mercoledì 24 aprile 2019 - Riccardo Noury - Amnesty International

Iran, ancora arresti e una condanna per le proteste delle donne contro il velo

Continua in Iran la persecuzione giudiziaria nei confronti delle donne che protestano contro l’obbligo d’indossare il velo nei luoghi pubblici.

Il 10 aprile la difensora dei diritti umani Yasmin Aryani è stata arrestata nell’abitazione di famiglia a Teheran e trasferita in una località sconosciuta.

Sua madre, Monireh Arabshahi, è stata arrestata il giorno dopo, quando si è recata al centro di detenzione Vozara di Teheran per chiedere notizie della figlia.

Madre e figlia sono state arrestate in relazione a un video fatto circolare in occasione della Giornata internazionale delle donne in cui Yasmin, Monireh e altre donne apparivano senza velo mentre distribuivano fiori alle passeggere della metropolitana di Teheran discutendo con loro sul futuro delle donne in Iran.

Nel video per cui sono state accusate, Monireh afferma: “Verrà il giorno in cui le donne non saranno costrette a lottare” per i loro diritti; Yasmin porge un fiore a una donna che indossa il velo e dichiara di sperare che un giorno entrambe cammineranno fianco a fianco in strada “io senza il velo e tu col velo”.

A causa di questo video, Yasmin e Monireh rischiano di essere accusate di “propaganda contro il sistema” e “incitamento alla corruzione e alla prostituzione”.

A Yasmin è stato permesso di fare una telefonata a casa, ma le autorità non hanno ancora reso noto dove si trovi, limitandosi a comunicare che è detenuta in un centro di detenzione “di sicurezza”.

Monireh è invece detenuta nel carcere di Shahr-e Rey (conosciuto anche come Gharchak) insieme a diverse centinaia di altre donne, in condizioni anti-igieniche e di sovraffollamento, senza accesso all’acqua potabile, a forniture adeguare di cibo e medicinali e a fonti d’aria naturale.

Vida Movahedi è stata condannata il 14 aprile a un anno di carcere.

Vida è nota come la prima “ragazza di via della Rivoluzione” per aver, nel dicembre 2017, protestato nella nota strada di Teheran togliendosi il velo, appendendolo a un bastone e sventolandolo. All’epoca era stata arrestata e poi rilasciata su cauzione. Il suo pacifico atto di resistenza ha ispirato molte donne a protestare nello stesso modo in luoghi pubblici di tutto l’Iran.

Quando ci ha riprovato, il 29 ottobre scorso, sempre in via della Rivoluzione, un luogo centrale di Teheran, agitando i palloncini che aveva in mano, è stata arrestata.

Secondo la sua avvocata, Vida ha diritto a ottenere la libertà con la condizionale. Fa parte di un gruppo di prigionieri cui, a febbraio, la Guida suprema ha concesso la grazia in occasione del 40° anniversario della rivoluzione del 1989 ma il suo caso non è stato ancora preso in esame.

I servizi segreti e le forze di sicurezza dell’Iran hanno rivolto minacce telefoniche ad altre difensore dei diritti umani, ammonendole che saranno arrestate se non desisteranno dal portare avanti la campagna contro l’obbligo del velo. Alcune di loro sono state convocate per interrogatori e temono un imminente arresto.

 



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