giovedì 13 luglio 2017 - Riccardo Noury - Amnesty International

Iraq | Mosul ovest, la catastrofe dei civili

Conflitti | Lo Stato islamico che sigilla famiglie intere dentro le loro case, sprangando le porte e mettendo trappole esplosive sull’uscio, e impicca ai pali della luce chi ha cercato di fuggire: centinaia, se non addirittura migliaia di persone.

La coalizione a guida Usa che, il 17 marzo, per neutralizzare due cecchini sgancia una bomba da 500 libbre sul quartiere di al-Jadida, uccidendo almeno 105 civili.

La riconquista (e dal lato opposto, la resistenza) di Mosul va avanti “a tutti i costi”, come s’intitola un rapporto pubblicato ieri da Amnesty International sui primi cinque mesi e mezzo dell’anno della “battaglia per Mosul”.

Il rapporto è basato su 151 interviste ad abitanti di Mosul ovest, esperti e analisti. Descrive 45 attacchi in cui sono morti almeno 426 civili e ne sono stati feriti più di 100 e fornisce una dettagliata analisi su nove di questi, condotti dalle forze irachene e della coalizione a guida Usa.

Se da un lato, denuncia Amnesty International, lo Stato islamico ha trasferito civili dai villaggi circostanti verso Mosul ovest per usarli come scudi umani, dall’altro le forze irachene e quella della coalizione a guida Usa non hanno preso misure adeguate per proteggere i civili che via via si andavano ammassando in quella zona della città e, al contrario, li hanno sottoposti a terrificanti attacchi con armi che non dovrebbero mai essere usate in aree densamente popolate.

Il risultato è che intere famiglie sono state annientate e molte di loro ancora oggi sono sepolte sotto le macerie delle loro abitazioni.

Ormai è certo che alla fine delle ostilità, i civili uccisi da entrambe le parti saranno stati migliaia.




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