti della città. Lo racconta sul quotidiano francese Le Monde Piotr Smolar, inviato a Gerusalemme. 

Durante il suo processo Elor Azaria ha raccontato che Marzel per lo shabbat era solito invitare tutta la compagia del soldato a pranzo. Da qui, e da quella stretta di mano è iniziata l'inchiesta di "Breaking the Silence", Ong israeliana composta da veterani dell'esercito che da 2004 si occupa di documentare i crimini commessi, parte di soldati israeliani, nelle operazioni di gestione dell'occupazione in Cisgiordania o nelle guerre a Gaza.

Lo scorso aprile l'Ong chieste allo Stato Maggiore israeliano di aprire un'inchiesta sulla natura delle relazioni tra l'esercito e i coloni. La risposta un po' fredda dello Stato Maggiore ha spinto "Breaking the Silence" alla stesura di un rapporto, pubblicato lo scorso 30 gennaio dal titolo "The High Command" (video).

Il report mette insieme dozzine di testimonianze di soldati che hanno servito in Cisgiordania. Le Monde ne ha incontrati alcuni e il quadro che ne emerge, dice il quotidiano, è "schiacciante": 

"I soldati si sono trasformati in forza di sicurezza al servizio dei coloni, che beneficiano di una impunità quasi totale e dell'accesso esclusivo a informazioni operative. Capita anche che i civili impediscano ai militari di agire o che, addirittura, li attacchino. I soldati subiscono la pressione 'amichevole' o fisica dei coloni, a causa anche di ordini chiari da parte dei superiori. Si tratta di un vuoto 'volontario' che favorisce l'estensione delle colonie e gli abusi e gli espropri contro i palestinesi". 

In ogni colonia ebraica in Cisgiordania, continua Le Monde, esiste un coordinatore per la sicurezza. Tra i suoi compiti quello di essere la liason con l'unità dell'esercito pià vicina. Questa persona però, non deve in alcun modo far parte della catena decisionale delle operazioni come da ordini dello Stato Maggiore. "Non deve", quindi. Ma ne fa parte? Le testimonianze raccolte da "Breaking the Silence" dicono il contrario. 

Per esempio quella di Dean Issacharoff, 25 anni, che tra il 2011 e il 2015 ha servito nella brigata Nahal a Hebron, dove si trovano anche 500 coloni che vivono "assediati nel cuore della città palestinese". Issacharoff racconta:

"Erano ovunque nei nostri accampamenti, ci portavano caffè e dolci e ci invitavano a pranzo. Baruch Marzel ci ha raccontato di aver usato la sua arma durante la seconda Intifada". 

Nel 2014 sempre a Hebron dei coloni hanno offerto un'ascia a un soldato che aveva ferito un palestinese che avava lanciato una Molotov. "Non ne ho mai visto arrestare uno (dei coloni, ndr)", continua Issacharoff.

"In Cisgiordnia sono una minoranza che si presenta come pionera in una no man’s land. Solo che non sono pionieri e non è una terra di nessuno"

A questo si aggiunge una lista di mancanza di sanzioni contro gli abusi dei coloni o, se queste ci sono, di rappresaglie contro lo stesso esercito, dice il report. 

Qui l'articolo de Le Monde. 

Qui il pdf del report completo. 



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