martedì 5 aprile 2022 - Eleonora Poli

In 30.000 a Parigi per Emanuel Macron, presidente candidato

A una settimana dal primo turno delle Presidenziali 2022 del prossimo 10 aprile, il presidente Macron ha incontrato i cittadini all’Arena Défense in un grande e partecipato meeting. In un’atmosfera accesa e coinvolgente, oltre due ore e mezza di bilanci, visione e programmi per il futuro della Francia e dell’Europa.

 

Si riempie in fretta sabato pomeriggio l’Arena Défense di Nanterre, a due passi dalla Grande Arche: è lo spazio per eventi più grande di Europa. Tra bandiere rosse bianche e blu, musica e fuochi d’artificio di una kermesse un po’ all’americana, tutti aspettano lui, il presidente Emmanuel Macron. Che per un giorno si allontana così dall’impegno internazionale delle ultime settimane, tra presidenza del consiglio dell’Unione europeo e trattative diplomatiche serrate per porre fine alla guerra in Ucraina; e si cala fino in fondo nel ruolo di candidato. Manca ormai soltanto una settimana alle Presidenziali (primo turno il 10 aprile, secondo il 24 aprile) e questo è il primo (e unico) grande comizio pubblico di Macron: sono venuti in 30.000, sostenitori e simpatizzanti, ad ascoltarlo da tutta la Francia.
Prende la parola intorno alle 16.30, al centro del parterre sul palco a forma di esagono, simbolo della Francia, con i colori della bandiera nazionale che spiccano lungo i bordi. Dopo un esordio in cui traspare una leggera tensione, probabilmente dovuta in parte proprio alla difficoltà di sostenere questo doppio ruolo di presidente in un momento così critico a livello globale e di candidato che deve comunque mettersi in discussione e cercare il sostegno di tutti; e dopo qualche minuto di autocelebrazione dei risultati raggiunti negli ultimi cinque anni, Macron ricomincia a parlare soprattutto da capo di Stato ed è qui che dà il meglio di sé. Non importa se niente è scontato, se come ha ricordato in un video della sua campagna elettorale gli errori si commettono proprio nel momento in cui ci si sente più sicuri e a proprio agio. Il presidente francese non pensa in questo momento ai sondaggi, al lieve recupero di Marine Le Pen nelle ultime settimane. Vola più alto, spinto dalla forza di cinque anni di governo: tra alti e bassi certo, ma sostenuto soprattutto dalla consapevolezza di aver attraversato e fatto fronte a frangenti di difficoltà che hanno coinvolto l’intero Pianeta e hanno costretto la Francia, come gli altri, a cambiare inaspettatamente rotta. Spostandosi con energia e un pizzico di improvvisazione da una parte all’altra del palco, parlando con convinzione per più di due ore e mezza, Emmanuel Macron ripercorre le tappe del suo mandato che sta per finire e guarda avanti. Lo fa con un’attitudine rassicurante, coinvolgente, allo stesso tempo pacata ed emozionale, con spontaneità e misura, per arrivare a tutti. Più volte ripete che in questi cinque anni, dal 2017 quando è stato eletto, “siamo cambiati”, lui è cambiato, attraverso tappe e frangenti talora drammatici che hanno determinato inevitabili deviazioni dal programma iniziale. Due anni di pandemia hanno segnato la Francia, L’Europa e il mondo intero, mettendo chi prende decisioni di fronte a urgenze non procrastinabili, dai lockdown ai vaccini, decisioni difficili e talora impopolari che per forza di cose non hanno accontentato tutti.

Mentre scorrono sugli schermi video e immagini, il presidente Macron ricorda altri momenti di grande tensione e angoscia per la Francia, primo tra tutti il ritorno del terrorismo con l’assassinio del professore Samuel Paty che, nell’ottobre del 2020, ha fatto rivivere i fantasmi di cinque anni prima, di Charlie Hebdo e del Bataclan. E poi le tensioni sociali che hanno marcato i primi della presidenza; e ancora l’incendio di Notre-Dame del 2019: ancora nelle immagini riproposte suscita un’emozione forte nei parigini, nei francesi e non solo.


Siamo cambiati dunque, sottolinea Macron, senza perdere però l’orgoglio dei nostri valori. A libertà, uguaglianza e fraternità aggiunge “laicità”: mai come ora è fondamentale, contro gli estremismi di ogni natura, credere e fare affidamento sui valori dell’Occidente e dell’Europa. Sì, perché al di là dei cambiamenti l’Europa, la sua indipendenza e forza politica, i suoi punti fermi, la sua economia e la cultura sono sempre al centro dei programmi di Macron, da sempre il più europeista dei capi di stato. Un motivo in più perché l’Italia e gli altri Paesi dell’UE dovrebbero tifare all’unanimità per il rinnovo del suo mandato: non riusciamo neanche a immaginarla in verità, una Francia con un presidente di estrema destra che metta in discussione tutti i passi avanti compiuti e quelli in corso di realizzazione. Emmanuel Macron non cita mai i suoi avversari, preferisce parlare di ciò che farà piuttosto che porsi in competizione con gli altri; fa un unico riferimento, quando dice che la destra tenta ancora di appropriarsi dell’esperienza politica di De Gaulle, quando invece i valori della Resistenza del Generale che sono quanto di più antitetico si possa immaginare rispetto a quelli dell’estrema destra.
Il pomeriggio scorre, più passano i minuti più la sicurezza del Presidente cresce, incoraggiata dal calore dell’Arena Défense, dal pubblico che canta la Marsigliese, dalle macchine fotografiche che scattano, i cellulari che riprendono, le bandiere che sventolano. E soprattutto dalla massiccia presenza di giovani. Nel programma interno, proprio i giovani, l’insegnamento, la scuola e lo sport sono al centro dell’attenzione. Insieme all’economia, al potere d’acquisto, il progresso senza ricorrere all’aumento delle imposte.
Non viene meno in nessuna parte del lungo discorso il riferimento all’orgoglio francese, la Francia forte, potente, sempre più indipendente nella produzione alimentare, agricola ed energetica. La Francia considerata come blocco unico anche attraverso il legame indissolubile con i territori d’Oltremare.
Dal 2017, le circostanze interne ed esterne hanno interrotto il corso prestabilito, auspicato. Il presidente Macron chiede quindi fiducia ai cittadini per altri cinque anni, per portare a termine il percorso per la Francia e per l’Europa. Contro le divisioni e gli antagonismi, fa appello alla “forza tranquilla della fraternità”; una mezza citazione della forza tranquilla di Mitterand, è vero, ma cosa c’è di strano: forse è soprattutto un doveroso richiamo a non trascurare un punto chiave imprescindibile che fa parte del DNA europeo.

Eleonora Poli

Foto Wikimedia



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