Incendio nel lager della vergogna

Durante la scorsa notte, nel CIE di Santa Maria Capua Vetere (CE), si è sfiorata la tragedia in un vasto incendio, durante una ennesima e violenta repressione delle proteste degli immigrati, da parte di agenti della polizia in assetto antisommossa.
"Nient'altro, per tutto ciò che c'è al mondo, se non la lingua del passato. La lingua del presente si è ridotta alle parole per questa cupa fortezza."
– C. Wolf, "Cassandra"
Al centro di un cortile assolato, delimitato da una doppia recinzione, sono state sistemate 25 tende. Ogni tenda ospita circa 4 migranti. Al suolo sono stati stesi materassi. Le reti sono state rimosse dopo la fuga di fine aprile. In una tenda sono risultati 6 materassi. I servizi igienici si trovano al di fuori delle recinzioni, ad alcune centinaia di metri, e questa situazione è stata segnalata come particolarmente gravosa da parte dei migranti. Oltre alla inadeguatezza dei servizi igienici, i migranti si sono lamentati per il caldo all'interno delle tende, la mancanza di telefoni pubblici e la scarsa possibilità di movimento.
Per evitare fughe, gli “ospiti” del campo sono stati privati delle reti e i materassi sono stati sistemati sul terreno e la pioggia abbondante di pochi giorni fa li ha inevitabilmente inzuppati d'acqua. L'unica ombra è fornita dalle tende e c'è solo da immaginare cosa significhi con temperature che superano i 40 °C.
Allo stato attuale possono entrare nella struttura solo gli avvocati accreditati, mentre il personale (non addestrato) della Croce Rossa ha dovuto lasciare il posto a quello (non addestrato) della Protezione Civile, in attesa dell'espletamento del bando (per un costo di 40 euro al giorno ad “ospite”) che assegnerà la gestione ad un ente fino a dicembre, un business valutabile in circa 10 milioni di euro.
L'episodio più grave è accaduto però la scorsa notte quando si è sfiorata una tragedia che ha ricordato a molti antirazzisti casertani il rogo del ghetto di Villa Literno del 1994.
Secondo la ricostruzione effettuata per telefono dai profughi all'interno del campo (vedi il video a in fondo all’articolo) la tensione è stata innescata quando uno dei reclusi ha saputo della morte di suo fratello in Tunisia e si è sentito male. Gli altri connazionali lo hanno condotto all'uscita della gabbia che circonda la tendopoli pretendendo che fosse curato fuori dall'Andolfato, ma quando hanno visto la reazione della polizia (sarebbe stato maltrattato, preso e trascinato per le braccia) sarebbe scoppiata una protesta.
La polizia addetta alla sorveglianza del campo ha effettuato una carica con caschi, scudi e manganelli, sparando lacrimogeni, una scena che si è ripetuta diverse volte in queste settimane. Le detonazioni dei lacrimogeni CS sarebbero, secondo i profughi, la causa del principio d’incendio che si è propagato rapidamente tra le tende. Alle 4 del mattino, nel pieno del caos, è dovuto intervenire il Questore di Caserta per accertarsi della situazione.
Al di là dell'episodio in sé, molto grave, che denota l'assoluta inidoneità della struttura, denunciata anche da alcuni sindacati di Polizia, dall'ASL, dalle associazioni e da alcune istituzioni, resta l'amarezza per il trattamento di cittadini che fino a pochi mesi fa venivano salutati da tutti i media occidentali come i militanti della "dignità prima del pane", capaci di abbattere una tirannia democratica che durava da venti anni. Attraversato incolumi il cimitero del mediterraneo, sono poi diventati diversi e invisibili. Ospiti sgraditi. Sequestrati per giorni su navi militari e centri privi di status, nell'illegalità e nell'indifferenza più totale.
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