mercoledì 30 gennaio 2013 - Ermete Ferraro

Insieme sì, ma per quale alternativa? Differenze tra Rivoluzione Civile e Syriza

Quando la coalizione di sinistra SYRIZA ha avuto un notevole successo nelle elezioni per il parlamento greco, analizzandone le proposte, mi ero augurato che anche in Italia si desse vita ad un'analoga alleanza delle forze socialiste, ambientaliste e pacifiste. La formazione chiamata "Rivoluzione Sociale" sembrava poter realizzare questo auspicio, ma la sua fragile consistenza programmatica e la tendenza al personalismo non sembrano andare nella direzione giusta. Un confronto tra le scarne priorità di R.C. per le prossime elezioni politiche e la sintesi del programma di SYRIZA ci possono aiutare a comprendere quali sono i punti di debolezza della coalizione italiana e dove occorre esprimersi con maggiore chiarezza e determinazione.

Lo scorso 25 giugno ho postato sul mio blog un articolo riguardante la nuova situazione politica che si stava creando in Grecia, in occasione delle elezioni che si erano tenute in un momento molto delicato per quel Paese. Il fatto che SYRIZA – coalizione di sinistra radicale ed eco socialista – fosse diventata la seconda forza politica presente nel parlamento ellenico, infatti, mi sembrava un segnale da cogliere, cercando anche di comprenderne il senso e la portata.

In quell’occasione, inoltre, ho affermato che: “se anche in Italia fossimo capaci di costituire una vera coalizione di forze alternative – socialiste autogestionarie, pacifiste ed ambientaliste – le cose potrebbero cambiare davvero, e nel senso giusto”, concludendo con l’augurio che, pur non riscontrandone le premesse, anche in Italia si potesse costruire quanto prima “…un’ampia e significativa alleanza di chi crede ancora, e fermamente, nella giustizia, nella pace ed in uno sviluppo davvero ecologico”.

Sei mesi più tardi, ora che a breve toccherà a noi italiani andare a votare per il rinnovo del nostro Parlamento e per indicare una possibile coalizione di governo, devo purtroppo constatare che quel mio auspicio è rimasto tale. Se il motto elettorale di SYRIZA, come ricordavo allora, “apriamo la strada alla speranza”, è davvero difficile affermare, invece, che il nostro panorama politico attuale apra il cuore alla speranza. Ovviamente non sto parlando di quei poco credibili partiti di plastica o di cartone che proliferano in periodo elettorale, alla faccia della tanto sbandierata ‘semplificazione’ cui ci avrebbe portato il sistema maggioritario, rispetto a quello proporzionale.



No, mi riferisco proprio alle maggiori forze politiche nazionali (il vecchio centro-destra ed il vecchio centro-sinistra), che dalla ‘parentesi tecnica’ del governo Monti sono stati costrette prima ad equilibrismi incredibili pur di sostenerlo e poi a profonde revisioni pur di esorcizzare l’ingombrante pretesa degli ex-tecnici di rilanciare un confuso protagonismo centrista. A parte la scarsa credibilità di chi – da una parte e dall’altra – ha sostenuto per un anno il “rigor Montis”, senza saper oggi fornire un’indicazione seria d’un modello diverso, è evidente che per una persona come me, convintamente ecologista, socialista e pacifista, non si può ritrovare in formule elettorali così contraddittorie.

A chi non si accontenti del rassicurante quanto scolorito moderatismo del centro-sinistra, però, a parte l’ambigua demagogia del movimento dei ‘grillini’, quali possibilità di scelta rimangono?

In effetti un’alternativa ci sarebbe, ed è quella della coalizione che ha indicato come proprio leader l’ex magistrato Ingroia ed ha deciso di chiamarsi: “Rivoluzione Civile”. A prima vista potrebbe apparire una versione in salsa italica proprio dell’ellenica SYRIZA, realizzando così l’auspicio di mettere insieme le forze della sinistra radicale, ecologiste e pacifiste, nella direzione alternativa d’un modello di sviluppo equo e che si opponga sia alla violenza – sociale e militare – contro le persone, sia a quella contro gli equilibri ambientali e la biodiversità.

Potrebbe apparire così, ma la realtà mi sembra assai meno incoraggiante. Lo stesso nome scelto per quest’alleanza è sintomo di un’incertezza fra un’impostazione dichiaratamente “rivoluzionaria” ed un programma assai meno radicale nelle scelte e piuttosto vago nelle indicazioni concrete. La stessa scelta dell’aggettivo ‘civile’, fra l’altro, suona più come un rinvio ad una visione radicale e neo-illuminista che un richiamo a un’effettiva alternativa socialista. Ma il problema, ovviamente, non è solo di terminologico, visto che i 10 punti che, ad oggi, costituiscono la sintesi del programma di questo nuova alleanza mi lasciano perplesso proprio sulla sua effettiva carica ‘rivoluzionaria’.
Ho provato quindi a confrontare questo scarno manifesto “Io ci sto” di R.C. coi “40 punti" del programma di SYRIZA per le scorse elezioni politiche in Grecia, raggruppandone le proposte in base a rubriche generali.


Riporto di seguito questa mia sistemazione ‘tematica’ dei due programmi elettorali nella loro forma sintetica, ricondotti a cinque punti fondamentali: (a) riforme istituzionali, diritti e riforma e moralità della politica; (b) economia e finanza; (c) lavoro; (d) servizi educativi e socio-sanitari; (e) pace, disarmo e questioni ambientali.

I 10 punti di rivoluzione civile:

(A) RIFORME ISTITUZIONALI, DIRITTI E MORALITÀ DELLA POLITICA

1) Vogliamo che la legalità e la solidarietà siano il cemento per la ricostruzione del Paese;
2) Vogliamo uno Stato laico, che assuma i diritti della persona e la differenza di genere come un’occasione per crescere;
4) Vogliamo una politica antimafia nuova che abbia come obiettivo ultimo non solo il contenimento, ma l’eliminazione della mafia, e la colpisca nella sua struttura finanziaria e nelle sue relazioni con gli altri poteri, a cominciare dal potere politico;
8) Vogliamo che i partiti escano da tutti i consigli di amministrazione, a partire dalla RAI e dagli enti pubblici, e che l’informazione non sia soggetta a bavagli;
9) Vogliamo selezionare i candidati alle prossime elezioni con il criterio della competenza, del merito e del cambiamento;
10) Vogliamo che la questione morale aperta in Italia diventi una pratica comune e non si limiti alla legalità formale, mentre ci vogliono regole per l’incandidabilità dei condannati e dei rinviati a giudizio per reati gravi. Vogliamo ripristinare il falso in bilancio e una vera legge contro il conflitto di interessi ed eliminare le leggi ad personam.

(B) ECONOMIA E FINANZA

5) Vogliamo che lo sviluppo economico rispetti l’ambiente, la vita delle persone, i diritti dei lavoratori e la salute dei cittadini, e che la scelta della pace e del disarmo sia strumento politico dell’impegno dell’Italia nelle organizzazioni internazionali, per dare significato alla parola “futuro”. Vogliamo che la cultura sia il motore della rinascita del Paese;
6) Vogliamo che gli imprenditori possano sviluppare progetti, ricerca e prodotti senza essere soffocati dalla finanza, dalla burocrazia e dalle tasse.

(C) LAVORO

7) Vogliamo la democrazia nei luoghi di lavoro, il ripristino del diritto al reintegro se una sentenza giudica illegittimo il licenziamento e la centralità della contrattazione collettiva nazionale;

(D) SERVIZI EDUCATIVI E SOCIO-SANITARI

3) Vogliamo una scuola pubblica che valorizzi gli insegnanti e gli studenti con l’università e la ricerca scientifica pubbliche non sottoposte al potere economico dei privati e una sanità pubblica con al centro il paziente, la prevenzione e il riconoscimento professionale del personale del settore;

(E) PACE, DISARMO E QUESTIONI AMBIENTALI

5) Vogliamo che lo sviluppo economico rispetti l’ambiente, la vita delle persone, i diritti dei lavoratori e la salute dei cittadini, e che la scelta della pace e del disarmo sia strumento politico dell’impegno dell’Italia nelle organizzazioni internazionali.

I 40 punti programmatici di SYRIZA:

(A) RIFORME ISTITUZIONALI, DIRITTI E MORALITÀ DELLA POLITICA

4) Cambiare la legge elettorale perché la rappresentanza parlamentare sia veramente proporzionale.
26) Riformare la costituzione per garantire la separazione tra Chiesa e Stato e la protezione del diritto alla istruzione, alla sanità e all’ambiente.
27) Sottoporre a referendum vincolanti i trattati e altri accordi rilevanti europei.
28) Abolizione di tutti i privilegi dei deputati. Rimuovere la speciale protezione giuridica dei ministri e permettere ai tribunali di perseguire i membri del governo.
30) Garantire i diritti umani nei centri di detenzione per migranti.
31) Facilitare la ricomposizione familiare dei migranti. Permettere che essi, inclusi gli irregolari, abbiano pieno accesso alla sanità e all’educazione.
32) Depenalizzare il consumo di droghe, combattendo solo il traffico. Aumentare i fondi per i centri di disintossicazione.

(B) ECONOMIA E FINANZA

1) Realizzare un audit del debito pubblico. Rinegoziare gli interessi e sospendere i pagamenti fino a quando l’economia si sarà ripresa e tornino la crescita e l’occupazione.
2) Esigere dalla Ue un cambiamento nel ruolo della Bce perché finanzi direttamente gli Stati e i programmi di investimento pubblico.
3) Alzare l’imposta sul reddito al 75% per tutti i redditi al di sopra di mezzo milione di euro l’anno.
5) Aumento delle imposte sulle società per le grandi imprese, almeno fino alla media europea.
6) Adottare una tassa sulle transazioni finanziarie e anche una tassa speciale per i beni di lusso.
7) Proibire i derivati finanziari speculativi quali Swap e Cds.
8) Abolire i privilegi fiscali di cui beneficiano la Chiesa e gli armatori navali.
9) Combattere il segreto bancario e la fuga di capitali all’estero.
17) Sgravi fiscali per i beni di prima necessità.
18) Nazionalizzazione delle banche.
19) Nazionalizzare le imprese ex-pubbliche in settori strategici per la crescita del paese (ferrovie, aeroporti, poste, acqua).

(C) LAVORO

11) Alzare il salario minimo al livello che aveva prima dei tagli (751 euro lordi al mese).
16) Aumentare i sussidi per i disoccupati.
21) Parità salariale tra uomini e donne.
22) Limitare il susseguirsi di contratti precari e spingere per contratti a tempo indeterminato.
23) Estendere la protezione del lavoro e dei salari per i lavoratori a tempo parziale.
24) Recuperare i contratti collettivi.
25) Aumentare le ispezioni del lavoro e i requisiti per le imprese che accedano a gare pubbliche.

(D) SERVIZI EDUCATIVI E SOCIO-SANITARI

12) Utilizzare edifici del governo, di banche e chiesa per ospitare i senzatetto.
13) Aprire mense nelle scuole pubbliche per offrire gratuitamente la colazione e il pranzo ai bambini.
14) Fornire gratuitamente la sanità pubblica a disoccupati, senza tetto o a chi è senza reddito adeguato.
15) Sovvenzioni fino al 30% del loro reddito per le famiglie che non possono sostenere i mutui.
16) Aumentare la protezione sociale per le famiglie monoparentali, anziani, disabili e famiglie senza reddito.
31) Facilitare la ricomposizione familiare dei migranti. Permettere che essi, inclusi gli irregolari, abbiano pieno accesso alla sanità e all’educazione.
34) Aumentare i fondi della sanità pubblica fino ai livelli del resto della Ue (la media europea è del 6% del Pil e la Grecia spende solo il 3).
35) Eliminare i ticket a carico dei cittadini nel servizio sanitario.
36) Nazionalizzare gli ospedali privati. Eliminare ogni partecipazione privata nel sistema pubblico sanitario.

(E) PACE, DISARMO E QUESTIONI AMBIENTALI

10) Tagliare drasticamente la spesa militare.
29) Smilitarizzare la guardia costiera e sciogliere le forze speciali anti-sommossa. Proibire la presenza di poliziotti con il volto coperti o con armi da fuoco nelle manifestazioni…
33) Regolare il diritto all’obiezione di coscienza nel servizio di leva.
37) Ritiro delle truppe greche dall’Afghanistan e dai Balcani: nessun soldato fuori dalle frontiere della Grecia.
38) Abolire gli accordi di cooperazione militare con Israele. Appoggiare la creazione di uno Stato palestinese nelle frontiere del 1967.
39) Negoziare un accordo stabile con la Turchia.
40) Chiudere tutte le basi straniere in Grecia e uscire dalla Nato.
20. Scommettere sulle energie rinnovabili e la tutela ambientale.

Credo che basti anche un’occhiata a questo ‘quadro sinottico’ per fare qualche considerazione:

(I) In linea generale, il numero ridotto di punti dedicati da R.C. a certe questioni, come quella della pace, quella ambientale o quella del welfare, ancor prima del merito delle proposte avanzate, lascia perplessi sul modello alternativo di sviluppo che emerge da questa proposta politica;

(II) la centralità dei concetti di “legalità” e quello di “moralità”, piuttosto che di equità e di diritti umani e sociali, mi sembra che costituisca un secondo elemento di differenza tra il programma di R.C. e quello di SYRIZA;

(III) la priorità data da R.C. alla cultura come risorsa ed il richiamo alla tutela della salute e dell’ambiente e la contrarietà al peso di finanza, burocrazia e tasse sullo sviluppo – per quanto condivisibili in linea di massima – non indicano, però, un modello economico alternativo a quello liberista e privatistico attuale né delineano una chiara strategia nei confronti dei diktat dell’Europa delle banche;

(IV) su una questione centrale come quella del lavoro e dello statuto dei lavoratori, il semplice appello ad una maggiore “democrazia” da parte di R.C. appare oggettivamente debole, rifacendosi più a criteri di ‘legittimità’ dei provvedimenti che alla loro effettiva equità, aspetto invece più rilevante nel programma di SYRIZA;

(V) l’appello di R.C. a salvaguardare la natura ‘pubblica’ della scuola e della sanità – ovviamente sottoscrivibili in pieno – trascurano però del tutto il rilancio del sistema socio-assistenziale, che la relativa riforma (L. 328/2000) affida in senso federalista agli enti locali che non sono autonomi finanziariamente, e che quindi subiscono da anni i traumatici tagli del governo centrale al welfare;

(VI) mentre nel programma della sinistra radicale greca si parla esplicitamente di tagli alla spesa militare, di smilitarizzazione, di uscita dalla NATO e di netta opzione per le energie rinnovabili, nei "10 punti" di R.C. ci si limita ad un generica “scelta della pace e del disarmo” e, sul fronte ecologista, nulla si propone sul piano dell’inversione del modello energetico come fonte di uno sviluppo alternativo.

Naturalmente queste mie sono solo considerazioni personali, che affondano su una carenza di messaggi programmatici più espliciti da parte di R.C. più che su un’effettiva visione moderata o su oggettive ambiguità progettuali. Ma penso che anche ciò che non si dice abbia un peso, se ci si trova in piena campagna elettorale, per cui omissioni o concetti vaghi possono risultare sospetti.

La stessa scelta di parlare poco di programma e molto di personalità da candidare, inoltre, rischia di andare nella direzione quasi obbligata di una politica all’americana, dove ideologie e progetti a medio e lungo termini scompaiono sempre più, sovrastati dal leaderismo, dal culto mediatico dell’immagine personale dei candidati e dal simbolismo dei ‘colori’ e dei loghi.
Sinceramente mi auguro che le cose cambino e che dalla coalizione capeggiata da Ingroia esca un messaggio più chiaro e meno tatticamente vago. In caso contrario, la sinistra italiana avrà perso l’ennesima occasione per dimostrare che “cambiare si può” e, ancora una volta, invece di “aprire la strada alla speranza” ci lascerà nel vicolo cieco della rassegnazione all’esistente.

 




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