giovedì 10 ottobre 2013 - Giacomo Giglio

In Spagna l’austerità ha cancellato una generazione

La situazione nel Sud Europa è sempre più preoccupante, nonostante le promesse di crescita.

C'è un’Europa in cui i bambini hanno difficoltà di accesso alle cure e sono malnutriti, in cui i disabili hanno sempre più difficoltà ad accedere ad un’istruzione dignitosa. Non è un estratto di un comizio di qualche pericoloso euroscettico populista, ma il ritratto che il Consiglio d’Europa, formato da ben 47 stati membri e con sede a Strasburgo, ha dato della Spagna dopo la visita del suo commissario per i Diritti Umani Nils Muiznieks, avvenuta nel giugno scorso.

Il commissario ha definito la situazione “drammatica”, soprattutto per i bambini: i tagli dovuti all’austerità, iniziati nel 2010 a seguito dell’esplosione della bolla immobiliare, hanno avuto un impatto devastante per i più piccoli. La povertà infantile, in un paese che tutti noi consideriamo avanzato, ha raggiunto l’incredibile cifra del 30%. La ritirata dello Stato, che ha dovuto tagliare numerosi programmi assistenziali, ha lasciato esposti anche i disabili.

Ma come è potuto accadere tutto ciò? Il commissario fa riferimento all’ondata di sfratti avvenuta nel paese iberico dopo lo scoppio della crisi. Le famiglie mutuatarie, incapaci di ripagare le rate, sono state costrette a lasciare le proprie case. Molti di queste persone sono entrate nella fascia di povertà assoluta: è proprio questa la situazione più preoccupante, visto l’aumento di bambini malnutriti che fanno a malapena un pasto al giorno. Ma le conseguenze sono state anche psicologiche: lo sfratto è stato un vero proprio shock tanto per i genitori quanto per i figli. Similmente a quanto avvenuto in Grecia, migliaia di persone sono cadute in depressione.

Inoltre, i pesanti tagli alle scuole pubbliche hanno messo a repentaglio la capacità dei bambini disabili di frequentare delle classi “normali”: in molti casi i disabili sono stati marginalizzati in classi separate, oppure sono stati lasciati senza alcun supporto per mancanza di personale.

Ora si parla di “ripresa” dell’economia spagnola: le previsioni dicono che per il 2014 ci sarà un timido segno più davanti al Pil, dopo anni di crollo. Tuttavia, pare ben difficile che la Spagna (ma il discorso vale anche per l’Italia) possa rimettersi stabilmente su un percorso di crescita e di occupazione, visto che la morsa dell’austerità - nonostante la propaganda – pare proprio non voglia abbandonare il Sud Europa.

 

Foto: Xomoorito/Flickr



1 réactions


  • (---.---.---.216) 13 ottobre 2013 19:36

    Mea culpa >

    Molti affermano, a mo’ di alibi, che la Germania cura i propri interessi a scapito di altri partners europei. Si dimentica però di ricordare che i cittadini tedeschi collocano al primo posto valori come l’unità ed il prestigio della nazione germanica. Traguardi che antepongono ad ogni rivendicazione di parte.

    Per contro l’orizzonte dell’italiano medio si limita all’ambito familiare ed ai soggetti accomunati dalla medesima scala di bisogni e aspettative.
    Una differenza di prospettive niente affatto marginale.

    Negli anni sono da noi proliferati “piani” di intervento di ogni tipo.
    Industria, edilizia, territorio, viabilità, istruzione, occupazione, ecc. sono stati oggetto di programmi pluriennali dotati di ingenti risorse.
    Varati con il plauso della maggioranza, salvo poche eccezioni, sono rimasti incompiuti e/o “fagocitati” da altri più impellenti progetti di rinnovamento.

    Alla base un solo denominatore: il mutamento (votato) del quadro politico, sia nazionale che locale.
    Risultato?
    L’Italia, se vista come paese, ha perso posizioni nel confronto internazionale.
    Sono cresciute le “distanze” sociali e territoriali.
    Per contro deteniamo il record di incremento del debito pubblico.

    Oggi è in auge la democrazia dal basso.
    Il vero cambiamento comincia dal diffidare di chi “cavalca” solo le esigenze del momento e di qualcuno.
    Governare l’intero paese non è blandire il Consenso Surrogato


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