giovedì 28 novembre 2019 - Cesarezac

Infrastrutture: crimine di Stato

Il disastro del crollo del Ponte Morandi di Genova con le sue vittime, 43 morti, e i relativi danni all'economia della regione e dell'intero Paese, ha portato alla conoscenza del grande pubblico una situazione assolutamente insostenibile, che è tra le principali cause del nostro record europeo di vittime della strada: lo stato di strade, ponti, viadotti, segnaletica.

Per il procuratore di Genova Cozzi , 70 sono i viadotti con pericolo elevato.

Finora si è voluto far credere che la causa degli incidenti stradali sia attribuibile all'eccesso di velocità.

Strade urbane, extraurbane, autostrade sono le tre classi stradali. Le autostrade sono quelle dove si possono sviluppare legalmente, ma anche di fatto, le velocità più elevate. Ebbene, le statistiche dimostrano che queste sono le strade più sicure.

Inoltre, il nostro parco è costituito da veicoli vetusti, oltre 15 anni di età, di piccola clindrata, circolano ancora migliaia di vecchie 500. Limiti di velocità demenziali, 10, 20, 30 km orari, dossi rallentatori illegali. In sintesi un popolo di lumache della strada.

Non si potrebbe immaginare nulla di più per ostacolare il sacrosanto diritto alla mobilità di persone e merci. Oltre alle vittime umane i danni all'economia nazionale sono enormi, incalcolabili.

Oggi è ormai alla ribalta delle cronache quotidiane lo stato di incredibile precarietà delle infrastrutture; strade, ponti, viadotti, basta un nonnulla per vederle crollare spesso con sacrificio di vite umane.

Crimine di Stato. Sì, crimine di Stato perché esiste un ministero preposto, il Ministero dei Trasporti e Infrastrutture, i cui ministri presenti e passati per la loro colpevole inerzia, dovrebbero rispondere di strage continuata e insieme a costoro la Procura della Repubblica che finora ha ignorato, anche quando sollecitata, la obbligatorietà della azione penale che le compete.




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