martedì 15 luglio 2014 - Riccardo Noury - Amnesty International

Israele – Gaza, l’Onu avvii un’indagine sui crimini di guerra

 
 
Lo schema è, purtroppo da tempo, il solito. Accade qualcosa (stavolta, il tragico ritrovamento, il 30 giugno, dei cadaveri dei tre ragazzi rapiti 18 giorni prima in Cisgiordania, di cui è stata accusata Hamas – ma le prove ancora non sono state fornite. E verrebbe da chiedersi: è così che si cerca la giustizia?) che dà il la a un’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza. I gruppi armati palestinesi prendono di mira le città israeliane. Dopo una settimana di silenzio, il mondo chiede alle parti di fermarsi.

Nel frattempo, anche questo secondo lo schema, il conto delle vittime si fa elevato e squilibrato.

Da un lato, ondate di attacchi aerei israeliani a volte mirati ma non poche volte indiscriminati hanno causato numerosi morti (oltre 170, tra cui una trentina di minorenni e bambini, e un migliaio di feriti); dall’altro, centinaia di razzi palestinesi – che di per sé non possono che essere imprecisi e deliberatamente diretti contro obiettivi civili israeliani – hanno provocato almeno 20 feriti e danni a molte abitazioni.

Nessuno che dica “ci siamo sbagliati”: per Hamas tutti gli israeliani sono obiettivi legittimi, mentre per Israele se dei civili palestinesi diventano “danni collaterali” di un attacco contro l’abitazione di un capo di Hamas, la colpa è sua.

Dentro lo schema sono finiti nove palestinesi morti mercoledì notte quando l’aviazione israeliana ha colpito un bar lungo la spiaggia nei pressi di Khan Younis dove decine di persone stavano assistendo alla semifinale dei mondiali di calcio tra Brasile e Germania.

Lo schema prevede, come corollario, la completa mancanza di volontà da parte d’Israele e di Hamas di indagare sulle violazioni del diritto internazionale umanitario: gli attacchi contro obiettivi civili, il danneggiamento o la distruzione di abitazioni private (340 a Gaza; nella foto Reuters, gli esiti di un bombardamento), di centri sanitari o infrastrutture, per non parlare di quella che è la violazione permanente che accompagna da anni le popolazioni civili palestinesi e israeliane: la paura.

Mentre Israele minaccia una massiccia invasione da terra e Hamas di tirare fuori dai suoi sotterranei missili ad ancora più alta gittata, Amnesty International ha chiesto alle Nazioni Unite di disporre un’indagine internazionale sui crimini commessi dall’avvio dell’operazione “Confine protetto”.

Le potenze del mondo non possono più stare a guardare, limitandosi ad appelli alla “moderazione”, mentre giorno dopo giorno si susseguono crimini di guerra. Qualsiasi richiesta di cessate il fuoco rischierà di essere inutile se, anche questa volta, non si perseguiranno gli autori di questi crimini.

 




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