In Somalia finisce il governo transitorio ma non la mattanza dei giornalisti
Dopo l’adozione, il 1° agosto, di una Costituzione provvisoria, e la firma da parte del presidente Sheikh Sharif Sheikh Ahmed del Piano per la stabilizzazione e la sicurezza nazionale, oggi in Somalia finisce il mandato del Governo federale transitorio.
Se entrerà in funzione anche il nuovo parlamento, vorrà dire che la “road map” concordata tra le autorità transitorie e la comunità internazionale sarà stata rispettata fino in fondo.
Il testo costituzionale approvato all’inizio di agosto riconosce e protegge la libertà d’espressione e la libertà d’informazione. Lo fanno le Costituzioni di quasi tutti i paesi del mondo ma in molti di questi non basta.
Tanto meno in Somalia dove, dal dicembre scorso, sono stati assassinati 10 operatori dell’informazione.
Gli ultimi due sette giorni fa, nella capitale Mogadiscio, proprio mentre la “road map” procedeva spedita con grande soddisfazione del Consiglio di sicurezza.
Yusif Ali Osman, una lunga carriera di giornalista, da ultimo come direttore di Radio Mogadiscio, poi funzionario del ministero dell’Informazione, è stato ucciso nel quartiere di Dharkenley da due ragazzi che vestivano uniformi scolastiche. Il gruppo armato islamista al-Shabab ha rivendicato l’omicidio, definendo Yusif Ali Osman “un nemico che lavorava per il Governo federale transitorio”.
Mohamoud Ali Keyre, detto “Buneyste”, è stato colpito durante uno scontro a fuoco tra due gruppi di soldati nel quartiere di Yaqshid. Stava scattando fotografie sulla scena di un incidente stradale. Aveva 23 anni e, dopo un periodo trascorso in esilio in Kenya a causa delle minacce di morte ricevute quando lavorava alla radio Voce della democrazia, era rientrato in Somalia dove collaborava col portale Horyaalmedia.com.
Neanche tre settimane fa, sempre a Mogadiscio, due uomini armati avevano ucciso il popolare attore Abdi Jeylani Malaq, detto “Marshale”. Al-Shabab lo aveva minacciato di morte, per la satira che spargeva a piene mani da Radio Kulmiye e dal canale televisivo Universal Tv.
Non una sola persona è stata portata di fronte alla giustizia, né quest’anno né negli anni precedenti, per le decine omicidi di giornalisti. In questo blog mesi fa ne avevamo ricordati e commemorati alcuni, in particolare i direttori di Radio Shabelle (nella foto, uno degli studi dell’emittente) fatti fuori uno dopo l’altro.
Il Governo federale transitorio non hai mai mostrato l’intenzione di indagare. Amnesty International ha sollecitato le future autorità somale a farlo al più presto e ad adottare misure per proteggere l’incolumità dei giornalisti.